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“Si è svolta nella mattinata di ieri, lunedì 1 aprile 2019, una riunione di coordinamento del tavolo tecnico interregionale che sta alacremente lavorando alla definizione del Piano Strategico della Zona Economica Speciale Adriatica, anche al fine di adeguarlo alle indicazioni fornite dal Governo nazionale.” E’ quanto comunica l’assessore regionale allo Sviluppo Economico  Mino Borraccino.

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“Alla presenza del Presidente dell’Autorità Portuale del Mare Adriatico Meridionale, prof. Ugo Patroni Griffi, e del referente della Regione Molise, dott. Massimo Pillarella, è stata l’occasione per fare il punto sullo stato di avanzamento dei lavori e definire i passaggi successivi per giungere quanto prima all’approvazione definitiva, da parte delle Giunte regionali di Puglia e Molise, del Piano Strategico. Nel merito, sono state recepite le ultime integrazioni pervenute da parte della Regione Molise che ha richiesto, tra l’altro, l’istituzione di una sede distaccata dell’Ufficio ZES a Termoli, mentre per quanto riguarda le aree interessate, il tavolo tecnico ha inserito nel perimetro della ZES anche il porto di Molfetta, inizialmente non previsto nella delibera di approvazione della bozza del 2 agosto 2018, e ha accolto anche le proposte inerenti le aree della provincia di Foggia. Di particolare importanza anche la previsione di Zone Doganali Intercluse.

Entro pochi giorni, quindi, dopo l’approvazione da parte della Regione Molise, la Proposta di deliberazione sarà all’attenzione della Giunta Regionale pugliese. Il documento, che nell’impianto complessivo ricalca il Piano strategico della Zes Ionica approvato in via definitiva nei giorni scorsi e in attesa solo del decreto di istituzione da parte del Governo centrale, già recepisce le osservazioni che i Ministeri competenti (Ministero per il Sud, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Ministero dell’Economia e delle Finanze, Agenzia delle Dogane e Monopoli) hanno formulato sulla proposta di ZES Ionica e per questo l’auspicio è che l’iter di formale approvazione possa concludersi in tempi brevi.

In questo modo, con le due ZES pugliesi pienamente operative, potranno concretizzarsi gli indirizzi strategici in materia di sviluppo economico ai quali la Regione Puglia lavora da tempo. In particolare, noi crediamo che la crescita del nostro territorio abbia bisogno di fare un salto di qualità che non deve andare solo nella direzione di un aumento puramente quantitativo degli indicatori di performance economica delle imprese e dell’economia regionale nel suo complesso, ma che si debba invece adoperarsi per una crescita intelligente, sostenibile, e inclusiva che impatti l’intera società regionale per essere stabile e duratura.

In questo contesto le ZES rappresentano una straordinaria opportunità da cogliere per il tessuto economico e imprenditoriale. La Zona Economica Speciale, infatti, non va intesa come una “zona franca” in cui limitarsi ad allentare prescrizioni, obblighi e controlli allo scopo di rendere fattibili investimenti ad alto impatto ambientale che altrove non sarebbero possibili, ma anzi come un laboratorio in cui promuovere e sperimentare nuovi modelli di produzione, basati sul paradigma dell’economia circolare (blue economy) e sui principi della riduzione dell’utilizzo delle risorse naturali, del riciclo e del riutilizzo di scarti e sottoprodotti.

Tutto questo richiede capacità di visione strategica e un elevato livello di dialogo e collaborazione da parte degli attori sia pubblici che privati, nonché robusti investimenti nello sviluppo di conoscenza e nell’adozione di innovazioni di carattere tecnologico e organizzativo. Si inserisce dunque in questa dinamica la creazione della Zona Economica Speciale del Mar Adriatico Meridionale (ma anche della ZES Ionica), come strumento per facilitare l’attrazione di investimenti diretti, soprattutto esteri, e promuovere la crescita della competitività delle imprese, l’incremento delle esportazioni, la creazione di nuovi posti di lavoro, e il più generale rafforzamento del tessuto produttivo, attraverso stimoli alla crescita industriale e all’innovazione.

Più nel dettaglio, la ZES Interregionale Adriatica si basa su diversi “poli” distribuiti sui territori regionali, ciascuno di essi centrato su uno o più sistemi portuali che fungono da attrattori per i flussi logistici delle merci in entrata e in uscita. Per quanto concerne la Puglia, quindi, la ZES Adriatica include i porti di Manfredonia, Barletta, Bari, Brindisi, Monopoli e Molfetta, nonché le aree aeroportuali di Foggia, Bari e Brindisi, oltre alle aree produttive che gravitano intorno ai cinque poli principali di Foggia, Barletta, Bari, Brindisi e Lecce. L’estensione complessiva delle aree della ZES del Mar Adriatico Meridionale è pari a 3.405,59 ettari di cui 2.889,59 sul versante pugliese, cui andranno aggiunti ulteriori 200 ettari che saranno assegnati, a seguito di una procedura ad evidenza pubblica, ai Comuni che mostreranno interesse.

Per quanto concerne le agevolazioni e i vantaggi per le imprese che vorranno insediarsi nell’area della ZES ricordo, solo a titolo esemplificativo, i più significativi: si va da regimi autorizzativi semplificati (l’autorizzazione unica ZES) all’istituzione di un unico punto di accesso per le imprese (lo Sportello Unico Amministrativo – SUA presso l’Autorità di Sistema Portuale, supportato da un Ufficio ZES), passando per tempi di espletamento delle procedure ridotti, accesso al credito d’imposta per gli investimenti in area ZES, rimodulazione dell’imposta IRAP per le imprese che investono in area ZES ed esenzione delle spese d’istruttoria dovute ai Consorzi ASI.

Tutto questo contribuirà certamente a rendere i territori interessati maggiormente attrattivi e competitivi, anche allo scopo di incentivare investimenti che provengono dall’estero. Da questo punto di vista possiamo già registrare grande attenzione anche tra gli osservatori internazionali più qualificati rispetto alle iniziative che la Regione sta adottando per favorire lo sviluppo e la crescita del territorio, fornendo al tessuto produttivo gli strumenti per rafforzare le prospettive di sviluppo della Puglia con conseguenti positive ricadute in termini occupazionali.”

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