“Sei araba? Mille e una notte ancora sul letto del Doge. Io sono un sultano che ti canta la vita e ti afferra il tempo vincendo l’oblio…”. “Sono araba. I miei riccioli biondi hanno i profumi d’Oriente. Resterò nel tuo palazzo e sarà il mio palazzo. Le bifore hanno le rose bianche dei balconi di Venezia”.
Ascolto questo dialogare. Non mi sorprende. Il vento è nella laguna. Un camminare sotto i ponti. L’araba il sultano… Il mio romanzo che racconta l’amore tra Asmà e Shadi… Continua il dialogare ma viene interrotto da una voce che canta e si sovrappone.
“Come sei bella più bella stasera Mariú! Splende un sorriso di stella negli occhi tuoi blu!”. Lido di Venezia. Echi di un suono antico che cammina negli anni. Mi accompagna con il vento e la salsedine degli ultimi giorni di agosto.
Venezia non è una città. È una magia. L’Oriente che non smette di recitare Marco Polo e viaggia tra le isole e gli amori. Venezia è una alchimia.
Cammino tra le calle. Scompiglio i corti capelli alla donna dai riccioli biondi che gioca alle maschere nude nello scenario di un teatro che ritma il suo “Anonimo veneziano”.
“Mi prendi l’anima”. Sussurro sulle labbra alla donna dai riccioli biondi.
Mi risponde: “Non solo l’anima. Anche il cuore. Anche il corpo. Voglio danzare sul tuo corpo. Lascia che io danzi tutti i balli di Cleopatra e delle donne arabe nei veli del verde degli sciamani. Tu segnami tutte le pieghe del mio corpo e penetrami il silenzio che mi porto dentro. Vincimi con la tua voluttà. Dai, non smettere di danzare. È il gioco dei numeri infiniti che sconfigge la morte. Io non sono l’ombra. Sono la tua sensualità smarrita nel sogno della mia sensualità”.
Ancora una voce mi canta nel vento: “Parlami d’amore, Mariù!/ Tutta la mia vita sei tu!/ Gli occhi tuoi belli brillano/ Fiamme di sogno scintillano.// Dimmi che illusione non è/ Dimmi che sei tutta per me!”.
Ancora nel mio cammino la donna indefinibile e incantevole dai riccioli biondi.
Chi sarà mai? Facile. Chiedetelo a Shadi. Vi risponderà senza esitare e senza alcuna reticenza. La donna dai riccioli biondi. È Asmà.
Così dirà Shadi: “Leggendo il mio romanzo la donna araba dai riccioli biondi ha il suo indirizzo segnato. Non vi potete sbagliare. A pagina 1955 troverete la soluzione”.
Mariù. Parlami d’amore dal lido di Venezia. Ricordi? Ci siamo persi nei luoghi della Locandiera e Goldoni da Piazza San Marco tirava gli scacchi sulla testa dei leoni. Noi sulla gondola si remava la laguna. Ma era soltanto qualche epoca fa. Mica secoli, avrebbe detto er Califfo.
Poi sono arrivati gli altri. Ma noi eravamo lì ad ascoltare quell’Anonimo di Alessandro Marcello (o Benedetto? Ma la querelle è risolta!) ripreso da Stelvio Cipriani per il film di Enrico Maria Salerno dal romanzo di Giuseppe Berto. Sbaglio volutamente. Dal soggetto di Berto per il film di Salerno è nato il romanzo? Ma questi sono dettagli.
Forse Venezia è anche una avventura che si veste di tardo barocco per dipingere le ciglia di Asmà. Certo. È così. Asmà è la donna dai riccioli biondi. La mia amante dagli occhi penetranti e dal corpo di nuvola che ha la leggerezza di un airone tra le sfumature dei verdi e una palma antica che segna ricordi.
Come sei bella con i tuoi riccioli mia Asmà, mentre mi reciti l’amore.
“Ti raccoglierò sotto il mantello verde negli inverni che verranno. Ti coprirò il capo con uno scialle di seta verde negli autunni che ci saranno. Ti vestirò di lino che ha le sfumature del verde dentro il bianco nei giorni dell’estate. Per aspettare il settembre che verrà tu mi coprirai con le tue carezze ed io ti offrirò il mio respiro e ti porterò nel campo delle fragole”. Così disse Shadi ad Asmà.
Ho riletto, da questa città che sembra perdersi nell’oblio, il destino di Shadi e di Asmà. Lui ha lunghi capelli che gli cadono sulle spalle. Parla con le parole degli sciamani della Terra del Sole e ascolta prima che il silenzio si possa lacerare. Lei è una gazzella. Ha gli occhi di terra e di mare. Bella. Ha l’eleganza di Marylin.
Occhi azzurri nell’intreccio degli orizzonti indiani e porta piccoli riccioli biondi sui corti capelli. Svelato, dunque, il segreto. Ma segreto non è. È solo magia nel canto di Aladino che viola l’infinito per restare nell’eterno. A Venezia ascolto una viola.
Perché ho gli echi di ritornelli di canzoni che non mi appartengono? Una spiegazione deve pur esserci. Ed ecco: “Non ti scordar di me;/la vita mia legata e a te/io t’ amo sempre più/nel sogno mio rimani tu.//Non ti scordar di me/la vita mia legata e a te/c’è sempre un nido/nel mio cuor per te”. 1935. O no?
È proprio vero. Venezia è un’avventura. Mischia le carte senza alcun trucco. Suoni arabi e parole d’Occidente agitano il vento che sibila tra i ponti e nel lagunare di acque che sbattono sui porticcioli. Si ferma un imbarcadero. Ci porterà agli Schiavoni. Restiamo mano nella mano. Io e la donna dai riccioli biondi. Accanto sono seduti Shadi e Asmà. Ma la donna dai riccioli biondi non è Asmà?
Non voglio reinventarmi il doppio, lo specchio o la maschera. Anche se a Venezia tutto può essere lecito. Anche di incontrare Gabriele ed Eleonora che si rincorrono tra le pagine del fuoco mai spento e sempre acceso e di pazzia vivono e muoiono. Qui è possibile trovare anche Pedro Alarcon vestito da principe spagnolo. Tutto è possibile e nulla è impensabile.
La donna dai riccioli biondi mi si avvicina stretta stretta, mi morde le labbra. E mi dice: “Parlami d’amore/tu che puoi./Mai potrai di me scordarti/io e te siamo l’unico viaggio/che giammai si smarrirà”.
Mi guardo intorno e siamo soli. Non ci sono più Shadi e Asmà. Spariti. Un magico destino. O semplicemente un destino? Venezia non è un capriccio. Le gondole si dondolano. Il sole fa ombre e le nuvole hanno chiarore.
Come sei bella, più bella che mai… Forse dimentico le parole. Ma una voce mi canta: “Ricordi una mattina che non andammo a scuola…”. Perché questo echeggiare di malinconie. Venezia è vita.
“Restami accanto. In questa notte veneziana. Non vedi? Il carnevale è il sempre. Non senti? Sono le chitarre gitane in questo scenario zingaro…”.
“Ma no, mio diletto. Parlami con le parole dell’amore. Non essere istrione. Baciami con il miele delle tue labbra. Io ti bacerò con il cuore che ti porto”.
“Perché cerchi il linguaggio dei Cantici? Noi siamo nomadi. Io sono straniero. Non ti amerò con la dolcezza dei sensi. Ti penetrerò con la sensualità della vita”.
“Elegiaco. Sublime. Sei estasi. Ma parlami con le parole dell’amore, mio diletto. Io sono la tua colomba”.
“Già, dimenticavo. Sei la mia colomba? Una di queste colombe che vola tra gli intagli di Piazza San Marco? Allora. Ricostruiamo tutto, diletta mia. Chiudo qui la mia follia e d’ora in poi reciterò soltanto dalla torre dell’isola”.
Questo breve dialogare a chi affidarlo? Ad Asmà e Shadi o allo scrittore che ha trovato il suo autore e alla donna dai riccioli biondi?
Ci saranno altri giorni, poi altri giorni ancora, poi ci sarà la notte e poi il tempo non si consumerà.
“Parlami con i gesti dell’amore, diletto mio”.
“Ti amerò con la vita tutta, colomba mia”.
“Mio sultano, lasciami come sogno tra una notte e mille notti ancora”.
“Sei araba? Non rispondere. Ti amerò sul letto del Doge. Preziosa come la luna nel disincanto del sogno. Tu sei”.