C’è anche la creazione di una filiera, da realizzare a valle e a margine della produzione dell’acciaio, fra i progetti che Confindustria Taranto, in un’ottica di diversificazione della produzione industriale avviata già da tempo, ha messo in agenda per i mesi a venire.
L’occasione per illustrare questo ed altri obiettivi a breve e medio termine è stata l’assemblea annuale di Confindustria Taranto, tenutasi nei giorni scorsi in seduta privata, che ha registrato una massiccia partecipazione ed una forte condivisione dei temi affrontati nonché delle azioni da intraprendere per affrontare le problematiche più urgenti del territorio.
Fra i temi esposti dal Presidente Cesareo, il rapporto con le istituzioni – in primis con il Governo centrale -profondamente mutato rispetto al passato, e il nuovo rapporto, più fluido e propositivo, con la locale amministrazione; il monitoraggio degli strumenti in campo, dall’Accordo di Programma al Masterplan per il Sud al Cis, e le proposte avanzate da Confindustria Taranto, fra le quali l’assolvimento dell’art. 9 (introdotto ad hoc nel Contratto Istituzionale di Sviluppo), che prevede l’impegno delle Amministrazioni committenti ad introdurre modalità di coinvolgimento delle pmi.
L’assemblea dei soci ha inoltre affrontato le complesse tematiche legate ai mutamenti in atto nell’associazione (con riferimento particolare alla riforma Pesenti, che prevede forme di aggregazione delle Confindustrie dei vari territori) e a quelli in itinere in Camera di Commercio, anch’essa oggetto di un processo di fusione con l’ente camerale brindisino.
Nel corso dell’assise generale ampio spazio è stato inoltre riservato all’annosa situazione delle aziende dell’indotto, che, pur godendo di una rinnovata attenzione dovuta a interrogazioni parlamentari e interventi a vario titolo che sulla vicenda si stanno registrando, non presenta ancora novità sostanziali, configurandosi ancora adesso, a quasi tre anni dall’avvio della vicenda, come una delle circostanze più paradossali in cui, suo malgrado, è venuto a trovarsi buona parte del sistema imprenditoriale locale.
Molteplici le iniziative che l’associazione ha condotto nel merito della questione, all’interno e all’esterno dell’ambito associativo, attraverso incontri a vari livelli, consulenze specifiche, specifiche “missioni” romane e soprattutto diverse proposte documentate avanzate al Governo, ad Ilva, ai commissari circa possibili soluzioni alternative per poter venire a capo della complessa vicenda.
Confindustria ha più volte ribadito, e continua a farlo attraverso i network locali e nazionali, che il reimpiego degli esuberi occupazionali è strettamente legato anche alle aziende del nostro indotto, e che non si può concepire una ripartenza del colosso dell’acciaio senza queste aziende.
Particolare rilevanza, in questo senso, ha assunto il già citato progetto, fra gli altri, della creazione di una filiera da destinare a determinati comparti ritenuti maturi per poter avviare un vero e proprio processo di trasformazione ma anche di ristrutturazione dei loro impianti originari. Fra questi, è stato individuato proprio il settore metalmeccanico, interessato specialmente negli ultimi anni da una profonda crisi che ne ha fisiologicamente stravolto gli assetti facendo però intravedere la possibilità di imboccare altri percorsi.
Si tratta di un progetto su cui Confindustria Taranto sta lavorando da tempo, fianco a fianco con tecnici esperti di produzioni nell’ambito della filiera più ampia del siderurgico. L’obiettivo è l’elaborazione di un documento strategico ed operativo da presentare al governo che porti alla realizzazione di una filiera a valle e a margine del processo dell’acciaio che possa avvalersi di tre step: ideazione, accompagnamento e finanziamento. Un argomento a cui Confindustria dedicherà ampio spazio nei mesi a venire.