«Ho sentito di tutto in questo post cancellazione dei corsi di medicina a Taranto. Ho sentito che le offerte serie non si preparano così. Che i trasporti fanno schifo. Che la sede anche. Che non ci sarebbe stata opportunità di crescere. Insomma l’esercito del disfattismo ionico, sempre pronto in armi, ha fatto come al solito il processo ad una buona idea e alla fine l’ha bocciata, bocciando in realtà la città ad un ruolo di eterna subalterna colonia senza possibilità di cambiamenti o avvii di nuovi percorsi.» Non usa giri di parole Walter Musillo, coordinatore di “Idea Indipendente” e tra i promotori dell’insediamento della Facoltà di Medicina a Taranto.
«Come se tutte le buone idee partissero senza intoppi – aggiunge Musillo, senza l’inevitabile fase di start-up che anche chi è più avvezzo all’impresa sa percorso periglioso e a volte di incerto approdo.
Ora malgrado tutto ciò, la Facoltà di medicina nella sede decentrata dell’Università di Bari a Taranto, invece, era ed è una buona notizia. Un primo passo verso un percorso di eccellenza formativa che forse chissà tra qualche anno avrebbe sfornato i primi medici tarantini e non, disposti a tutto pur di poter dare il loro contributo ad esempio ai reparti in affanno di figure specialistiche dell’Ospedale di Taranto.
Credo che a sfavore di Taranto abbia giocato altro. Non solo le strade, non i trasporti, non le aule, e neanche i laboratori di pratica medica orfane di un Policlinico (ahimè su questo fronte ospitiamo da anni sul territorio due importanti strutture ospedaliere, costrette a fare da trincea estrema al “male” di Taranto – ndr).
Taranto perde un’occasione perché è sempre tiepida quando si tratta di fare fronte comune. Perché si muove titubante quando si tratta di chiedere conto e chiarimenti sull’accreditamento della sede di Taranto o su un Bando del MIUR che assegnava all’Università di Bari 297 posti complessivi per la laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia, ma 237 da attivare nella sede didattica del capoluogo di regione e 60 nella sede di Taranto. Perché fa spallucce e non si incazza quando ci dicono “arrivederci” o un chissà “nel prossimo futuro”. E perché ai nostri figli è meglio raccontare che la sfida del futuro non si vince qui, caso mai imprecando e faticando il doppio, ma in qualche altra blasonata Università del mondo.
Ma se non si incomincia che senso ha rimanere qui per tutti? Che senso ha pensare al porto, alla città vecchia, all’impresa sostenibile, e persino a un nuovo ospedale che ancora una volta sarà poco appetibile per i medici che forse preferiranno gli Ospedali di qualche altra blasonata azienda sanitaria del mondo?
Il Rettore ha cancellato tutto ed ha sbagliato. Perché in questa decisione non ha neanche sentito il dovere di coinvolgere le istituzioni coinvolte, e perché per 40 genitori “sconvolti” dall’ipotesi di mandare i loro figli a studiare nel loro Bronx immaginario (è certo che tra loro non ci siano spiriti da Medici senza frontiere) nega a Taranto una occasione.
Il Magnifico Rettore perde un po’ della sua magnificienza – conclude Musillo, ma forse sapeva già che nessuna reazione vera sarebbe arrivata. Da coordinatore di Idea Indipendente mi impegnerò a smentirlo.»