«Continua ad ingarbugliarsi la situazione dell’Ilva di Taranto e, mentre si rincorrono voci su presunte dichiarazioni di passi indietro del colosso Arcelor Mittal nell’acquisizione della fabbrica, i lavoratori e la Città di Taranto rimangono in attesa di conoscere quali prospettive future li attendono.» lo scrive il consigliere regionale Mino Borraccino, Presidente della II Commissione (Affari Generali e Personale) Regione Puglia.
«A nostro avviso – prosegue l’esponente ionico di Sinistra Italiana – questo gioco è durato fin troppo. Dopo 11 Decreti:
-non c’è nessun cronoprogramma mirato a garantire il risanamento ambientale e l’utilizzo di tecnologie produttive in grado di non compromettere ulteriormente la salute dei cittadini;
-non è stato garantito il mantenimento dell’attuale forza lavoro, anzi, rispetto alla pianta organica attuale, di 14.200 unità, la nuova proprietà assorbirebbe solo 10.000 lavoratori, lasciando all’amministrazione straordinaria, fino al 2023 e senza ulteriori prospettive, gli altri 4.200.
Ovviamente tutto il comparto dell’indotto è fuori da qualunque ragionamento fatto fino ad oggi.
Quello che sta andando in scena a Taranto, a noi, appare sempre di più come qualcosa di già visto che, purtroppo, a nostro avviso, non porterà nessun nuovo beneficio per l’economia e la salute del territorio tarantino, ma rischia di comportare una ulteriore compressione dei diritti per chi vive in questo territorio. Non vediamo prospettive diverse da quella del ritorno ad un grande investimento pubblico per garantire il rilancio dell’attività di produzione dell’acciaio italiano.
Un Paese che deve tornare al centro dello scenario europeo non può affidare il suo destino alle scelte di una multinazionale che ha tutto l’interesse ad acquisire quote di mercato e di livellare verso il basso il costo del lavoro. Alla Città di Taranto ed all’Italia intera servono una classe dirigente ed un Governo che sappiano improntare un grande piano di investimenti pubblici nel campo della riconversione ecologica delle produzioni, del risanamento del territorio e della ricerca scientifica.
Riportare le decisioni e la proprietà della più grande fabbrica d’acciaio d’Europa sotto la lente del controllo pubblico – conclude BOrraccino – è la sfida per la quale noi chiamiamo il Governo a rispondere.»