«La riforma delle Camere di Commercio è come una condanna definitiva ad un territorio senza un reale ritorno in termini di riassetto e risparmio nella Pubblica Amministrazione.» E’ il giudizio lapidario di CGIL, CISL e UIL di Taranto, che intervengono sul tema del Decreto Legislativo in fase di attuazione di cui all’articolo 10 della Legge 7 agosto del 2015: un piano di riordino che secondo il Ministro Madia prevedrebbe accorpamenti e cancellazioni di circa ben 45 camere di commercio nazionali in base a criteri numerici stringenti.
«Non possiamo immaginare cosa accadrebbe se questa malaugurata ipotesi di accorpamento o cancellazione riguardasse la Camera di Commercio Commercio e di Taranto – sostengono i segretari confederali – nella delicata fase in cui questa provincia prova a riprendere il passo dell’economia nazionale non più basandosi sul rapporto monolitico della classica cattedrale nel deserto, ma provando invece ad animare l’humus economico e imprenditoriale locale in vista di quella tanto desiderata diversificazione produttiva indispensabile e vitale.
Il Piano della Ministra Madia dunque non piace e i sindacati confederali ionici sono pronti a ribattere punto per punto. Quel riassetto – spiegano – presentato come un provvedimento vocato al risparmio, in realtà corrisponde ad un misero 0,2% della spesa pubblica nazionale che guarda caso, decide di tagliare non sulle spese di rappresentanza o sugli sprechi, ma su realtà di sostegno all’impresa che in verità andrebbero riviste più sul piano dell’operatività concreta.
E’ indubbio, e ne siamo consapevoli, che le Camere di Commercio su tutto il territorio nazionale di fronte al mercato globale debbano essere attrezzate invece diversamente, fortificando strumenti e competenze al loro interno – continuano i segretari – e investendo sulla forza lavoro che così, con questa riforma, rischia di essere dispersa, a danno degli assetti occupazionali dei territori coinvolti, senza possibilità di essere forse nemmeno ricollocata.
A Taranto parliamo di circa 80 unità fra dipendenti diretti, aziende speciali e di sistema, impiegate nell’ente camerale a diverso titolo professionale e che sarebbero, a nostro avviso, coinvolti da tagli lineari perdendo di fatto qualsiasi garanzia occupazionale. Sono lavoratori che svolgono brillantemente il proprio lavoro, grazie all’alto grado di preparazione e qualificazione che hanno acquisito in questi anni; in realtà, come vera conseguenza avremmo solo gravi ripercussioni sui servizi offerti ai cittadini e alle imprese,… altro che risparmio, sarebbe solo cattivo funzionamento e disservizio !
Ecco perché la riforma sa di condanna specie per quelle comunità che al di sotto delle 75.000 imprese iscritte (uno dei requisiti previsti – ndr) rischiano di veder naufragare ogni ambizione legata alla piccola e media impresa.
Secondo CGIL, CISL e UIL dunque la riforma si fonderebbe su presupposti contrastanti. A fronte di una incidenza di spesa che comporterebbe un risparmio medio annuo di circa 63 euro a imprese (circa 5,2 euro al mese) ci si ritroverebbe di fronte alla riduzione di risorse di oltre 400 milioni di euro nelle voci dei territori che riguardano i settori dell’export, del credito, del turismo, dell’innovazione e della formazione. Una riforma che va in controtendenza anche rispetto alle dichiarate scelte espansive che il Governo intenderebbe varare con la Legge di Stabilità.
Valori di contrazione che ad esempio in provincia di Taranto per il taglio dei diritto annuale si è già trasformato in un valore negativo di circa 550mila euro con la diminuzione proprio dei servizi a supporto delle imprese tarantine. Cgil Cisl Uil Territoriali, con le rispettive Federazioni di Categorie, oltre a sostenere tutti i lavoratori nello stato di agitazione proclamato qualche settimana fa, dichiarano infine che si tratta di una riforma insensata e che comunque non può riguardare la Camera di Commercio di Taranto.
Proprio ora – concludono Massafra, Castellucci e Turi –che di nuova impresa e di nuovi modelli di sviluppo abbiamo fondamentale bisogno e proprio mentre il Contratto Istituzionale di Sviluppo per Taranto, in cui la CCIAA ha ruolo strategico, ci chiede di immaginarci diversi.»