«L’appalto ILVA continua ad essere un terreno scivoloso e pieno di incognite.
Le incognite riguardano ancora e purtroppo – spiegano le organizzazioni sindacali FILLEA CGIL, FILCA CISL e FENEAL UIL – l’applicazione dei Contratti Nazionali di Lavoro, per i lavoratori impegnati in attività edili e affini che continuano invece ad essere assoggettati a forme di contrattazione peggiorative e lontane dalle loro mansioni. Abbiamo attualmente un quadro generale che vanifica anche gli intendimenti del Protocollo di Legalità sugli interventi di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione dello stabilimento ILVA di Taranto.»
FILLEA, FILCA e FENEAL scrivono dunque alla Prefetto Cafagna chiedendo soprattutto il rispetto dell’art. 6 del protocollo, quello che avrebbe dovuto costituire una banca dati per gli esecutori di queste opere.
«Quando si eseguono lavorazioni edili – dicono ancora i referenti dei tre sindacati di categoria, pretendiamo che venga applicato il nostro contratto. L’uso di contratti alternativi fa si che vi sia una diversa regolazione che grava sui lavoratori ma anche sulla competitività delle imprese che rispettano le regole. Una fuga, quella dal contratto delle costruzioni, che mette a rischio lo stesso principio etico e di legalità che in quel protocollo sindacati e imprese hanno tentato di affermare.
Un problema che interseca anche quello della sicurezza dei cantieri. Nell’edilizia il dumping contrattuale da vita anche al pericoloso fenomeno dell’impossibilità di mettere in moto la filiera dei controlli per garantire non solo legalità, ma anche sicurezza e affidabilità di cantieri e imprese. – affermano ancora i sindacati degli edili – Ecco perché il nostro invito pressante al Prefetto a riconvocarci al più presto per fare il punto della situazione.»