Dopo il via libera alla disciplina del catasto energetico regionale, lo scorso dicembre, la Regione Puglia sta lavorando alla stesura dei provvedimenti di Giunta previsti dalla legge regionale n.36.
La legge – ricordiamolo – attua in Puglia la legislazione statale che recepisce le direttive comunitarie in materia e, tra le altre cose, fissa i principi per lo svolgimento delle attività di controllo sul funzionamento degli impianti termici e sugli attestati di prestazione energetica degli edifici
Saranno però i provvedimenti di Giunta a fornire un quadro completo e dettagliato di come tutto ciò inciderà non solo sulle famiglie pugliesi, ma anche sulle imprese di installazione e manutenzione degli impianti che Confartigianato Taranto rappresenta.
Si consideri che, secondo l’ultima elaborazione del Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia su dati Istat, in Puglia il 97,2 per cento delle famiglie ha installato un impianto di riscaldamento, mentre il 2,8 per cento ne è privo.
Il sistema di riscaldamento più diffuso è l’impianto autonomo, utilizzato dall’82,9 per cento delle famiglie; seguito dalle apparecchiature singole fisse o portatili (14,1 per cento) e dall’impianto centralizzato (appena il tre per cento delle famiglie).
Quest’ultimo è maggiormente diffuso nel Nord-Ovest (lo adotta, infatti, quasi una famiglia su tre), mentre gli impianti singoli sono più utilizzati nel Mezzogiorno (31,3 per cento delle famiglie), considerate anche le minori necessità di riscaldamento grazie a temperature, generalmente, più miti.
La principale fonte energetica di alimentazione degli impianti di riscaldamento nelle abitazioni pugliesi è il metano, utilizzato dal 78,7 per cento delle famiglie; seguono le biomasse con il 11,5 per cento, l’energia elettrica con il 3,6 per cento, il gpl con il 3,4 per cento e il gasolio con il 2,8 per cento.
Oltre la metà delle famiglie pugliesi (57 su 100) non possiede un sistema ausiliario di riscaldamento dell’abitazione, mentre il 43 per cento delle famiglie ha un impianto aggiuntivo a quello principale. La tipologia più diffusa è quella degli apparecchi singoli fissi, utilizzata dal 27,5 per cento, seguita dagli apparecchi singoli portatili (15,5 per cento) e dal sistema centralizzato o autonomo (5,6 per cento).
“Seguiamo con estrema attenzione quest’ultima fase di completamento della normativa di cui alla legge regionale n.36 – commentano i Presidenti dei settori interessati Giovanni Palmisano e Francesco Basile di Confartigianato Imprese Taranto – e lo facciamo a stretto contatto con una categoria importantissima per l’economia della nostra provincia. Gli imprenditori lo sanno bene: questi provvedimenti avranno un’influenza diretta e rilevante sulla loro vita lavorativa e pertanto occorre mantenere alta l’attenzione.
Proprio per questo, per il tramite della nostra Federazione regionale, abbiamo avviato un’interlocuzione qualificata con i competenti uffici regionali, e nei prossimi giorni avremo uno specifico incontro proprio con l’Assessore regionale: è importante giungere ad una normativa condivisa e che tenga conto dei problemi riscontrati in tanti anni di attività sul territorio.
Quello degli impianti è un settore strategico per l’area tarantina, e non solo per un fattore prettamente economico. Insomma, diciamolo chiaramente: la qualità dell’aria che respiriamo non dipende solo dalla grande industria, che ovviamente gioca una grandissima parte, ma anche dagli impianti di riscaldamento, autonomi o condominiali che siano. Anche questi sono responsabili delle emissioni in atmosfera e dal loro corretto stato di manutenzione così come da attente verifiche periodiche dipendono lo stato di salute dell’ambiente e la sicurezza dei cittadini.
Ecco perché come Confartigianato Taranto ci batteremo affinché, nella stesura delle norme, si tengano in adeguata considerazione anche questi parametri oltre ad una facilitazione delle attività e degli adempimenti da parte delle imprese del settore.”