Mai come in questi giorni, forse, l’asse Roma – Taranto è stato così trafficato.
Se a tenere banco sulle prime pagine di tutti i giornali e – evidentemente – nelle strade e nelle stanze del governo del capoluogo ionico, è il dibattito sul futuro dello stabilimento ILVA di Taranto, con il premier Conte che dopo la sua visita a Taranto ha incontrato anche i parlamentari pentastellati ionici in cerca di un possibile punto di mediazione, un altra questione, altrettanto importante – almeno simbolicamente – per il futuro della città bimare ha visto incrociarsi, speranze, delusioni, polemiche e accuse.
Facoltà di Medicina a Taranto, l’eterna assente
La storia dell’Università a Taranto è – sotto molti aspetti – paradigmatica della condizione del “vorrei ma non posso” o – come sostiene maliziosamente qualcuno – “potrei ma non vogliono”. Il legame con l’Università di Bari, tanto stretto da sfiorare a volte lo strangolamento, se da un lato sembrava la condizione sufficiente, se non necessaria, per avere a Taranto una facoltà degna di questo nome, dall’altro non ha evidentemente consentito uno sviluppo in piena autonomia di un vero e proprio ateneo ionico.
Al rapporto padre/padrone con la casa madre barese si sono poi affiancate difficoltà logistiche denunciate da anni da chi ha provato e prova comunque a studiare in riva allo Ionio: strutture non sempre all’altezza delle attese, collegamenti stradali pubblici insufficienti quando non del tutto assenti, corsi di laurea che sembravano più un contentino che il risultato di un ragionato progetto formativo.
Questa estate la notizia che faceva ben sperare: a Taranto arrivava la Facoltà di Medicina! Le notizie si sono susseguite in maniera un po’ confusa forse; si è parlato di un corso in lingua inglese, poi la conferma di un corso in lingua italiana. Una vera e propria carta vincente per il futuro dei giovani tarantini, ancora più necessario vista la particolare condizione di rischio della salute a Taranto, gravata da un inquinamento ambientale che miete vittime in maniera implacabile.
Una università che finalmente faceva sperare in un futuro diverso, con un corso di laurea in scienze e tecniche dello sport per il turismo, a segnare uno scenario neppure troppo futuribile per il capoluogo ionico, ed un altro corso di Medicina che poteva segnare in maniera evidente anche la attenzione che questo territorio da anni reclama a gran voce.
Poi lo stop. Una vera e propria doccia fredda: il corso di Medicina a Taranto si ferma anzi, non parte neppure. da attribuire ad un cavillo burocratico, qualcuno denuncia un sabotaggio amministrativo, la levata di scudi di Enti, politica ed istituzioni, spedizioni a Roma, pugni sul tavolo, promesse, accuse e speranze frustrate.
Il Ministero da l’OK, Medicina torna a Taranto
Quale che sia stata la causa dello stop, le proteste degli studenti baresi vistisi dirottati a Taranto o la incompleta esecuzione dell’iter autorizzativo, ad oggi la questione sembra risolta e le lezioni dovrebbero (il condizionale è d’obbligo, in questi casi) riprendere a breve.
“E’giunto nella mattinata di lunedì scorso il via libera del MIUR per la ripresa delle attività didattiche del Corso di Laurea in Medicina a Taranto.” Lo annunciano con una nota Sebastiano Leo e Mino Borraccino, assessori regionali con delega rispettivamente alla Formazione e Lavoro e allo Sviluppo Economico.
“Come da impegni assunti nella riunione del 30 ottobre scorso, a Roma – prosegue la nota dei due assessori regionali, alla presenza oltre che dei sottoscritti anche del sindaco Melucci e del Sottosegretario Turco, il Ministero ha inviato nota ufficiale all’Università di Bari. La sede didattica presso la Cittadella della Carità di Taranto è formalmente autorizzata.
Adesso riprenderanno a giorni le lezioni. Esprimiamo soddisfazione per questo esito che riscatta l’intera comunità.”
Tutto risolto? Staremo a vedere
A leggere la nota sembrerebbe che tutto sia andato per il meglio, ma Taranto è da anni abituata a vedersi sottrarre domani ciò che le era stato promesso oggi. Se a Roma di parla del capoluogo ionico come della sede di un vero e proprio laboratorio economico e sociale che segni un futuro da perseguire in vista del tanto sbandierato “Green New Deal”, da Bari non si cambia idea sul piano sanitario che ha messo in crisi sanità e ospedali, se gioiamo – legittimamente – per i successi decretati dall’afflusso di turisti nei principali siti del territorio, dall’altro Taranto continua a subire un traffico ferroviario sempre più asfittico, un aeroporto apparentemente aperto solo ai voli di stato, un collegamento autostradale strozzato da ingorghi e mancate tangenziali.
C’è ne è abbastanza per non fidarsi troppo, ma sarebbe davvero la volta buona che finalmente su Taranto si cambiasse finalmente rotta.