Sono scesi in strada a Taranto dopo la manifestazione di Confindustria Taranto in Piazza Montecitorio a Roma molte entità, vittime della tragica situazione di sopravvivenza in cui versano le aziende fornitrici dell’Ilva.
Sono tanti e più svariati gli aspetti negativi che si sono venuti a creare da un po’ di tempo a questa parte per la enorme mole di accorgimenti e disposizioni, soluzioni, che avrebbero dovuto essere messe in atto nel passato ma che ancora non lo sono, per cui si continuano a mietere vittime sia per la salute che per il lavoro.
Perché per il momento non è cambiato nulla né senza, né con il decreto salva Ilva e salva Taranto. Anzi lo stato ha preso in mano la situazione, deludendo le aspettative. Pare che i punti sicuri siano, il nulla riferito sui debiti Ilva dovuti ai fornitori, se non generiche attenzione dimostrate per i “più strategici” e assicurazioni su eventuali ingressi societari. Di sicuro viene chiesta però l’impunità su chi gestirà l’Ilva.
Si dice, sinteticamente, ed è questo il caso “oltre il danno anche la beffa”. È questo quello che vale per l’indotto Ilva oggi, oltre alla perdita della salute, anche quello del lavoro.
E tutto questo grazie allo stato, che si trova all’inizio della storia dell’Ilva ed ora, e speriamo che non sia la fine. Intanto se non cambia qualcosa è di sicuro, la fine dell’indotto.
Per questo hanno manifestato in molti, lo stesso sindaco Stefàno si è sentito in dovere di parteciparvi. La Ugl è scesa in piazza insieme agli altri sindacati per protestare contro il governo a seguito delle mancate garanzie relative al pagamento dei crediti vantati dalle aziende dell’indotto. Già da mesi i lavoratori iscritti alla Ugl Metalmeccanici e Ugl Logistica e Viabilità sono in stato di agitazione.
Non si può uccidere la speranza di un futuro dignitoso per i lavoratori dell’ indotto! – hanno riferito.
Le piccole medie aziende tarantine che ruotano intorno ad Ilva avanzano crediti già scaduti pari a 170 milioni di euro e 40 milioni in corso d’opera, ma il governo ha riferito che questi crediti non saranno pagati, si legge in una loro nota stampa.
Altro che creazione di occupazione con le osannate riforme, se persisterà questa situazione il fallimento sarà conseguente mettendo a rischio 4000 posti di lavoro e sulla strada della povertà altrettante famiglie.
Gli autotrasportatori sono i più esasperati. Il segretario provinciale Logistica e Viabilità Ugl, Martino Greco ha dichiarato: “Siamo al capolinea. siamo alla fine dei nostri giorni. I mezzi degli autotrasportatori sono fermi da tempo e molti piccoli padroncini che lavorano per l’Ilva hanno un solo futuro quello di vendere il mezzo.
Se non vengono pagati non possono a loro volta pagare il carburante, l’assicurazione e il bollo. Senza pensare che senza lavoro non sono in grado di sostenere le loro famiglie”.
“Non si possono ulteriormente esacerbare gli animi dei lavoratori, restando sordi al bisogno di riconoscimento di sforzi produttivi quotidiani” – ha sottolineato Giuseppe Fabio Dimonte, segretario generale Ugl di Taranto che con il vice-segretario della Ugl Taranto Metalmeccanici, Benedetto Lima e al segretario della Federazione Logistica e Viabilità, Martino Greco erano innanzi alla Prefettura e ai cancelli dello stabilimento siderurgico.
Benedetto Lima, ha preannunciato che “se non ci saranno date garanzie per questi lavoratori, con pari diritti di altri, attiveremo ogni procedura di sciopero e di blocco ad oltranza! Siamo passati dai cancelli dell’Ilva ai portoni istituzionali, convinti che il Prefetto che ha ricevuto la delegazione dei sindacalisti, saprà impedire, nell’interesse dell’ordine pubblico, atti incontrollabili di questi padri di famiglia ormai allo stremo”.