Il vino sarà buono lo stesso, ma la cantina funzionerà molto meglio. Con meno sprechi e meno risorse, semplicemente riorganizzando il processo produttivo e cambiando mentalità.
E’ questo il Lean Thinking, vera e propria filosofia del “pensiero snello” applicata alle imprese, anche a quelle agricole, presentato ieri sera nella tappa di tenuta Vetrère, una bella distesa di vigneti a spalliera, mandorli, ulivi e grano a due passi da Montemesola e in isola amministrativa di Taranto.
Dopo il Pmi Day di novembre, sperimentato a Taranto e appena diventato evento nazionale, arriva dunque un altro frutto della collaborazione tra Confagricoltura Taranto e Comitato Piccola Industria di Confindustria Taranto. I rispettivi presidenti, Luca Lazzàro e Luigi De Filippis, hanno fatto “team” assieme a Fanny Trinchera, che ha messo in gioco l’azienda Vetrère: il Lean Thinking, in fondo, coinvolge le persone allo stesso modo del processo produttivo.
«Vogliamo che gli agricoltori non siano più solo tali – ha detto Lazzàro – ma siano imprenditori, crescendo culturalmente e modificando le aziende attraverso nuovi processi come il Lean Thinking. Confagricoltura non vuol essere più solo sindacato agricolo, ma accompagnare le aziende verso la crescita, studiando ed entrando nelle aziende, in casa degli imprenditori».
Nasce così il primo esperimento del genere al Sud: già anche qui, adesso, si può pensare di “rivoluzionare” belle realtà produttive per renderle più efficienti, moderne e competitive. Con la disponibilità offerta gratuitamente da De Filippis: «Dateci un nome – ha detto – noi porteremo questa filosofia in azienda, mettendo in comune conoscenze e capacità che possono far crescere tutti. Un’esperienza non giovane ma nuova qui da noi».
E la pronta risposta della padrona di casa: «Tutto ciò che riguarda l’approccio gestionale e operativo – ha chiarito Trinchera – è per noi interessantissimo, perché c’è in generale una forte assenza su questi temi. Siamo pronti e disponibili a fare questo percorso di crescita insieme per migliorare l’efficienza della nostra azienda». A rinforzare il gruppo Gianluca Buemi, presidente dell’Ordine degli Agronomi di Taranto: «Sono affascinato da questa nuova concezione aziendale. Gli agronomi – ha assicurato – sono a disposizione nell’affiancarvi per fare da supporto e mappare sprechi e risorse».
La strada è quella tracciata da Francesco Velluto, esperto certificato Lean di Confindustria, che ha disseminato tra i presenti al workshop principi, regole e consigli. Smontando, innanzitutto, quella che potrebbe sembrare un’eresia: si può fare un Primitivo esattamente come si produce una Toyota? La risposta è apparsa subito chiara: non conta ciò che fai, ma il “come”. Il metodo cioè, che sta alla base della rivoluzione Lean: analizzare l’azienda, trasformarla e rimetterla in moto attraverso il Lean management, «il sistema che permette di eliminare gli sprechi e aumentare i ricavi soddisfacendo sempre di più i clienti». Del resto, l’alternativa è obbligata, soprattutto in tempi di crisi: “innova o perisci”, diceva Bill Gates. «Un’opportunità da cogliere – ha insistito Velluto – per trasformarsi in qualcosa di diverso». E di migliore. Diffondendo il pensiero snello, perché no, «nella filiera agroalimentare e in particolare vitivinicola» e scrollandosi di dosso la zavorra del “vorrei ma non posso”: «Dal cambiamento non possiamo prescindere: bisogna solo guardare le cose da un nuovo punto di vista».
Il Lean Thinking è tutto questo: imparare a vedere con semplicità come le singole cose sono connesse con un sistema globale. Alle spalle c’è una filosofia nata ai primi del ’900 negli Usa del gigante Ford: «Una mancata rivoluzione – ha ricordato Velluto – poi rivista, corretta e sviluppata mezzo secolo dopo dalla giapponese Toyota nel suo Tps». Il famoso Toyota production system, che «va a caccia degli sprechi coinvolgendo tutto il capitale umano e mettendo al centro il cliente». Poi nel ’92 l’approdo (di ritorno) nell’Occidente, Usa e Europa, e dal 2003 l’impulso dato da Confindustria alla sua diffusione in vari settori, in grandi industrie come nelle piccole e medie imprese italiane.
Un lavoro di profondità, perché applicare i cinque pilastri del Lean significa entrare nel cuore delle aziende, razionalizzare e standardizzare i processi, generando così un sistema “a prova d’errore”. Obiettivo finale, il “kaizen”: «La perfezione è il ciclo virtuoso del miglioramento continuo, che non si raggiunge mai ma è la tendenza cui aspirare».
«Qui al Sud – ha rimarcato Velluto – la Lean rappresenta lo strumento nuovo per crescere e innovare ma ancora non attecchisce. Altrove in Italia, invece, si parla di moda o di rivoluzione». I primi risultati sono tangibili. Nel Gruppo Colli Berici delle Cantine Cielo e terra, oppure nel Mondo del vino di Priocca, che in 18 mesi è passato da 40mila a 60mila bottiglie senza nuovi investimenti ma solo con la Lean, abbattendo le scorte del 18%, aumentando la produttività del 10% e risparmiando circa un milione di euro.
Anche nelle toscane Cantine Ruffino, in meno di un anno il miglioramento è già sensibile: sprechi eliminati, meno costi, più efficienza e incremento produzione, con il recupero del 15-20% di lavoro con obiettivo al 25-30, senza licenziare persone ma facendo nuove assunzioni. «E’ il momento buono per prepararsi alla ripresa: è solo questione di tempo. Ed è questo che stanno pensando le aziende, per essere pronte al nuovo boom, altrimenti si rischia di soccombere. Per avviare il processo di trasformazione Lean – ha concluso Velluto – serve una visione, principi chiari e strumenti, cambiare le persone e supportarle nel processo di cambiamento». L’importante è muovere il primo passo. Insieme.