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Si allarga l’area d’esenzione Imu: una vera e propria boccata d’ossigeno per coadiuvanti e società agricole.

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La buona notizia giunge alla vigilia del pagamento dell’IMU per i terreni agricoli, in scadenza il 16 giugno prossimo, ed è contenuta nella risposta del Dipartimento delle Finanze ad un chiarimento chiesto da Confagricoltura e Cia. L’amministrazione finanziaria ha dunque chiarito che l’imposta non è dovuta per i terreni posseduti dai coadiuvanti coltivatori diretti e dalle società agricole.

«Con questo chiarimento – spiega il presidente di Confagricoltura Taranto, Luca Lazzàro, in questi giorni impegnato in un tour promozionale a Tokyo – si sgombra definitivamente il campo da qualche dubbio interpretativo che avrebbe comportato costi consistenti e, soprattutto, non dovuti a diverse realtà imprenditoriali». Il taglio dell’Imu agricola previsto dal Governo nella Legge di Stabilità, difatti, aveva lasciato alcune zone d’ombra non tanto per i coadiuvanti, per i quali la precisazione arrivata in queste ore appariva abbastanza scontata, quanto per il trattamento riservato alle società agricole, sotto qualsiasi forma giuridica.

«Le società agricole – continua Lazzàro – vengono infatti equiparate agli imprenditori che abbiano la qualifica di imprenditore agricolo professionale (i.a.p.) a condizione che nella compagine sociale almeno un socio possegga tale qualifica (l’amministratore nel caso di società di capitale). E’ anche questo il risultato della lunga battaglia che, come organizzazione di categoria, abbiamo condotto per la cancellazione dell’Imu agricola, un’imposta da sempre ritenuta iniqua e vessatoria e che si sta smontando pezzo dopo pezzo».

Per Confagricoltura, però, non è ancora il momento di tirare le somme. «Aspettiamo con una certa apprensione – sottolinea Lazzàro – la conclusione del processo di revisione degli estimi catastali per i terreni agricoli. Siamo abituati a convivere con il rischio di amare sorprese per gli agricoltori. Così come non abbiamo smesso di lottare per l’eliminazione dell’Imu a favore dei soggetti che affittano i terreni agricoli agli under 35, un aspetto inspiegabilmente rimasto fuori dal pacchetto delle esenzioni.

Un costoso controsenso – conclude Lazzàro – in un’Italia in cui la superficie coltivata si riduce sempre più e il ricambio generazionale in agricoltura, di fatto, viene disincentivato».

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