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Scrivere delle opere d’arte di Gaspare Mastro è una impresa tanto piacevole quanto impegnativa. Che sia una poesia, un dipinto o una commedia, diventa difficile trovare aggettivi capaci di descrivere le impressioni provate e la semplice efficacia con cui riescono a coinvolgere cuore, mente e spirito con ondate di emozioni.

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Grazie alla oramai collaudata compagnia del Gruppo Teatro Carmine, Gaspare Mastro è tornato a cimentarsi ancora con l’arte cinematografica, realizzando “Bbèll’amori“, un lungometraggio che prosegue e conferma l’ispirazione creativa di Mastro, che affonda le sue radici nei sentimenti umani e nell’amore per la sua Grottaglie.

Omnia vincit amor

L’amore vince tutto, arrendiamoci anche noi all’amore“, scriveva Virgilio nel verso 69 dell’Egloga X, e Gaspare Mastro sembra fare suo questo invito, tratteggiando con tocchi sapienti e mai banali le tante forme dell’amore che l’essere umano può esprimere: l’amore filiale e quello dei genitori, l’amore coniugale di chi ha un compagno di vita, di chi lo ha perso tragicamente e di chi non lo ha mai avuto e ancora lo cerca; l’amore per il prossimo sconosciuto e per il nostro fratello, l’amore degli amici di infanzia e quello amicale tra persone appena conosciute che hanno vissuto la stessa spiacevole esperienza, l’amore per gli animali e per il lavoro che ci permette di sostentarci onestamente.

Palcoscenico ideale per questi ritratti a tutto tondo è ancora una volta Grottaglie e soprattutto il suo centro storico, visto con l’occhio di chi non è ancora e mai sazio di riempirsi gli occhi di una bellezza forse conosciuta ma mai banale; un insieme di vie e piazze, botteghe e negozi in un tempo a misura d’uomo, in cui per quanto si vada di fretta c’è sempre il tempo di scambiare un saluto con l’amico che incontriamo per strada.

Il dolore dell’amore

Come ogni cosa nella vita, anche l’amore ha un prezzo che va pagato, fatto di sofferenze, preoccupazioni e dolore: e in questo lungometraggio – come già nella sua precedente commedia – Gaspare Mastro ce lo ricorda con il suo tocco delicato, sfiorando con mano rispettosa i tanti drammi, grandi e piccoli, che l’amore porta con se: la demenza senile che porta a farti dimenticare il compagno di una vita, l’ostracismo familiare verso un fidanzato ritenuto “non all’altezza”, il marito che abbandona moglie e figli ed il tarlo del tradimento che si insinua subdolo e insistente.

Il tocco misurato ed esperto di Gaspare Mastro guida però con mano attenta e sicura l’affiatato cast del Gruppo Teatro Carmine, e così ad ogni momento drammatico fa da contraltare una scena più leggera, che aiuta a nascondere le lacrime di commozione con un sorriso liberatorio.

Poi alla fine, tutto è bene quel che finisce bene, l’adolescente impacciato si ritrova baciato dalla ragazza che avrebbe voluto baciare, la cagnetta persa ritrova il suo padrone, la single attempata (che oggi scrivere zitella pare brutto) sceglie la sua libertà a fronte di un (im)probabile spasimante alla ricerca più di una cameriera a costo zero che di una compagna di vita e il giovane alcolista pare ritrovare la via della sobrietà di vita e di sentimento.

Allo stesso tempo, ci ricorda Gaspare Mastro, alcune ferite potranno rimarginarsi, ma lasceranno sempre una cicatrice; è la testimonianza del tempo che passa ed il prezzo da pagare per essere “umani, troppo umani”.

Un gruppo inarrestabile

Quando si accendono le luci nella piccola sala teatro del Carmine a Grottaglie, gli applausi a scena aperta sgorgano spontanei. Don Ciro Santopietro e Monsignor Salvatore Ligorio offrono ai presenti le loro considerazioni ed in chiusura di serata è Gaspare Mastro a salutare gli spettatori con l’annuncio dei prossimi lavori già in cantiere.

Si esce dalla sala e ci si affaccia nel chiostro decorato, dove scene variopinte ripropongono episodi che riproducono alcune scene della immutabile commedia umana; si ritorna a casa e riflettendo su come avrei potuto racchiudere la trama di questo bel lungometraggio in una sola frase, è stato spontaneo pensare alla citazione evangelica riportata in una scena: “Amatevi l’uno con l’altro, come io ho amato voi“.

 

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