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Ogni giorno utilizziamo lo smartphone un’infinità di volte per svolgere attività di ogni tipo: per comunicare, per fare acquisti, guardare film e, volendo, persino per passare il tempo giocando su casinò live come quello di Stacasinò.

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Ti sei mai domandato come viene messa a prova e poi migliorata la qualità degli schermi e della struttura di questi dispositivi con cui interagisci centinaia di volte al giorno? Oggi te lo raccontiamo.

Le marche produttrici di questo genere di prodotti tecnologici hanno sviluppato una serie di prove di “maltrattamento” dei loro prototipi affinché il risultato finale possa sopportare la vita che l’utente medio conduce con essi.

Colpi, sfregamenti e l’utilizzo quotidiano fa che questi oggetti così presenti nella nostra vita si consumino facilmente e siano spesso a rischio di rottura ma… fino a che punto? La marca cinese Huawei ha un laboratorio di prove di resistenza con sede nella città cinese di Shenzhen.

E’ risaputo infatti che una cosa è disegnare un prodotto e ben altra è costruirlo e dargli forma. Bisogna tenere in considerazione i materiali utilizzati, come vengono assemblati i vari pezzi e la qualità del processo di montaggio affinché si possa garantire una certa resistenza al telefono.

Vediamo in dettaglio in che modalità le macchine del laboratorio di Huawei maltrattano i prototipi di smartphone sviluppati dalla marca. In altre parole, cosa deve superare un dispositivo per passare alla produzione massiva.

Colpi e cadute

Nel laboratorio dove hanno luogo le prove si trovano un’infinità di macchine di varie dimensioni, alcune assomigliano a betoniere, altre a lavatrici allungate e i robot ripetono movimenti per ore e ore (o addirittura giorni) in modo ritmico e quasi ipnotico. I processi sono studiati da operai che si assicurano che complessi computer registrino tutti i dati di ogni test.

Nella macchina che assomiglia a una betoniera viene fatto ruotare un prototipo insieme ad altri oggetti per circa 50 ore. La situazione che si vuole simulare è quella che deve sopportare uno smartphone all’interno di una borsa a contatto con altri oggetti

Un’altra macchina simula 20 cadute alla velocità di 5 metri al secondo, vengono persino simulate diverse superfici, dal legno al marmo e il dispositivo viene fatto cadere da diverse posizioni per analizzare l’impatto e le sue conseguenze in diversi punti.

Pulsanti e cavi

In un’altra zona del laboratorio vengono messi a prova pulsanti del prototipo e persino accessori come cavi. Per provare lo schermo alcuni robot effettuano diverse pressioni su di esso per migliaia di volte, simulando i movimenti delle dita umane. L’obiettivo è determinare se alcune zone non funzionano come dovrebbero.

Vengono effettuate prove anche dei bottoni laterali e del sensore dell’impronta digitale.

Altre situazioni estreme

Non si perde occasione anche di testare la performance dei dispositivi a temperature molto rigide, gli smartphone vengono inseriti in frigoriferi o forni speciali per analizzarne il funzionamento a temperature che vanno dai -40 agli 80 gradi centigradi.

Per simulare la situazione quotidiana di sedersi su un dispositivo le macchine spingono un peso che va dai 25 ai 100 kg contro lo smartphone appoggiato su una sorta di amaca il cui materiale simula quello di un pantalone. Viene così misurata la resistenza alla pressione contro una tela.

Dopo aver scoperto a quante prove viene sottoposto uno smartphone prima di finire nella nostra tasca o borsa forse lo useremo con più leggerezza, l’importante è comunque non esagerare e prendersi cura soprattutto dello schermo oppure acquistare una custodia per attutire i colpi in caso di caduta.

 

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