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Il processo di riforma della Politica Agricola Comune (PAC) 2014-2020 si è svolto con regole nuove che hanno determinato complessità tali da far preoccupare non poco gli agricoltori sulle eventuali erogazioni di quanto dovuto. Ma quali sono i motivi? In primo luogo, l’entrata in vigore della PAC è stata posticipata di un anno. A questo differimento, si è aggiunta una difficoltà interpretativa delle nuove norme, come ad esempio quella sull’inverdimento, con conseguenti rinvii procedurali.

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“Qualche mese di ritardo nell’ottenimento delle erogazioni, in un momento di crisi economica come questo, può far precipitare la situazione degli agricoltori e allevatori in difficoltà – commenta il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura alla Camera – In questo contesto pieno di ostacoli, si aggiunge una frammentazione delle scelte in materia agricola: oltre la Commissione europea ed il Ministero dell’Agricoltura, infatti, le competenze vedono coinvolgere anche le singole regioni, sebbene a nostro modo di vedere sarebbe forse ora di ritornare alla diretta e unica competenza statale sulle scelte in materia di politica agricola, evitando così gli ostacoli localistici. Ciò, però, non deve nascondere il fulcro delle problematicità, ovvero quella riforma di Agea, tesa all’efficientamento, potenziamento e alla sburocratizzazione delle procedure di accesso e risoluzione delle controversie, sinora continuamente rimandata e da noi continuamente e formalmente richiesta al Ministro Martina che sul tema risulta sempre assente”.

Dai dati a disposizione, da quando a marzo 2015 si è aperta la possibilità di presentare domanda, emerge che le aziende richiedenti aiuto diretto in Puglia sono state 191.758: circa 50mila in provincia di Lecce, 42mila nella Terra di Bari, 35mila in provincia di Foggia e poi 29mila a Brindisi, 21mila a Taranto per finire con le 15mila della BAT. Di queste, 18.643 non hanno avuto diritto all’erogazione (4.600 a Lecce, circa 4.000 nel tarantino e barese) perché sotto la soglia limite dei 250 euro fissati dai nuovi criteri della Politica Agricola Comune. Complessivamente, dunque, da ottobre scorso ad oggi sono state pagate 151.501 aziende pugliesi (pari all’87,5% delle ammesse al pagamento dell’aiuto diretto) per un valore totale di oltre 350 milioni di euro a fronte di 496 milioni richiesti. Ad incassare la cifra più consistente è la Capitanata con oltre 131 milioni di euro, seguita dalla Terra di Bari con 72 mln circa e dalla provincia di Lecce con 56 milioni.

Ovviamente ci sono ancora aziende che attendono il contributo PAC – conclude il deputato pugliese L’Abbate  – e come abbiamo fatto dal nostro ingresso in Parlamento continueremo a monitorare ed a far pressione per accelerare le procedure nonché ad informare gli agricoltori degli sviluppi della situazione e di come intendiamo risolvere le difficoltà che, ad oggi, la politica non ha voluto affrontare, chissà perché”.

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