«Ancora una volta la cronaca tarantina si colora di rosso. L’ennesimo incidente nell’acciaieria della morte si è verificato questa mattina verso le ore 10,20.» Lo dichiarano in una nota gli attivisti del Meet Up “Amici di Beppe Grillo Taranto” .
«A farne le spese – prosegue la nota dei penta stellati ionici – Giuseppe Vernile, precipitato per il cedimento di una porzione di grigliato della passerella del nastro NL5 che trasporta loppa, usata dai tecnici per le ispezioni, e alta una decina di metri, situata nella zona portuale, al secondo sporgente (lato mare) della fabbrica.
Le condizioni dell’operaio sembrano non gravi, ma la prognosi è riservata in quanto ha riportato varie fratture fra cui il bacino, lesioni lombari e la perforazione di un polmone.
In questo momento è sottoposto a TAC per accertare eventuali altri traumi interni.
Si muore, ci si ammala e, se va bene, si finisce in ospedale. Questa è la fabbrica che la politica vuole salvare a tutti i costi svendendola ai privati, evitando di fare bonifiche e lasciando all’intervento divino il rispetto delle norme antinfortunistiche. La sicurezza, questa sconosciuta.
I giornali locali sono pieni di notizie simili e i tarantini sono stanchi di questa situazione. Si lavora per vivere, ma in Ilva si lavora sperando di non morire.
Gli attivisti del Meet Up Amici di Beppe Grillo Taranto abbracciano l’operaio vittima dell’incidente e i suoi familiari, speranzosi che il tutto si risolva per il meglio.
Oggi – dichiarano gli attivisti – è una giornata in cui il nostro cuore si rivolge a Giuseppe, ma i nostri pensieri vanno alla classe dirigenziale e politica che non pongono freni e soluzioni alla cattiva gestione dell’acciaieria.
Gestire una fabbrica non significa far quadrare i bilanci, ma anzitutto rispettare le leggi, i lavoratori. Ed invece apprendiamo che l’impianto non è stato posto sotto sequestro per accertare le responsabilità e continuerà a produrre e forse a mietere altre vittime.
Gli attivisti dello storico Meet Up di Taranto, vicini ai lavoratori dell’Ilva e alla tutela dell’ambiente, provano profondo sdegno per questa situazione che rasenterebbe il ridicolo se non fosse così dannatamente drammatica per la salute dei lavoratori e dei cittadini. Sdegno per una legalità che a Taranto ormai è sospesa, con un decreto, l’ottavo, da poco seguito dal nono, che dispone l’impianto sotto sequestro ma con facoltà d’uso, per permettere la marcia e l’operatività dell’area.
Una legalità che permette che persino l’ASL dia indicazioni sugli orari per aprire le finestre delle proprie abitazioni.
Salute, sicurezza e legalità, queste sconosciute. A Taranto.
Ma noi le pratichiamo e le divulghiamo – concludono gli attivisti – ed infatti saremo alla portineria D giovedì pomeriggio a fare informazione e dare speranza agli operai ed alla Città»