«Generalizzare è sempre sbagliato, soprattutto quando si parla di temi scottanti come il caporalato». I recenti fatti di cronaca che hanno avuto come teatro le campagne di Ginosa, secondo Confagricoltura Taranto vanno inquadrati per quello che sono.
«Fatti specifici – commenta il direttore Carmine Palma – che vanno addebitati a chi li commette, come succede per ogni altro tipo di reato che abbia a che fare con il lavoro. Il caso di Ginosa evidenzia, piuttosto, che vi sarebbero responsabilità a carico di malavitosi di origine straniera, sebbene comunitaria».
Il punto è però un altro: «In provincia di Taranto – spiega il presidente di Confagricoltura Taranto, Luca Lazzàro – le aziende agricole occupano circa 29mila dipendenti, tra stagionali e fissi, e sono il fulcro di un’economia vitale che sta resistendo alla crisi e alle calamità; anzi, sta offrendo prove generose della sua capacità di innovare e di trovare nuovi mercati per l’export. Questo mondo, naturalmente, non fa notizia, come non la fa l’onestà di tantissimi imprenditori che danno “lavoro buono” e rispettano il contratto, senza sfruttare e senza ledere diritti. Fare di tutta l’erba un fascio, bollare tutti indistintamente come “sfruttatori” non serve a intervenire dove il problema c’è per davvero, ma travolge l’agricoltura per intero».
«E’ per questo – conclude il presidente Lazzàro – che continueremo a contestare l’impianto della legge contro il caporalato che, invece di contrastare le nicchie di criminalità in agricoltura, rischia seriamente di trasformare gli agricoltori in una categoria sinonimo di sfruttamento: per Confagricoltura questo è inaccettabile, le nostre aziende perbene non si toccano!».