La guerra dichiarata, con virulenza, continua e dimostra che c’è un mondo musulmano con il quale occorre dialogare e una realtà terroristica, che non è una cellula impazzita, con la quale, purtroppo, bisogna far i conti con rischi gravissimi.
Colpire le Moschee, in terra Yemenita significa stringere un cordone all’interno di una dichiarazione che è guerra guerreggiata ma è soprattutto volontà di una potenza di dominio.
Il mondo musulmano è un articolato viaggio di civiltà che esula dalla morte nella violenza del terrorismo Isla – Muslmano. C’è una realtà Isla – Araba che è ben diversa rispetto alle diverse sfaccettature di una tradizione portata in Occidente da Maometto e stabilizzatasi in Africa e negli altri Centri Medio Orientali e Penisola Araba in cui il processo islamico si è consumato come cultura ed è diventato modello rivoluzionario. Attenzione al concetto di “rivoluzionario”. Questi atti sono una dichiarazione di guerra al “dialogare”, o tentativo di dialogare, all’interno della Moschea in senso piuttosto generale.
La Moschea è il luogo del pensiero musulmano nella sua integrità. Colpire una Moschea vuol dire colpire un Pensiero e quindi una cultura.
Ciò dimostra la disarticolazione di un mondo che sembrava un monolito e molti considerano la realtà Islamica ancora, se pur nelle sue diverse interpretazioni, un compatto modello di “razionalità”. Così non è.
La strategia stragista (che è guerra vera e propria) di Tunisi e ora nuovamente nello Yemen è la contrapposizione di una visione che intreccia un dominio geopolitico e una potenza territoriale religiosa ed economica. Il mondo Musulmano va ormai riconsiderato partendo dalle radici e dalle eredità geografiche.
Ma si pongono alcuni problemi. C’è un Islam che si contrappone negli Orienti e sul territorio delle Moschee. C’è un Islam che invade l’Occidente e punta a distruggere le Chiese.
La complessità del fenomeno si porta dentro la storia dell’identità Ottomana ma la cultura Ottomana si è sempre presentata con intrecci di processi che hanno interessato, come centralità l’Area del Mediterraneo, ma ha, potenzialmente, inciso un solco drammatico nella imposizione di una religione che è diventata cultura e non riguarda soltanto la fede.
L’altro fenomeno interessa l’esplosione del kamikaze. Non una strategia del terrore, ma una vera guerra tra le diverse “etnie” islamiche in Oriente e nei diversi assetti arabi e una guerra in un Occidente completamente allo sbando.
Insomma siamo in guerra!
Da Tunisi allo Yemen si scava nella storia e nel “pensiero” delle eredità di questi popoli.
Comunque, colpire le Moschee, in Yemen, è una guerra di potenza tra un patto religioso e un strategia militare. Partiamo ora da qui. Una guerra tra etnie all’interno della “logica” musulmana. Una guerra di potenza contro gli Occidenti.