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Il primo cittadino di Grottaglie scrive una lettera aperta al presidente della Regione e all’assessore alla Salute.

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“Caro Presidente Michele Emiliano e Assessore Pier Luigi Lopalco
nei mesi successivi al duro lockdown che ha interessato la nostra Nazione, tutti i Comuni, le Regioni e il Governo, insieme alle Istituzioni scolastiche, hanno lavorato duramente e con tempi serratissimi affinché le attività scolastiche potessero ripartire a settembre in presenza e in totale sicurezza. Abbiamo lavorato affinché i nostri figli potessero riprendere la loro formazione scolastica e la loro vita sociale e relazionale.

Lo abbiamo fatto consapevoli che l’agenzia educativa più importante del nostro Paese, la scuola, doveva prioritariamente ripartire. Dovevamo assicurare ai nostri figli l’accesso in sicurezza al luogo delle relazioni tra generazioni, dell’educazione e della conoscenza.
Ci siamo riusciti, con enormi sacrifici, rinunce ed investimenti. Ci siamo attenuti rigidamente ai protocolli nazionali che il più delle volte non hanno tenuto conto della situazione dell’edilizia scolastica in Italia in rapporto alla popolazione scolastica.
Ci siamo riusciti.

I nostri figli sono ritornati tra i banchi in totale sicurezza. E sono stati bravi, rispettosi delle regole e di questo nuovo modo di fare scuola che non gli consentiva di avere un compagno o compagna di banco, di tenere la mano al proprio amico del cuore né salutarlo con un “batti cinque”. Hanno inventato nuovi modi di relazionarsi, scoprendo che anche gli occhi possono ridere. A loro basta stare insieme, anche a un metro di distanza.
E quale messaggio abbiamo lasciato passare? Che seppure abbiano rispettato le regole, nonostante abbiano rinunciato momentaneamente al loro spontaneo modo di interagire fisicamente, tutto questo non sia stato sufficiente. Una resistenza inutile. Niente di più demoralizzante.

Da Sindaco sono consapevole dell’enorme responsabilità che pesa sui rappresentati politici e sono conscio della situazione regionale dei contagi e dei non confortanti scenari futuri ma credo che a pagarne non debba essere, sempre e comunque, la scuola, i nostri bambini e bambine.

E non è bastato garantire la frequenza in classe degli alunni e alunne con disabilità, seppure con le lodevoli intenzioni di tutelare la popolazione studentesca più fragile. Il concetto di inclusione parte dall’imprescindibile valore dell’altro nel contesto scolastico e non solo. La crescita armonica e serena di tutti i bambini e le bambine, soprattutto di coloro che vivono una disabilità, passa attraverso la collaborazione e la condivisione di percorsi costruiti con i pari. Non c’è didattica speciale che non preveda il contesto, inteso come ricchezza relazionale ed emotiva, come elemento fondante. Inoltre, questa deroga riguardante la frequenza solo di alcuni alunni e alunne, costringe alla scelta di tenere le videolezioni solo in orario antimeridiano, sacrificando ulteriormente le famiglie, le donne lavoratrici in special modo, che sono costrette a rivedere la propria modalità lavorativa, quando però c’è questa possibilità.

In altre nazioni hanno imposto restrizioni pesanti ma continuano a tutelare la scuola in presenza. Non possiamo permetterci, come rappresentati politici, di lanciare ai nostri ragazzi il messaggio che il luogo della conoscenza, del sapere, della formazione e dell’umanità sia quello più sacrificabile. Le nostre scuole sono sicure, il nostro personale scolastico ligio nel far rispettare i protocolli ed i genitori sono altrettanto responsabili nei comportamenti.

Come rappresentati istituzionali dobbiamo adottare altre misure, come chiedere al Governo di stanziare soldi e soprattutto personale per attuare più rigorosi controlli per il rispetto delle prescrizioni, dobbiamo seguire altre strade, ma non chiudere le scuole.
Questa ultima scelta grava su genitori che non hanno possibilità di seguire adeguatamente i propri figli per questioni lavorative, grava sui nonni, soggetti ritenuti più a rischio, alcuni dei quali poco avvezzi alla tecnologia.

Carissimo Presidente e carissimo Assessore, capisco perfettamente la vostra preoccupazione, l’urgenza di tutelare un’intera Regione da un’emergenza che ogni giorno ci mette a dura prova ma vi chiedo di interloquire con noi Sindaci, con noi rappresentati locali, perché abbiamo la situazione dei nostri istituti scolastici locali giornalmente sotto stretto controllo.

Le mie parole non siano viste come una condanna nei vostri confronti: quello che vi chiedo è di rivedere l’ordinanza nell’ottica di permettere ai nostri bambini e ragazzi di ritornare il prima possibile tra i banchi, a nutrirsi di cultura e conoscenza in un contesto sereno, sicuro e protetto come quello delle aule scolastiche.
Se loro restano indietro, se loro recepiscono un messaggio di sconfitta, rimarremo indietro tutti.”

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