L’olio d’oliva è da secoli una delle ricchezze dell’Italia e – in particolare – della Puglia, ma da diversi anni il settore vive una crisi che sta diventando sempre più drammatica, impattando pesantemente sulla vita di migliaia di aziende e lavoratori del settore.
La Puglia prima in Italia per produzione
Stando alle stime più recenti infatti, la Puglia da sola produrrà poco meno di 200mila tonnellate di olio d’oliva (+175% rispetto al 2018). Numeri importanti, che rappresentano quasi il 60% della produzione nazionale, data sulle 350mila tonnellate, quasi il doppio di quella dell’anno precedente. Manca, tuttavia, l’effetto traino sul prezzo, che va in direzione opposta.
Servono misure concrete e immediate
»La caduta libera del prezzo dell’olio d’oliva va fermata con misure concrete e senza perdere altro tempo». E’ l’appello lanciato dal presidente di Confagricoltura Puglia, Luca Lazzàro, durante l’incontro organizzato dal sottosegretario alle Politiche Agricole, Giuseppe L’Abbate.
Alla riunione, tenutasi in una sala di Montecitorio, hanno partecipato Donato Rossi, componente di giunta nazionale di Confagricoltura, il referente tecnico di Confagricoltura Puglia, Gianni Porcelli, nonchè l’on. Giampaolo Cassese, tarantino e imprenditore agricolo particolarmente interessato ad ascoltare la voce dei rappresentanti di produttori olivicoli e frantoiani pugliesi.
I motivi della crisi
La crisi dell’olivicoltura è stata analizzata da diversi punti di vista. Il presidente Lazzàro, nel sottolineare l’urgenza di trovare soluzioni efficaci e varare interventi concreti, ha avanzato alcune richieste: abbattimento dei costi fiscali e previdenziali per le aziende del settore olivicolo, misure a sostegno della liquidità per le imprese olivicole, la firma del Decreto attuativo del Piano di rigenerazione dell’olivicoltura pugliese ed in particolare per quella salentina, colpita dal batterio della Xylella e ancora priva di una reale strategia di ripresa. Il numero uno di Confagricoltura Puglia ha anche chiesto verifiche sull’importazione di prodotto estero destinato alla lavorazione per finalità di export.
«Sono tutte misure utili – ha detto Lazzàro a fine riunione – per far ripartire l’olivicoltura, oltre che per arginare la discesa del prezzo e rimettere in moto il mercato dell’olio d’oliva. Sui provvedimenti attuativi per sbloccare i 13 milioni complessivi del Decreto Emergenze, di cui 8 milioni per la ripresa dei frantoi oleari in Puglia e 5 per il sostegno della liquidità per le imprese del settore olivicolo-oleario, il sottosegretario ha assicurato che manca solo la firma del ministro. Per il resto ci attendiamo che, dopo averci attentamente ascoltati, arrivino anche risposte e misure all’altezza. Su questo versante, naturalmente, staremo col fiato sul collo del Ministero delle Politiche Agricole, del sottosegretario e del Governo, così come continueremo a stare alle calcagna dell’esecutivo regionale che su diverse questioni cruciali, il PSR su tutte, ha molto da farsi perdonare. Per aprire un fronte comune e che sia anche credibile con le istituzioni, tuttavia, è fondamentale che le varie anime della filiera dell’olivicoltura, produttori, industriali e frantoiani stiano tutti dalla stessa parte in maniera coesa, mentre oggi è complicato persino dialogare. Infine, auspichiamo che la grande distribuzione sia coinvolta direttamente in questi tavoli, in modo da poter offrire il proprio contributo: la crisi della filiera non può e non deve lasciare la gdo indifferente».
La situazione resta difficile
La situazione resta difficile, particolarmente critica proprio in Puglia, la cui olivicoltura rappresenta circa il 32% della superficie olivetata nazionale, con 383.000 ettari coltivati (compresi i 6,5 milioni di piante che mostrano sintomi di disseccamento da Xylella), un numero elevatissimo di aziende e oltre 900 frantoi attivi.
Uno scenario produttivo sconvolto da un lato dai prezzi dell’olio d’oliva in drastico calo, con livelli inferiori di oltre il 20 per cento rispetto all’anno scorso (l’extravergine è attualmente quotato a un prezzo medio di 4,29 euro al kg, contro i 5,48 del 2018), dall’altro a causa dell’evoluzione progressiva degli stock di olio di oliva in Europa che quest’anno si avviano a toccare la cifra di quasi 860mila tonnellate di prodotto stoccato. Un fenomeno che, coniugato all’aumento della produzione, ha depresso ulteriormente le quotazioni a fronte di una domanda comunque sostanzialmente stabile.
Mercato fermo in Puglia
Dinamiche al ribasso che hanno un forte impatto anche sui mercati locali, soprattutto in Puglia. Nel Barese, in particolare, siamo alla vigilia di un’annata con prodotto di eccellente qualità, senza fitopatie di rilievo e dopo il 2018 “nero” funestato dalle gelate di Burian. Eppure il mercato è fermo e i produttori, dopo due anni difficilissimi, temono di non riuscire a monetizzare il valore aggiunto dell’ottimo olio d’oliva che sta uscendo dai frantoi.
«I commercianti all’ingrosso – spiega Lazzàro – non stanno “muovendo” il mercato, sempre più ingessato su determinate posizioni che penalizzano i produttori e favoriscono il lato della domanda che, in buona sostanza, fa – quando non impone – il prezzo. Ma è un prezzo che su alcune piazze ormai sta scendendo ancora e non promette auspicabili risalite».