“Può un libro indicarci la Via da seguire?” è la domanda che campeggia nella quarta di copertina de “I Ching di Ernst Bernhard”, il libro curato da Luciana Marinangeli per i tipi de “La Lepre Edizioni”.
Si tratta, come spiegato in copertina, di “Una lettura psicologica del’antico libro divinatorio cinese”, effettuata con un approccio originale e coinvolgente. Nonostante l’origine si perda nella notte dei tempi, il libro de I Ching è conosciuto da poco tempo in occidente, e – per tutta una serie di motivi – non sempre i suoi esagrammi sono stati presentati al netto di eccessive semplificazioni. Si è passati da una sorta di oroscopo esotico ed un calderone dove ciascuno poteva trovare, non di rado “a posteriori”, conferma delle previsioni più infauste, come nelle visioni di Nostradamus.
Certamente difficile, se non impossibile, per un lettore medio è un approccio filologicamente ineccepibile, che richiederebbe conoscenze di filosofia, linguistica ed antropologia non alla portata di tutti, più utile ed interessante invece vedere questo antico testo sapienziale cinese come uno strumento, la cui efficacia può emergere se affidato alle mani capaci di sappia come usarlo utilmente.
Questo ha fatto, negli ultimi anni del secolo scorso, Ernst Bernhard, in una Roma che usciva dai disastri della guerra e si affacciava alla Dolce Vita, utilizzando questo libro divinatorio come aiuto diagnostico, dandone – come si legge nella presentazione – “un’interpretazione tutta nuova, chiara ed interamente psicologica”.
Non vi potrebbe essere contrasto maggiore che quello di un testo ambiguo e sfuggente permeato dallo spirito orientale interpretato da uno studioso tedesco, visto dall’immaginario collettivo come esempio di lucida razionalità; ed invece è proprio da questo apparente contrasto che nasce un’opera in cui al lettore è chiesto di mettere da parte certezze e pregiudizi e scegliere di provare a guardare – novella Alice – cosa c’è oltre lo specchio che riflette la nostra normalità, che poi non sempre non è così normale come crediamo.
Ciascuno potrà (dovrà?) trovare nella lettura di questo libro la propria chiave di lettura; qualcuno ne apprezzerà la storia descritta nell’introduzione, altri troveranno intrigante scoprire perché personaggi come Adriano Olivetti o Federico Fellini consultavano I Ching; altri ancora preferiranno l’analisi fornita dallo stesso Bernhard ai suoi allievi romani; infine qualcun altro si lascerà affascinare (o confondere, e non è detto che le due cose non possano viaggiare insieme…) dal commento dei 64 esagrammi dettato dallo stesso Bernhard alla scrittrice Carla Vasio. Quale che sia il nostro approccio, la risposta alla domanda iniziale potrebbe essere tanto positiva quanto negativa; Un libro non può indicarci la Via da seguire, a meno di non volerci trasformare in passivi automi privi di libero arbitrio, ma può – allo stesso tempo – fornirci stimoli, suggerimenti, lampi illuminanti, punti di vista originali, piccole provocazioni in grado di aiutarci a scegliere la “nostra” Via.
Oggi più che ieri, forse, viviamo in tempi in cui si succedono cambiamenti epocali in tempi cronologicamente ridotti; ciascuno di noi può esserne spaventato o sentirsi inadeguato, la saggezza cinese dei millenni passati, distillata in questo libro, ci conforta ricordando che il cambiamento è una legge di natura che va compresa ed a cui dobbiamo adattarci, nei tempi e nei modi più opportuni.
«Una storia straordinaria e un personaggio straordinario». È il commento di Tullio Kezich su Ernst Bernhard, lo psicoterapeuta di Federico Fellini, che seppe rovesciare il suo destino di uomo perseguitato e colpito da dolorose tragedie familiari, divulgando il pensiero di Jung nell’Italia del dopoguerra e diventando il terapeuta delle menti migliori di quella generazione. In questo libro viene pubblicato per la prima volta il commento di Bernhard a I Ching, dettato nel 1959 all’allieva Carla Vasio, disseminato di perle gettate con tiro secco e sicuro.
Al lume dell’antica saggezza dell’alternanza Bernhard ci insegna a vivere l’incertezza come momento vitale, creativo.
Altre sue riflessioni sull’antichissimo libro divinatorio cinese sono state registrate da Silvia Rosselli o tratte dalle lettere alla suocera Marta Friehlander.
Luciana Marinangeli accompagna il testo con una accurata ricostruzione del contesto storico e filosofico nel quale si svolse la vita di Bernhard. «Un individuo insolito che si occupa di cose insolite», diceva Bernhard di se stesso.
Utilizzò ad esempio I Ching come aiuto diagnostico per i suoi pazienti, dandone una interpretazione del tutto nuova. «In ogni cosa c’è un tempo per andare e uno per fermarsi, come c’è il giorno c’è la notte». Una saggezza allo stesso tempo biblica e taoista, che può salvarci dal tempo convulso e tormentato in cui viviamo..