«L’Europa ci chiede un’agricoltura sostenibile e più organizzata: è questa la strada giusta». Lo ha detto l’europarlamentare Paolo De Castro (Pd), coordinatore S&D e membro della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento europeo, questa mattina nella sede di Confagricoltura Taranto, dove ha incontrato il presidente Luca Lazzàro assieme a un gruppo di associati e dirigenti. Un ritorno a Taranto dopo diverso tempo, quello di De Castro, per “chiacchierare” di Europa e di agricoltura, di nodi da sciogliere e soprattutto di prospettive.
Luca Lazzàro, introducendo l’europarlamentare, ha messo subito il dito nella piaga: «Il punto di vista europeo è fondamentale per le nostre scelte, anche locali. Se l’Italia deve tornare a fare l’Italia in agricoltura è necessario che ciò venga fatto con atti concreti, vedi il Testo unico sul vino o la cancellazione dell’Imu; ma anche a livello internazionale, ad esempio gli accordi con Marocco e Tunisia oppure l’embargo russo che hanno penalizzato pesantemente l’agricoltura italiana e, in particolare, pugliese».
Temi scottanti e di stretta attualità come olio d’oliva, agrumi, ortofrutta e prezzo del latte crollato dopo la fine del regime delle quote. In più, un focus incentrato sulla città dei Due mari : «Qui a Taranto – ha rimarcato Lazzàro – l’agricoltura può essere il trampolino di rilancio per un’economia fiaccata. Possiamo essere un settore alternativo all’acciaio, perché siamo l’unico settore in crescita nei dati economici più recenti e su questo vogliamo investire».
Riflessioni che De Castro ha raccolto: «Confagricoltura – ha detto – sa distinguersi in positivo da chi cerca colpevoli invece che soluzioni, sulle cose che non vanno, i prezzi bassi, la concorrenza sleale. Sono qua con voi a parlarne: l’Europa ci guarda ma sa anche ascoltare». L’Europa, però, chiede anche di aggregarsi per essere più competitivi: «Nel pacchetto promozione – ha rimarcato De Castro – ci sono oltre 200 milioni, ma andranno in gran parte al Centro Nord dove ci sono più strutture adeguate a sfruttare queste possibilità». La chiave di lettura è chiara: «Il Sud deve puntare sull’organizzazione perché è questo che bolle in pentola a Bruxelles. Sull’olio d’oliva il problema vero è il come ci organizziamo per fare olio di qualità e cercare nuovi mercati, ad esempio dall’area asiatica dove c’è una forte domanda. Oggi più di ieri o sei dentro il sistema o sei fuori, perciò bisogna avere un peso importante sui canali distributivi che dettano le condizioni e lo si può fare aggregandosi». Attrezzarsi, cioè, per affrontare la sfida del mercati dove «le perturbazioni e la volatilità dei prezzi aumenterà in futuro.
In Europa – ha aggiunto De Castro – stiamo anche parlando di come rafforzare gli strumenti di gestione delle crisi sia in chiave commerciale sia di difesa dei redditi». Ma si sta ragionando anche di ricalibrare la Pac: «L’anno prossimo ci saranno cambiamenti proprio in direzione della semplificazione del “greening”, riducendo burocrazia e costi applicativi. Si sta lavorando per ridurre il peso sugli agricoltori, con domande poliennali e rotazione programmata, spostando l’onere sui singoli Stati e creando corridoi ecologici gestiti e individuati dallo Stato ma con un incentivo dato alle aziende».
Sul versante del latte, invece, De Castro ha annunciato che a Bruxelles «si sta pensando di incidere sul prezzo in virtù di un sistema di offerta a livello europeo con un meccanismo incentivante, basato su un premio al produttore di 4-5 centesimi al litro a condizione di mantenere la produzione dell’anno precedente».
De Castro, sollecitato dai dirigenti di Confagricoltura Angelo De Filippis e Giuseppe Tagliente, ha poi affrontato il caso tutto tarantino del difficile e penalizzante rapporto – con danni economici e d’immagine – tra agricoltura e grande industria: «Bisogna mettere a valore i successi, non gli insuccessi – ha chiarito l’europarlamentare – e ciò è possibile farlo promuovendo marchi d’area e sapendo che l’Europa finanzia queste iniziative che valorizzano identità e qualità. Penso al Primitivo di Manduria, una miniera per Taranto, che oggi vale quasi più dell’Amarone in Veneto. Poi c’è spazio nel settore tradizionale dell’uva, dove la provincia di Taranto è leader e la Spagna non è entrata. Su agrumi e ortofrutta, invece, il concorrente più temibile è proprio la Spagna che fa un export di 8 miliardi e noi meno di 4. E la Spagna ci batte anche sul totale di export agroalimentare: 42 miliardi contro 36.
Chiediamoci perché e scopriremo che la battaglia – ha concluso De Castro – va fatta sull’aggregazione delle imprese e sulla promozione delle potenzialità e qualità dell’agricoltura italiana e tarantina».