«Il Piano di riordino ospedaliero approvato dalla Giunta regionale e al vaglio adesso della Commissione sanità per le audizioni impone una riflessione sul Sistema Sanitario regionale.» A dichiararlo è Cosimo Borraccino, consigliere regionale e Presidente della II Commissione (Affari Generali e Personale).
«È giusta la doverosa premessa – precisa il consigliere ionico – che il varo del Piano è stato dettato dall’approvazione dell’ultima legge di stabilità e dal recente DM 70 del 2015, quindi imposto da scelte di indirizzo politico- sanitario nazionali alle quali va aggiunta Ia drastica riduzione di trasferimenti dal Governo alle Regioni per circa 4 miliardi di euro, misura, giustamente, fortemente osteggiata da tutti i presidenti di Regione, consapevoli quest’ultimi, che tali tagli avrebbero causato una serie di restrizioni alle prestazioni sociali e sanitarie da offrire nei propri territori.
Oggi, alla luce delle continue disposizioni di pianificazione sanitaria centrale, si viaggia oramai verso un’idea di “Sistema Sanitario privato”, dove in futuro le polizze sanitarie la faranno da padrona. Diciamo che si va verso l’americanizzazione del sistema di fatto facendo retrocedere la qualità del sistema nostrano consapevoli che l’Italia è stata da sempre esempio per il suo Sistema Sanitario.
Andrebbe innanzitutto evitato, a livello regionale, lo smantellamento del sistema ospedaliero pubblico già ridimensionato dai due precedenti Piani di rientro approvati dalle Giunte regionali Vendola.
Attualmente – precisa Borraccino, compreso gli IRCCS “De Bellis” gastroenterologico di Castellana Grotte e l’oncologico Giovanni XXIII di Bari (che probabilmente subiranno tagli e risentiranno quindi della scure ragionieristica delle richieste ministeriali) e le aziende autonome “Policlinico” di Bari e “Ospedali riuniti” di Foggia, la Puglia con l’attuale Piano approvato il 29 febbraio, conta su 40 nosocomi pubblici (di cui 8 saranno riconvertiti, per non usare la parola chiusi).
Quindi scenderemo a 32 strutture ospedaliere pubbliche, un numero sul quale bisognerebbe decidere di non poter assolutamente derogare al ribasso.
Sono stati chiusi ospedali di gran qualità, spesso strutture nuove o recentemente riammodernate.
Servirà offrire un’adeguata qualità di servizi sanitari pubblici in bacini di utenza che diventano sempre più ampi a causa della chiusura degli ospedali sacrificati, parliamo mediamente di 150mila abitanti a ospedale.
Discorso diverso riguarda la “Sanità privata accredita” che invece non ha subito nessun taglio e nessuna riorganizzazione, tanto che i 700 milioni di euro, su un totale di spesa del servizio sanitario ospedaliero in Puglia pari a 3,6 miliardi di euro, non è stato assolutamente toccato, parliamo quindi di un quarto della spesa totale.
Mi chiedo perché?
Ridurre ad esempio del 3/4% quella spesa, avrebbe consentito un risparmio tale da mantenere in vita altre due strutture riconvertite.
Elemento ignorato nel Piano – prosegue ancora Borraccino – è rappresentato dai 220 milioni di euro che spendiamo per la mobilità passiva extraregionale, vale a dire tutte quelle prestazioni di concittadini pugliesi che vanno a curarsi fuori regione e che le nostre Asl poi rimborsano.
In Commissione Sanità avevo chiesto e proposto di introdurre elementi di premialità per quelle Asl che avrebbero ridotto quella spesa, tale risparmi potevano essere gestiti ed investiti per implementare il personale nelle strutture pubbliche presenti nelle Asl di appartenenza.
Servirà individuare misure per garantire i servizi sanitari a quelle comunità alle quali è stato sottratto un servizio primario come l’ospedale e quindi servirà un diffuso sistema di sanità territoriale ambulatoriale per rispondere alle esigenze dei cittadini, attingendo dai 410 milioni di euro che potremmo investire per le nuove strutture territoriali.
Ci sono adesso sacche di territorio dove l’assistenza ospedaliera è abbastanza deficitaria, penso alla particolarità dei Monti Dauni, alla BAT, al nord barese, alla zona nord Salentina e alla provincia di Taranto che con la chiusura dell’ospedale di Grottaglie ha privato la provincia orientale di un valido presidio territoriale.
Su tutto però balza agli occhi la mancata attivazione di oltre 1700 posti letto su base regionale rispetto all’indice di 3,7 per ogni mille abitanti. Un dato eclatante!
Il piano di riordino – aggiunge ancora Borraccino – avrà anche altre ricadute nella provincia di Taranto tale da indurre a considerazioni.
Più volte ho esplicitato il pensiero, espresso anche personalmente al presidente Emiliano: la particolarità della nostra provincia avrebbe suggerito di non procedere con nessun smantellamento di presidi ospedalieri territoriali.
Le mie considerazioni nascevano da elementi inconfutabili e noti a tutti ma spesso sottovalutato nella loro portata, quali:
-l’alta incidenza dell’inquinamento ambientale nella nostra provincia;
-la presenza nella nostra città e nel nostro porto dell’ Hot Spot che consente ogni settimana l’arrivo di centinaia di profughi di passaggio dal nostro porto, esseri umani come noi che vanno assistiti e curati;
-la particolarità della nostra provincia che ha la più bassa percentuale di posti letto per migliaia di abitanti;
-infine una atavica carenza del personale sanitario in pianta organica ridotta di circa 2000 unità rispetto al reale fabbisogno.
Adesso – conclude Borraccino – la sfida alla politica come strumento di indirizzo e controllo, sarà quella di saper offrire livelli qualitativi adeguati ad una regione in cammino verso la continua crescita economica, sociale e culturale che non può permettersi un sistema sanitario scadente.»