«Nei lavori della III Commissione consiliare ieri mattina era all’ordine del giorno la discussione della proposta di legge dei colleghi Mazzarano, Romano e Lacarra, circa la “Riorganizzazione delle strutture socio-sanitarie pugliesi per l’assistenza residenziale alle persone anziane non autosufficienti. Istituzione RSA ad alta, media e bassa intensità assistenziale”». Lo ricorda il consigliere regionale Mino Borraccino, Presidente della II Commissione (Affari Generali e Personale) Regione Puglia.
«Ho espresso una generale condivisione della proposta di legge – rimarca l’esponente ionico di Sinistra Italiana – ma ho espresso delle perplessità per quanto riguarda la parte relativa alla possibilità di cambiare fascia di assistenza per un paziente all’interno della stessa struttura sanitaria.
Nello specifico questo significa che se le condizioni cliniche di un paziente migliorano o peggiorano, la proposta di legge prevede che si possa cambiare il modulo di cura restando nella medesima RSA passando da una fascia alta a una fascia media o bassa e viceversa, con un cambio notevole del costo della retta a carico del servizio sanitario.
Tutto ciò richiederebbe altissimi livelli dei controlli della veridicità delle condizioni del paziente da parte delle ASL perché non v’è dubbio che i gestori delle strutture non avrebbero alcun interesse a non tenere con l’alta intensità di cura la maggior parte dei pazienti ospitati nelle loro strutture.
Infatti la giusta considerazione della permanenza nella stessa struttura, a nostro parere, risulterebbe attuabile solo a patto che l’organo di vigilanza della Asl sia iperefficiente, al fine di controllare le richieste di modulazione della fascia assistenziale, perchè se cosi non fosse, ci sarebbe il concreto rischio di abuso di tale possibilità da parte delle strutture private, che potrebbero collocare i loro pazienti in fasce assistenziali più alte, al fine di ottenere un rimborso regionale più elevato.
È legittimo pensare anche a questi rischi.
Tutto ciò graverebbe notevolmente sulle casse della nostra Regione, in quanto senza un adeguato controllo delle spese, si provocherebbe un esborso notevole di denaro da parte del Sistema Sanitario regionale. Inoltre ho espresso la mia contrarietà anche su un altro argomento trattato, ovvero della possibilità di inserire i Centri risveglio nell’alto livello assistenziale.
I Centri risveglio previsti in Puglia sono tre – conclude Borraccino – e andrebbero collocati nei tre ospedali dismessi di Canosa, Triggiano e Ceglie Messapica, che verranno dunque riconvertiti come programmato dal Piano di riordino ospedaliero di Michele Emiliano.
Ritengo che i Centri risveglio debbano essere pubblici e non affidati a privati, e che debbano quindi essere tenuti fuori dalla regolamentazione di questa legge che è di esclusiva pertinenza delle strutture assistenziali private.»