Il paradosso della Xylella è che non colpisce solo gli ulivi, “fa male” anche agli agricoltori. Al danno diretto, infatti, si va sovrapponendo con sempre maggiore incidenza l’effetto collaterale legato alla perdita di finanziamenti Psr collegati al divieto di impiantare ulivi nella cosiddetta “zona infetta”.
Per Confagricoltura Taranto, alla luce anche delle risultanze emerse duranti i recenti convegni sul tema Xylella tenuti in Fiera del Levante, è evidente che questo “paradosso” va rimosso al più presto. «Da una parte – spiega il direttore Carmine Palma – nel Psr si è data giustamente priorità al comparto olivicolo: un fatto positivo, naturalmente, per chi vuole investire. Dall’altra, tuttavia, succede che nella zona infetta, che comprende l’area di contenimento, non è possibile reimpiantare e di fatto le aziende subiscono un’ingiusta e doppia penalizzazione. Un meccanismo perverso che si avvita attorno alla Xylella ma che noi riteniamo sia possibile smontare».
A questo punto, Confagricoltura Taranto passa la palla alla Regione Puglia, che il problema sembra averlo individuato: «Trovare il problema – spiega ancora Palma – è la precondizione per studiare e attuare una soluzione efficace: altrimenti si tratta solo di pannicelli caldi. Per Confagricoltura è necessario recuperare questo evidente gap a favore delle aziende che stanno fuori dall’area infetta rispetto a quelle che sono capitate all’interno, in modo da dare a tutti le stesse possibilità – e a parità di condizioni – di aggiudicarsi i finanziamenti Psr».
Un rimedio possibile starebbe nel rivedere i criteri di selezione, così come nell’individuare altre premialità per le aziende penalizzate. «La nostra richiesta – rimarca la vicepresidente di Confagricoltura Taranto Lucia Cavallo – è chiara. Tocca all’Assessorato regionale alle Politiche Agroalimentare fare la mossa giusta: sospendere il bando, perché si è ancora in tempo, e rettificarlo per “aprirlo” alle aziende cui l’accesso è nei fatti negato. Mezza provincia di Taranto è dentro questa “area rossa”. Non solo, perché molte aziende inserite nelle “isole amministrative”, come già denunciato, subiscono un’ulteriore penalizzazione causata dal ricadere in aree perimetrate sulla carta come urbane invece che rurali, come è nella realtà».
La soluzione, a volerla trovare, parrebbe percorribile: «La Regione sospenda il bando, ci convochi e studiamo insieme come porre rimedio. Una volta compreso che il problema esiste – conclude Lucia Cavallo – non far nulla sarebbe doppiamente colpevole».