Lo storico ha bisogno di dati certi ma anche di ricrearsi costantemente su tali dati. La storia muore ogni qual volta muore uno storico!
É morta una persona esemplare. Un uomo di grande eleganza e stile. Un intellettuale di primo piano che ha affrontato le questioni storiche e filosofiche attraverso una visione fortemente letteraria.
Mi riferisco alla scomparsa di Coriolano Martirano. Era nato nel 1933. I suoi testi hanno creato un percorso bibliografico di notevole interesse nell’ambito di quei processi, non solo culturali, ma anche etici e filosofici.
Nato come storico, all’interno della sua visione la letteratura e la poesia hanno sempre occupato un punto nevralgico. I suoi studi su Telesio e Campanella, sulla storia di Cosenza e dei suoi uomini illustri, hanno permesso di offrire una visione più ampia di ciò che è stata la Calabria Bruzia, il Regno di Napoli e il Regno delle Due Sicilie.
Un intreccio che è servito a far comprendere il legame tra storiografia e didattica. Tra i suoi studi eterogenei vanno ricordati: “Telesio l’innovatore” (1990), “Campanella” (1992), “Grande di Spagna” (1995), “Giuseppe Campagna” (1997), “Nicola Misasi” (1999). Poi decine di altri libri sino a toccare “Lucrezia della Valle. L’innocente peccatrice”, “Dolce follia di Telesio”, “Alarico”, “Il ben ch’io vi trovai”, “Tintina. Maria Cristina di Savoia regina di Napoli”, “Un vescovo al Concilio”. Nel luogo delle anime si ascolta la storia e la metafisica.
Proveniente da una famiglia nobile, aveva nelle sue radici un’eredità culturale molto profonda. Un suo omonimo antenato aveva campeggiato durante il Rinascimento. Erede di questa esemplaritá storica, ha portato avanti il suo nome e quella ricerca che ha reso la Calabria nobile e lusinghiera all’interno di una dimensione ancorata alle radici mediterranee.
Uno dei suoi ultimi volumi ha permesso di articolare un paesaggio storico di una città che ha delle radici profondissime.
Era un mio caro amico. Aveva presentato molti miei libri. Importante era stato il suo supporto al mio libro sui Gaudinieri, I cinque fratelli.
Figura di spicco del Sindacato Libero Scrittori e grande amico di Francesco Mercadante. Al Sindacato ha dato sempre dato un contributo notevole con la sua presenza e con la sua robustezza culturale.
Uno dei suoi ultimi libri rappresenta la frammentazione di un percorso tra storia e narrato. Non ha mai abbandonato la concezione di una storia che si basava sulle fonti e sulla storiografia, ma che al contempo doveva costituire una testimonianza in cui il narrato rimaneva un punto nevralgico. Soltanto “narrando” la storia, attraverso le certezze delle fonti, è possibile radicare le nuove generazioni all’interno di una dimensione storica e umana.
Raffaele Sirri scrivendo su Telesio ebbe a dire: “Coriolano Martirano rinnova nel nome e nella passione letteraria uno dei suoi più illustri antenati e comunque è noto non tanto per il gran nome che porta quanto per le iniziative letterarie che nella sua Città promuove e sostiene”.
Protagonista dell’Accademia Cosentina e, insieme a Maria Cristina Parise, personaggio illustre della società “Dante Alighieri”. Responsabile e consulente editoriale di di diverse case editrice. Baluardo nella promozione culturale del nostro essere e del nostro esistere in questo “pezzo” di Mediterraneo.
La sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile. Coriolano Martirano era uno storico che sapeva distinguere il fatto storico in sé e la leggenda sostenendo che ogni leggenda si basa sempre non solo su un fatto in cui la fantasia ha la prevalenza, ma anche nell’oralità e in uno scavo di certezza storica. Quando racconta alcuni particolari delle sue dimensioni storiche, pone in essere una questione umana. La sua grande umanità è stata sempre quella umanità che abbiamo letto e che continuiamo a leggere.
Una umanità che costituisce il nervo centrale di una dimensione fondamentale. Cosenza deve ricordarlo con grande prestigio e con grande rispetto. Rita Fiordalisi, direttrice della Biblioteca Nazionale di Cosenza, mi ha informato del fatto che al più presto la biblioteca nazionale del Mibac organizzerà delle attività mettendo in mostra i suoi testi e ponendo all’attenzione la sua ricerca in cui il messaggio è fondamentale.
Senza la sua presenza, la sua attività e il suo scavare nei meandri storici diventati simbolici, Cosenza non sarebbe stata riscoperta come è stata riscoperta, non sarebbe stata portata alla luce sia sul piano antropologico che sul piano storico. Martirano ha portato alla luce i dettagli dei fatti e delle famiglie.
Con il suo parlare posato, riflessivo e meticoloso ha formato diverse generazioni insieme a una concezione della storia che non può essere arida.
La storia non deve essere raccontata con l’aridità dei fatti, ma deve passare attraverso un “saper raccontare” e descrivere. Un sapere scavare in ciò che è stato.
Eredità e radici sono state sempre il punto nevralgico di una attività che lo ha contraddistinto tra letteratura e storia, tra storia e modelli poetici dialettali, perché anche nel dialetto ha riscoperto alcune forme centrali.
Ricordo benissimo un suo incontro dedicato a Vincenzo Padula, in cui Padula emergeva con la fisionomia di religioso e con la forte ironia del linguaggio. Uno degli ultimi premi conferito a Coriolano Martirano è stato il “Premio Troccoli Magna Grecia”. Un riconoscimento assegnato alla prestigiosità della sua ricerca e alla sua umiltà storica, nonché al suo porgere in termini storici una grande dimensione umana.
Se ne va non solo un importante personaggio, ma frammenti della nostra vita che in lui hanno visto un solido punto di riferimento.
Quando la storia diventa necessità di testimoniarsi la memoria è immortale. Coriolano ha reso la storia immortale. Perché nella storia l’uomo ha smesso i panni dello storico ed è diventato uomo con il suo sapere e la sua saggezza greca.