«Oramai è prassi consolidata nel Nostro Paese di pensare e fare le “Grandi Riforme” senza tener conto né del parere né delle esigenze dei veri fruitori del Servizio Pubblico interessato sia esso Sanità, Scuola o Giustizia e si ragiona, anche per questo ultimo Servizio, solo ed esclusivamente in termini di bilanci da sistemare o peggio di risparmi da dover garantire passando sulla “pelle” delle persone siano essi malati, alunni, indagati, imputati o vittime di reati e si procede con tagli lineari a riformare sistemi complessi ove la dignità delle persone viene letteralmente calpestata e i “diritti” , che la nostra Carta Costituzionale garantisce, trasformati in incomodi “ stracci” da sacrificare a logiche, oramai neppure più di mercato, ma di tipo meramente finanziario.» Lo afferma in una nota l’Avv. Marina Venezia, della Direzione Nazionale Cittadinanzattiva e Coordinatore Regione Puglia di Giustizia per i Diritti .
«Ecco che ci imbattiamo – scrive ancora l’Avv. Venezia, tra le tante, nell’ ennesima “ Riforma della Giustizia” alias dell’Ordinamento Giudiziario iniziata nel 2012 ed oggi ancora in discussione con la previsione della soppressione delle Corti di Appello da ridursi nella misura di una per Regione. Non è certamente questo lo “spazio” nel quale racchiudere il nostro punto di vista, che richiede, invero, tempi e modalità di riflessione ben diversi e luoghi istituzionali nei quali i cittadini organizzati possano esprimere le loro opinioni e avanzare le loro proposte. Spazi, ancor oggi angusti e ristretti, tante sono le difficoltà frapposte dalle stesse Istituzioni per garantire ai cittadini quelle forme di partecipazione , pure previste dalle Leggi, in settori ove è in gioco un interesse generale da tutelare e un bene comune da difendere. Ciò accade anche per il “bene comune” Giustizia e per il Servizio Pubblico ove essa si amministra , servizio che deve essere all’altezza di garantire a tutti accesso, imparzialità ed efficienza. Sono questi i profili che ci interessano per segnalare che la paventata riforma di chiusura e soppressione delle Corti di Appello (e delle Procure) comporta per i cittadini una grave lesione ai loro diritti ed in primis quello di ricevere risposte di giustizia con costi sopportabili e in tempi brevi. Ci chiediamo come sia possibile coniugare le ragioni e le regole di spending review, le regole di mercato e quelle della finanza con la legittima domanda di Giustizia dei cittadini che, a stento, oggi, riescono ad iniziare una causa visti i costi altissimi e ad ottenere una sentenza in tempi ragionevoli se poi vengono “tagliati” tribunali, procure, sedi di corti di appello e loro sedi distaccate. Prima di farlo si devono anche preventivare i disagi e i costi che deve sopportare il cittadino di Leuca per raggiungere Bari a discutere la sua causa di appello o la sua denuncia penale e si deve pensare al cittadino di Taranto, già martoriato dai problemi di inquinamento e di salute, che chiede Giustizia per le sua causa di lavoro o di risarcimento contro l’Ilva e non potrà più contare sulla sezione distaccata di Corte di Appello.
Ma si potrebbe continuare con un infinito elenco che, tuttavia, non darebbe ragione di una verità – prosegue la nota dell’Avv. Marina Venezia: la razionalizzazione delle risorse ( sempre che sia vera e reale) non deve e non può, come al solito, annullare diritti sacrosanti quando ad altri cittadini come ad esempio i nostri Parlamentari, invece, viene garantito ogni minimo rimborso spese anche per minimi spostamenti dovuti a ragione del loro Ufficio Istituzionale e pensioni d’oro e benefit di ogni tipo per rendere agevole il loro presunto e, spesse, non esercitato impegno politico. I cittadini vogliono “scendere in campo” anche loro e deve essere loro mostrato il “piano di emergenza” come studiato nelle secrete stanze degli“addetti ai lavori”. Si devono mostrare loro i conti e le ragioni delle assurde e non sempre necessarie soppressioni di ospedali, scuole e Tribunali. Nel settore Giustizia, poi, alquanto inspiegabilmente, viene negato ogni “accesso” alle Organizzazioni Civiche per partecipare e sedere ai tavoli di discussione dei vari disegni di legge laddove i cittadini hanno un diritto costituzionale da esercitare: quello sancito dall’art. 118 della Costituzione ultimo comma per interloquire sulle Riforme che riguardano beni comuni e interessi generali. Essi sono automaticamente “fatti fuori” da presunte norme e regolamenti che prevedono che i diritti dei cittadini siano esercitati dai loro rappresentanti istituzionali cioè di coloro che i cittadini hanno votato in un’urna. Ma questo è oramai passato, è il vecchio modo di concepire la politica , una politica fatta di “addetti ai lavori” e in mano a gente che davvero ci rappresenta solo in parte e che persegue solo fini ed interessi personali.
Accanto a questo tipo di rappresentanza vi è quella diretta , quella che prevede forme di partecipazione dei cittadini, singoli e associati, con i criteri di sussidiarietà orizzontale. I Cittadini , infatti, da decenni, si sono “attivati”, scendono in campo per “chiedere conto” , pretendono di essere ascoltati ed è sotto gli occhi di tutti quanto efficace sia l’attività di protesta, ma anche di proposta dei cittadini .Lo abbiamo visto a Taranto con le associazioni ambientaliste, con le associazioni a tutela dei malati, con quelle organizzazioni civiche che hanno anche loro al loro interno “quadri”, cittadini attivi che studiano la storia, l’economia, la finanza, la politica e che sono perfettamente in grado di comprendere quanto lontana da loro sia certa politica dai toni scialbi, becera e corrotta laddove alcuni dei loro esponenti siedono del tutto indisturbati negli scranni dei vari parlamenti regionali,nazionale o in quelli degli enti locali senza fare il bene di nessuno se non di loro stessi per perseguire i loro interessi societari in regime, spesso, di aperto conflitto di interesse.
Ed allora – conclude nota l’Avv. Marina Venezia – prima di sopprimere sedi di tribunali, procure o corti di Appello andando avanti poi anche con chiusure e soppressioni di ospedali chiedete a noi cittadini se le Riforme di questo tenore siano rispettose di quella presunta efficienza e risparmi in nome dei quali queste soppressioni sono previste e interrogatevi anche se le norme che state approvando prevedano tutele e giustizia sociale o se, ancora una volta, il cittadino debba essere solo calpestato oramai succube di politiche finanziarie ove la Giustizia non è più neppure una merce di scambio ma solo un Paradiso perduto. Per sempre.»