L’agroalimentare rappresenta un settore di estrema rilevanza per l’economia nazionale, basti pensare alla crescita che si rileva anche nelle esportazioni, ma ci sono alcuni comparti che mostrano evidenti elementi di difficoltà. È il caso di quello cerealicolo, le cui problematiche rischiano di compromettere l’effettiva operatività di moltissime aziende sia della produzione che della trasformazione e che sono al centro delle mozioni in discussione in questi giorni a Montecitorio. In particolare, per quanto riguarda il grano duro si sono andate consolidando alcune evidenti criticità strutturali che hanno via via messo in crisi l’intero settore: dall’obsolescenza del sistema degli impianti di stoccaggio all’eccessiva polverizzazione dell’offerta con moltissime aziende di piccole dimensioni che non riescono a fare rete e fronte comune tra loro a tutto vantaggio dei grandi operatori (molitori e pastai) che dettano le regole del mercato; nonché la crescente richiesta del mercato (soprattutto della pasta) di specificità organolettiche del grano sia in termini di valore molitorio, ovvero di resa in semola, sia di valore pastificante, ovvero di proprietà della pasta.
“A tali elementi negativi si aggiunge una estrema variabilità delle condizioni di mercato a livello internazionale, oltre che le sfavorevoli condizioni climatiche che hanno interessato la nostra penisola, imponendo l’aumento delle importazioni – dichiarano i deputati pugliesi Gianpaolo Cassese e Giuseppe L’Abbate, componenti M5S della Commissione Agricoltura alla Camera – I 4 milioni di tonnellate annue di grano duro prodotto in Italia, poi, sono sufficienti a coprire solo il 70% del necessario, motivo per cui siamo obbligati ad importarne grandi quantità dall’estero. Questa ed altre criticità vanno assolutamente rimosse attraverso una serie di misure, tra cui l’attivazione degli interventi previsti dal Piano cerealicolo nazionale, operando anche una sua revisione ove necessario, dotandolo di adeguate risorse finanziarie, così come introducendo forme di incentivi per i produttori sulla base della qualità del prodotto ottenuto e, perché no – proseguono L’Abbate e Cassese (M5S) – istituendo un Tavolo di lavoro del Ministero delle politiche agricole e delle associazioni di categoria maggiormente rappresentative, per trovare insieme i modi per migliorare l’equilibrio di mercato e la trasparenza nella rilevazione e formazione di prezzi. E poi supportando al massimo la ricerca scientifica per facilitare l’avanzamento sistema produttivo nazionale del grano duro e renderlo più adeguato alle sfide del mercato, migliorando la qualità nella fase della coltivazione del cereale, ma anche realizzando impianti tecnologicamente all’altezza delle sfide che abbiamo di fronte. Non possiamo dimenticare che il comparto cerealicolo opera in un contesto globale altamente specializzato e competitivo dove molti sono gli elementi che causano distorsioni nella filiera e che danneggiano in modo significativo i produttori esposti, più degli altri anelli della catena, a repentine perdite di reddito – continuano i parlamentari 5 Stelle – Vogliamo porre un freno a tutto ciò intervenendo con urgenza per predisporre misure adeguate anche per la tutela del reddito dei produttori, oltre che per il miglioramento della qualità tecnologica del prodotto, specie del grano duro. Ciò anche al fine di soddisfare le esigenze dell’industria di trasformazione i cui prodotti si collocano ai primi posti tra gli alimenti di eccellenza presenti nei mercati internazionali. Abbiamo una ricchezza nelle nostre mani rappresentata dal grano con cui produciamo la pasta per cui siamo famosi in tutto il mondo – concludono Gianpaolo Cassese e Giuseppe L’Abbate (M5S) – e abbiamo per primi l’obbligo di valorizzarla”.
La Puglia è il principale produttore italiano di grano con 343.300 ettari coltivati e 9.430.000 quintali prodotti nonché, dopo il recente boom a livello nazionale, anche di cosiddetti “grani antichi”, di cui le superfici coltivate sono quintuplicate, passando dai 1.000 ettari del 2017 ai 5.000 attuali, trainato dal crescente interesse per la pasta 100% italiana e di qualità.