Appena 335 euro all’anno grazie ai provvedimenti del governo. A tanto ammonta lo sgravio medio per le aziende pugliesi, se il Governo Renzi dovesse tagliare del 10 per cento l’imposta regionale sulle attività produttive (Irap). A rilevarlo è il Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia. In particolare, le aziende pugliesi versano 594 milioni di euro, come risulta da 177.223 dichiarazioni (gli enti istituzionali altri 354,5 milioni, per un totale di 948,5 milioni). La riduzione permetterebbe alle imprese di risparmiare 59,4 milioni, per una media di 335 euro per ogni azienda.
“Come calcolato dal nostro Centro Studi regionale, la riduzione del 10 per cento dell’Irap – spiega Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – non è sufficiente a garantire effetti apprezzabili. Va detto che questa imposta è particolarmente odiosa in quanto non soltanto si scarica sul fatturato piuttosto che sugli utili, ma considera a tutti gli effetti il costo del lavoro come parte integrante della base imponibile. Con una pressione fiscale così forte difficilmente le nostre imprese riusciranno a sopravvivere. E’ giunto, perciò, il momento di ricominciare a dare ossigeno al sistema produttivo, magari partendo proprio da un deciso
innalzamento della no-tax area Irap per le imprese più piccole, come più volte proposto dalla nostra Associazione”.
Va ricordato che nel 2012, sono state presentate, in tutto, 291.218 dichiarazioni Irap, pari al 6,29 del totale nazionale (4.632.934) da parte di persone fisiche, società, enti che esercitano attività commerciali; persone fisiche, società semplici e quelle ad esseequiparate che esercitano attività di lavoro autonomo; produttori agricoli; enti privati non commerciali; amministrazioni pubbliche. L’imposta è dovuta anche dai soggetti che non hanno la sede principale in Puglia ma che svolgono un’attività per almeno tre mesi, mediante una stabile organizzazione nel territorio regionale oppure si trovino in regime di liquidazione volontaria o sottoposti a procedura fallimentare (fallimento e liquidazione coatta amministrativa) con esercizio provvisorio. L’Irap è stata istituita con il decreto legislativo 446 del 15 dicembre 1997, per finanziare la spesa sanitaria. Si applica sul valore della produzione netta, ossia il reddito prodotto al lordo dei costi per il personale, degli oneri e dei proventi di natura finanziaria. Si tratta dell’unica imposta a carico delle imprese proporzionale al fatturato e non all’utile di esercizio. Ad ogni buon conto, dalle dichiarazioni è possibile dedurre il valore della produzione.
Le imprese che dichiarano un valore della produzione diverso da zero sono 284.032, per un ammontare complessivo superiore a 18 miliardi di euro (contro i 18,3 dell’anno precedente). In media, ogni contribuente ha dichiarato 63.498 euro (contro i 63.570 dell’anno prima). Le imprese in contabilità ordinaria e semplificata sono 214.533 e hanno dichiarato 11,7 miliardi. La media è di 54.408 euro (contro i 53.728); cioè l’1,3 per cento in più rispetto all’anno precedente. Le imprese in regime forfettario sono 1.952 e hanno dichiarato poco meno di dieci milioni. La media è di 4.897 euro (contro i 4.651 del 2010). L’incremento medio è, dunque, del 5,3 per
cento. I produttori agricoli soggetti all’Irap sono 42.994 e hanno dichiarato 902 milioni. La media è di 20.988 euro (contro i 19.390). In questo caso, si registra una crescita dell’8,2 per cento rispetto all’anno prima. Gli esercenti di arti e professioni sono 25.764 e hanno dichiarato poco più di un miliardo. La media è di 42.093 euro (contro i 40.584 del 2010). Le attività non commerciali ed istituzionali sono 2.288 e hanno dichiarato quasi 4,4 miliardi. La media è di 1,9 milioni per contribuente (contro i due milioni dell’anno precedente). Solo in questo caso si registra una flessione del 4,7 per cento. Quasi tutta la produzione è stata realizzata in Italia (17,9 miliardi di euro); appena 38,2 milioni di euro all’estero, in calo del 30 per cento (nel 2010 era 54 milioni).