Le regole si possono cambiare, il vino – quello buono – no. E’ questo il messaggio forte che arriva dal convegno svoltosi ieri sera, 8 giugno 2015, a Manduria. La Terra del Primitivo è stata scelta da Confagricoltura Puglia per fare il punto sulle novità tecniche e normative con cui, a partire dal 2016, dovranno vedersela gli operatori del settore.
Una sfida quotidiana, produrre vino di qualità e con una forte radice identitaria, che oggi mette le quasi 500 denominazioni d’origine italiane di fronte all’assalto del “pericolo giallo”: la Cina, infatti, è già il secondo Paese del mondo per superficie vitata, dietro la Spagna e davanti proprio all’Italia. La competizione, insomma, non è un terreno privo di insidie su cui fare le proprie mosse, soprattutto in chiave di espansione futura, di scelte aziendali e di mercato.
Per questo Confagricoltura ha voluto aprire una finestra informativa nella sede del Consorzio Produttori Vini, davanti ad una folta e interessata assemblea, dove sono stati affrontati i capisaldi della “Nuova regolamentazione del settore vitivinicolo”: il nuovo Testo unico del vino – novità assoluta frutto della proposta avanzata da Agrinsieme, Unione Italiana Vini, Federdoc e Assoenologi -, il passaggio dai diritti d’impianto dei vigneti alle autorizzazioni gratuite, la dematerializzazione dei registri.
Temi cruciali per un settore che attende queste innovazioni da decenni, come sottolineato in apertura da Luca Lazzàro (presidente Confagricoltura Taranto), Umberto Bucci (presidente Confagricoltura Puglia e Confagricoltura Bari) e dal “padrone di casa” Fulvio Filo Schiavoni (presidente Consorzio Produttori Vini).
Interessanti gli stimoli e gli spunti di riflessione giunti dagli interventi, moderati da Adriano Abate (direttore Confagricoltura Brindisi), di Palma Esposito (responsabile settore vitivinicolo Confagricoltura nazionale) e Francesco Giovinazzi (responsabile Ufficio Area Salento Repressione Frodi Mipaaf), i quali hanno disegnato lo scenario di cambiamento del futuro prossimo. Intanto – ha chiarito Esposito – “la prima novità arriva dall’Ue, che dal 2015 prevede pagamenti diretti anche per le superfici vitate”. Il nodo più importante è però quello del nuovo sistema delle autorizzazioni per poter impiantare vigneti: “Dal 1° gennaio 2016 si passerà dai diritti alle autorizzazioni, basate su una graduatoria nazionale e con una durata di 3 anni anziché 8, perciò scomparirà il mercato privato dei diritti d’impianto a favore di una semplice richiesta all’autorità, peraltro gratuita. L’eliminazione dell’attuale regime avrà quindi un impatto molto forte per le realtà vinicole che dovranno programmare per tempo i piani di crescita aziendale, anche perché la nuova regolamentazione prevede che ogni Stato europeo possa concedere ogni anno nuove autorizzazioni equivalenti al massimo all’1% della propria superficie: per l’Italia la percentuale corrisponde a circa 6.500 ettari su tutto il territorio nazionale”.
Altra novità riguarda il Testo unico del vino che – ha sottolineato Esposito – “mette insieme tre leggi, riducendo costi di certificazione e procedure di controllo. Questa normativa arriva da una proposta fatta al Parlamento dalle organizzazioni di categoria, per la prima volta in un lavoro di filiera che coinvolge anche gli enologi”.
Gli elementi qualificanti del nuovo sistema riguardano, in particolare, ispezioni e sanzioni per i quali l’obiettivo è evitare duplicazioni e controlli non necessari: “La novità è il registro unico dei controlli, con un’attenzione significativa per le Doc, per le quali viene proposta una collaborazione tra enti di certificazione ed un vero e proprio Piano dei controlli differenziati in base al pregio delle produzioni”. Infine, la tracciabilità: “Per le denominazioni d’origine sarà possibile farla telematicamente, modalità più semplice e meno costosa dei sistema dei lotti e del contrassegno”.
Sulla tenuta dei registri del settore vitivinicolo in forma dematerializzata (istituita dal decreto 20 marzo 2015) Francesco Giovinazzi ha chiarito che “sarà difficile rispettare i tempi. I tecnici del Sian – ha rimarcato – stanno facendo un grosso lavoro e quando il sistema entrerà a regime sarà un enorme ausilio alla semplificazione di tutte le scritture contabili che si tengono in cantina. Il registro riguarderà anche l’uva da tavola e proverà a semplificare la vita soprattutto dei piccoli produttori”.
In chiusura, la spia rossa accesa da Sandro Candido, vicepresidente Federazione Nazionale Vitivinicola di Confagricoltura: “La novità vera – ha sottolineato – è che sul mercato sono arrivati i cinesi, che sono già al secondo posto mondiale per superfici vitate. Loro fanno semplicemente vino, noi produciamo determinati vini che si possono fare solo in certe zone con specifiche caratteristiche ed è su questo che dobbiamo continuare ad impegnarci: dobbiamo essere convinti che il vino è uno dei prodotti più sani che ci siano. Dieci anni fa in Cina non c’erano vigneti, oggi ne hanno oltre 700mila ettari e nei prossimi 5 anni li raddoppieranno. Noi dobbiamo essere convinti di ciò che facciamo e facciamo bene: il Primitivo si fa qui e non dovunque e con questa idea possiamo affrontare la sfida del mercato in tutto il mondo”.