Si conclude il 2020, un anno segnato dalla pandemia da Covid-19 con i conseguenti lutti, problemi economici e sociali, stravolgimenti delle nostre abitudini quotidiane, impegno straordinario di sanitari e forze dell’ordine, gesti di commovente solidarietà e di vergognoso egoismo.
Un anno che non dimenticheremo.
Ogni anno comincia il primo giorno di gennaio, questo – per molti di noi – è cominciato il 17 febbraio, quando un cittadino di Castiglione d’Adda si presenta all’ospedale di Codogno con sintomi di influenza, identificata poi come una leggera polmonite. Sarà identificato come “Paziente Uno” ed a lui seguiranno altre decine di migliaia di persone, in una statistica che – al 20 dicembre – registra 1.953.185 casi positivi, tra cui 1.261.626 dimessi e guariti, 68.799 deceduti, 622.760 casi attivi e 25.129.125 tamponi, rendendo l’Italia l’ottavo paese al mondo e il quarto in Europa per numero di casi totali e complessivamente il quinto paese al mondo e il primo in Europa per numero di decessi.
Per altri quest’anno è cominciato il 9 marzo, quando venne emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che estese a tutta Italia il divieto di spostamento per motivi non necessari, la sospensione delle attività sportive, di manifestazioni ed eventi, la chiusura di musei, luoghi di cultura e centri sportivi. Fu il primo di molti altri DPCM, un acronimo praticamente sconosciuto fino a quel giorno, che da allora imparammo tutti a conoscere.
E’ cominciato allora un periodo fatto di autocertificazioni e quarantene fiduciarie, di paure e preoccupazioni, di ricerca di generi di prima necessità e di ri-scoperta di attività domestiche come la preparazione di focacce e la realizzazione di striscioni e manifesti che ci spronavano all’ottimismo.
Quella minaccia, che a gennaio sembrava riguardasse solo la Cina, arriva però a anche vicino a noi.
Il 26 febbraio è Taranto a registrare il primo paziente positivo, l’11 marzo il Covid-19 arriva a Francavilla Fontana e il 18 marzo giunge anche a Grottaglie dove
dove – purtroppo – il 7 aprile si registra anche il primo decesso.
E’ stato un anno che non dimenticheremo perché molti di noi hanno dovuto rinunciare a momenti che non torneranno più: festeggiare la nascita di un bambino, celebrare la laurea di un amico, partecipare ad un matrimonio, piangere un parente deceduto e potergli dare l’ultimo saluto; non lo abbiamo potuto fare e non ci saranno seconde occasioni.
E’ stato un anno che ricorderemo quando – speriamo presto – torneremo alla nostra normale quotidianità: uscire di casa per andare a fare la spesa o recarsi al lavoro, accompagnare i nostri bambini a scuola, prendere un caffè al bar con un amico e chiacchierare con lui del più e del meno, fare una passeggiata con il nostro compagno, abbracciare un nonno, imparare da una zia a fare le orecchiette, ma anche recarsi al mercato settimanale, celebrare la Pasqua, il Natale o il Santo patrono; per mesi tutto questo non è stato possibile e – ad oggi – non sappiamo quando lo sarà di nuovo.
E’ stato un anno che non dimenticheremo perché abbiamo scoperto una nuova solidarietà, il sentirsi uniti cantando sul balcone con i nostri vicini, l’abnegazione di chi ha lottato giorno dopo giorno contro questo virus infido: infermieri, medici, ma anche forze dell’ordine, volontari delle tante associazioni che operano sul territorio, commessi e cassieri dei negozi, operatori ecologici e farmacisti, ciascuno spesso impegnato ben oltre i meri doveri professionali.
E’ stato un anno che ricorderemo per le giustificazioni ipocrite di chi violava le regole di prevenzione anteponendo il proprio meschino tornaconto alla salute degli altri, per le scuse puerili di chi non indossava correttamente la mascherina di protezione, per i ragionamenti assurdi di chi negava l’evidenza sminuendo la pericolosità di questo virus, per le polemiche pretestuose di chi alimentava la confusione invece di fare chiarezza.
E’ stato un anno che non dimenticheremo per il dolore che ha arrecato a molti di noi, per la paura che in questi mesi tutti abbiamo provato, per i sacrifici economici di molte imprese e lavoratori, che hanno vissuto e vivono il timore di veder crollare i progetti di una vita.
Ma è stato un anno che ricorderemo perché in pochi mesi sono diventati realtà servizi di cui si discuteva da anni: dal tele-lavoro da casa alla dematerializzazione delle ricette farmaceutiche, sino alla didattica scolastica sviluppata grazie alle nuove tecnologie informatiche, modalità di vita quotidiana a cui non rinunceremo anche quando l’incubo del Covid-19 sarà passato.
E’ stato un anno che non dimenticheremo per le sfide che ci ha imposto e che abbiamo affrontato: noi di GIR abbiamo offerto ai followers del nostro blog una condivisione di info basate sulle informazioni fornite da enti istituzionali e fonti ufficiali, rifiutando sensazionalismi e polemiche. Abbiamo adeguato il modo di rivolgerci al nostro pubblico realizzando interviste con tutti i principali attori della vita politica, economica e sociale, senza tralasciare l’attualità, la cultura e lo sport. Abbiamo continuato ad esserci per chi sui social, via email, tramite lo smartphone ci chiedeva dalla Lombardia o dal Veneto notizie sui parenti residenti a Grottaglie, per chi aveva necessità di comprendere le modalità di richiesta dei servizi di ProntoFarmaco e ProntoSpesa istituiti dal Comune, per chi aveva bisogno di avere l’elenco dei negozi che effettuavano la consegna a domicilio della spesa.
E’ stato un anno che non dimenticheremo grazie alle centinaia di condivisioni, alle video realizzati, alle tante ore spese per offrire un quadro preciso ed attuale della situazione.
Ed è stato un anno che ricorderemo grazie alle email, ai messaggi, ai commenti sui social ed alle telefonate dei nostri lettori che ci hanno testimoniato il loro affetto e l’apprezzamento per il nostro lavoro quotidiano.
A loro, ai nostri followers, al nostro staff ed a tutti coloro che ci sono stati vicino va il nostro ringraziamento per essere stati con noi in quest’anno così particolare ed il nostro augurio per un 2021 ricco di gioia e soddisfazioni.