«Una polveriera pronta a saltare in aria da un momento all’altro. Così si presenta Taranto oggi ai nostri occhi. I lavoratori dell’indotto Ilva chiedono un intervento urgente del governo, manifestando rabbia e preoccupazione con nuovi sit in di protesta. Anche i dipendenti diretti del Siderurgico sono pronti a scendere in strada, accanto ai colleghi dell’indotto.» E’ quanto dichiara Giancarlo Cito, già sindaco di Taranto, aggiungendo: «Fa bene il presidente di Confindustria Taranto a parlare di una città che “sembra assente”. Io però direi più esplicitamente che le istituzioni sono assenti, la politica assolutamente latitante e solo interessata a futili passerelle pre-elettorali.
Mentre il commercio continua a morire – ricorda Cito, storici negozi del centro di Taranto continuano ad abbassare le saracinesche per non rialzarle più, mentre l’informazione locale continua a perdere pezzi, con una crisi che investe giornali ed emittenti televisive, con i lavoratori che lottano in questi giorni per mantenere in vita i megafoni di questa città, ebbene mentre tutto questo accade, cosa fa il sindaco Stefano? La risposta è la stessa da anni. Sta a guardare, aspettando forse una manna dal cielo.
Assistendo a questo stato di cose, mi chiedo come il sangue del primo cittadino non ribolla come il mio. Fino a questo momento l’unica reazione che sembri aver avuto è stata quella di scrivere l’ennesima lettera al presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Non si contano veramente più le lettere che ha mandato da che è in carica. Ma con quali risultati? È chiaro che il suo è un atteggiamento fallimentare se siamo alla situazione attuale.
Non ho la bacchetta magica – conclude Giancarlo Cito, magari l’avessi, ma al suo posto scenderei in piazza con i lavoratori, starei accanto a loro, andrei a Roma a battere i pugni, a far sentire la voce di Taranto, non con una lettera. I tarantini meritano di più, questa città non può essere maltrattata ancora. È stata usata, inquinata, sempre al servizio del Paese e per il bene dello Stato, che oggi le volta le spalle nel momento in cui chiede di essere salvata. Ora basta! Non se ne può più di queste storie! »