La Camera si accinge ad approvare la proposta di legge “Disposizioni in materia di produzione e vendita del pane”, con obiettivi di particolare rilievo per la trasparenza del mercato e la tutela dei consumatori.
Dopo la legge n. 248 del 4 agosto 2006 che introduceva per la prima volta la distinzione tra “pane fresco” e “pane conservato”, il decreto attuativo che doveva essere adottato dal Governo entro 12 mesi dall’entrata in vigore della normativa non vide mai la luce. Una situazione che con questa legge, oggi, il Parlamento cerca di risolvere definitivamente: infatti, ad oggi al consumatore è negata la possibilità di riconoscere se il pane che acquista è fresco o conservato mentre ai panificatori non viene data l’evidenza oggettiva del valore aggiunto fornito dalla lavorazione artigianale.
“Il pane ‘conservato’ è oramai onnipresente nel circuito distributivo e rappresenta la modalità di vendita nettamente prevalente nel circuito della ristorazione commerciale, dagli autogrill ai bar delle stazioni e degli aeroporti – dichiara il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura alla Camera – È quindi assolutamente necessario aggiornare la normativa attuale sulla produzione e vendita del pane per diverse ragioni: necessità di provvedere alla denominazione di pane fresco; assenza di una definizione codificata dalla legislazione italiana per le differenti tipologia di lievito naturale (pasta madre / pasta acida / lievito madre); migliore classificazione delle tipologie di lievito da impiegare; tutela e valorizzazione del pane fresco e del pane di pasta madre. Tutte queste diverse tipologie di pane verrebbero finalmente valorizzate e si offrirebbe al consumatore un’informazione corretta, completa e trasparente in cui si renda conto davvero di cosa mette sotto i denti”.
Diverse le proposte dei 5 Stelle accolte durante la discussione in Commissione Agricoltura a Montecitorio – prosegue il deputato pugliese: dalla definizione delle differenti tipologie di lievito commerciale e di lievito naturale, tenendo in considerazione che nell’accezione generale “pasta madre”, “pasta acida”, “lievito naturale” e “lievito madre” sono impiegate come sinonimi alla definizione di una classificazione merceologica delle varie tipologie di pane e lievito che non si presti a ingenerare confusione, disorientamento e frodi o sofisticazioni e, soprattutto, che sia in grado di salvaguardare la qualità del prodotto e la consapevolezza del consumatore. Il pane è un cibo antichissimo ed è uno degli alimenti più diffusi e consumati in Italia. Si dice ‘buono come il pane’ perché non esiste pane che non sia buono, che non sia nutrimento per chi lo mangia.
In Italia – conclude Giuseppe L’Abbate (M5S) – esistono circa 250 tipi di pane che per ogni Regione descrivono le tante diversità che hanno fatto grande il nostro Paese in campo culinario. Per tutte queste ragioni, abbiamo l’obbligo di difendere il pane, quello vero, con una legge per cui ben venga l’approvazione di questa legge”.