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In una lunga ed a tratti drammatica conferenza stampa, presso la sede di Confindustria Taranto l’associazione datoriale ha fatto il punto sullo stato delle aziende dell’indotto ILVA e le istanze presentate alla direzione aziendale ed alle istituzioni.

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Un corposo documento riassume i punti salienti delle questioni evidenziate:

Premessa
In queste ultime settimane si sono avvicendati al Mise gli incontri fra le organizzazioni sindacali, le Regioni e i Comuni dove hanno sede gli stabilimenti dell’Ilva con i manager di Am Investco Italy, la nuova società formata da Arcelor Mittal e Marcegaglia che a giugno si è aggiudicata gli asset del gruppo siderurgico. Dopo gli incontri che Am Investco ha avuto con i sindacati, nei quali si e’ parlato rispettivamente di piano industriale e di piano ambientale della nuova società, nei giorni successivi si è tenuto il confronto fra la società acquirente dell’Ilva e gli amministratori locali, riguardante solo il caso di Taranto.
Sono ancora tuttavia molteplici le incognite, se si considera la rilevanza del gruppo dell’acciaio che occupa 14.200 addetti circa in tutta Italia, di cui quasi 11mila solo a Taranto. Su poco più di 14mila addetti totali, Am Investco parrebbe orientata a prenderne 10mila creando così 4mila esuberi, anche se il Governo ha ripetutamente assicurato che nessuno sarà licenziato e che chi non transiterà in Am Investco, resterà in carico all’amministrazione straordinaria di Ilva.

A Taranto, intanto, di particolare rilevanza continua ad essere la paradossale situazione dell’indotto, le cui aziende avanzano crediti per 150 milioni di euro per lavori realizzati e commissionati da un Ilva già commissariata, quindi con una gestione di diretta espressione governativa.

L’indotto
La situazione dell’indotto Ilva di Taranto è tornata prepotentemente alla ribalta proprio grazie alle reiterate insistenze di Confindustria sulla necessità di dare ristoro ai crediti pregressi delle nostre aziende e di restituire loro quelle certezze purtroppo smarrite in questi ultimi tre anni.
Molteplici sono le iniziative che Confindustria ha condotto, all’interno e all’esterno dell’ambito associativo, attraverso incontri a vari livelli, consulenze specifiche, specifiche “missioni” romane e soprattutto diverse proposte documentate che abbiamo avanzato al Governo, ad Ilva, ai commissari circa possibili soluzioni alternative per poter venire a capo della complessa questione.
Entrando nel merito della questione, ritroviamo una situazione di questo genere:

Il pregresso

Il sistema dell’indotto vanta nei confronti dell’Amministrazione Straordinaria circa 150 milioni di euro.
In base ai dati desumibili dallo stato passivo esecutivo e per ammissione del MISE, il giudice delegato ha riconosciuto in prededuzione crediti per un importo complessivo di circa 10 milioni di euro (Fonte MISE).
Il mancato riconoscimento della prededuzione per la maggior parte dei crediti insinuati al passivo è da attribuirsi all’interpretazione restrittiva che i Commissari hanno dato alla “continuità degli impianti produttivi essenziali” .
I Commissari, infatti, hanno attribuito tale carattere di essenzialità alla sola gestione e conduzione di quei determinati processi che sono da ritenersi essenziali per l’esercizio degli altiforni e delle acciaierie presso il sito di Taranto.
Succede così che l’art. 8, comma 1-bis, d.l. 91/2017 (norma a carattere interpretativo), introduca solo per la categoria degli autotrasportatori il requisito della funzionalità degli impianti produttivi dell’ILVA.
Il riconoscimento della prededucibilità ai crediti delle PMI, infatti, rimane vincolata al concetto di “impianto produttivo essenziale”, mentre agli autotrasportatori – condizione da noi comunque salutata favorevolmente per la categoria – sarà sufficiente dimostrare di aver fornito prestazioni che consentano la funzionalità di impianti produttivi non necessariamente rientranti nel novero degli essenziali.
Molte delle nostre imprese hanno proceduto alla presentazione delle domande di opposizione al passivo.
In riferimento alla situazione prospettata, Confindustria Taranto:
o per conto delle imprese rappresentate ha conferito incarico a stimati accademici esperti del settore siderurgico di redigere una relazione che analizzi nel dettaglio il processo produttivo dello stabilimento e il ruolo fondamentale che le aziende dell’indotto svolgono al suo interno al fine di dimostrare la validità giuridica e tecnica dell’assunto per cui l’interpretazione dei Commissari Straordinari è restrittiva ed è necessario una sua rimodulazione;

o ha più volte avanzato la richiesta – ai Commissari Straordinari ed al Ministro per lo sviluppo economico e al Ministro per la coesione Territoriale e il Mezzogiorno – di considerare un’ipotesi transattiva dei crediti insinuati al passivo, riconoscendo in fase di transazione la prededucibilità anche dei chirografari in possesso dei requisiti utili a tale riconoscimento.

La situazione creditoria corrente e la mancata applicazione delle misure previste a sostegno dell’indotto.

La situazione delle aziende dell’indotto è aggravata dai ritardi nei pagamenti della gestione corrente.
Sebbene, infatti, i Commissari Straordinari abbiano elaborato un piano di recupero delle fatture scadute e abbiano garantito il proprio impegno per la risoluzione di questa problematica, i tempi di pagamento si stanno allungando a causa di un’oggettiva difficoltà a mantenere gli impegni assunti.
Permane, inoltre, il blocco dei pagamenti relativi alla realizzazione delle prescrizioni previste dal DPCM del 14 marzo 2014.
Considerato che tali crediti potranno essere soddisfatti sui fondi assegnati all’ILVA dal d.l. 1/2015 convertito dalla l. 20/2015 e che il ritardo nei pagamenti è legato ad alcune questioni di natura amministrativa, non vi è alcuna certezza sui tempi con cui ciò avverrà ed il ritardo sta diventando ogni giorno più consistente e gravoso.
La mancanza di liquidità sta ponendo gran parte delle aziende in condizioni di oggettiva difficoltà per quanto riguarda l’accesso al credito in considerazione del progressivo peggioramento del rating delle stesse aziende.
È da segnalare, inoltre, che la misura prevista dal già citato d.l. 1/2015 in materia di accesso al Fondo di Garanzia per le PMI (art. 2 bis) è rimasta infruttuosa.

Sarebbe pertanto opportuno, oltre che un dovuto approfondimento dei piani industriali e ambientali del nuovo investitore, anche un’azione di monitoraggio delle misure di politica industriale sin qui adottate dal Ministero dello Sviluppo Economico a sostegno delle aziende dell’indotto per valutarne l’efficacia, stabilire correttivi e prendere in considerazione eventuali proposte di intervento.

Conclusioni

Noi abbiamo più volte ribadito e continuiamo a ribadire, anche attraverso i network locali e nazionali, che il reimpiego degli esuberi occupazionali è strettamente legato anche alle aziende del nostro indotto;
abbiamo detto che non si può concepire una ripartenza del colosso dell’acciaio senza queste aziende.

Oggi abbiamo bisogno di risposte e garanzie certe, di risposte a domande che da troppo tempo un intero sistema si pone senza riscontri di alcun genere.

Le nostre richieste sono essenzialmente queste:

1. Pagamento del pregresso (ovvero riconoscimento della prededucibilità dei crediti);
2. pagamento puntuale del corrente (ovvero osservanza delle scadenze stabilite dal piano di recupero);
3. annullamento e/o modifica della clausola di rescissione unilaterale così come proposta, in un modo tale che “Il fornitore, in deroga parziale a quanto previsto dall’art. 1671 c.c., dichiara di rinunziare a qualsiasi pretesa, anche risarcitoria, nei confronti di Ilva, per le opere e le forniture non eseguite quale conseguenza del recesso, fermo restando l’obbligo del committente di tenerlo indenne per le spese sostenute ed i lavori eseguiti, anche parzialmente, sino al momento della comunicazione del recesso”.

4. Certezza – e sarebbe una ovvia conseguenza dell’assolvimento dei primi due punti – del coinvolgimento delle imprese locali nella nuova Ilva.

Fermo restando l’interesse di tutti affinché il complesso iter sociale, ambientale e di autorizzazione europea si possa concludere in tempi strettissimi, è altrettanto importante, in questa fase, non perdere di vista gli effetti che le decisioni assunte avranno sul sistema locale, oltre che sui livelli occupazionali.

Il nostro auspicio, già palesato in questi giorni attraverso i media, è inoltre quello che sia da parte del Comune di Taranto sia da parte del Governo si arrivi ad un punto di condivisione sulle scelte –oramai urgentissime e non più procrastinabili – da compiere rispetto alla trattativa Ilva in corso, al fine di favorire un dialogo costruttivo e superare l’attuale situazione di empasse determinata dal ricorso al TAR contro il Dpcm sui piani ambientale e industriale dello stabilimento.

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