Dinanzi all’ingresso della Camera dei Deputati a Montecitorio, la scorsa settimana, decine di genitori in attesa di adozione dal Congo si sono incatenate simbolicamente per manifestare contro il Governo e contro la Commissione Adozioni Internazionali (CAI).
Sono ben 847 giorni che questi genitori, infatti, attendono di abbracciare i loro figli, per i quali la documentazione risulta essere formalmente a posto ma che, tuttavia, aspettano il visto d’uscita. “Decine e decine di famiglie italiane attendono da quasi due anni e mezzo mentre le famiglie di altri Paesi, come gli Stati Uniti, riescono a portare a casa i loro figli. Il lavoro diplomatico degli altri Paesi porta i suoi frutti perché fatto di rapporti e visite frequenti nella Repubblica del Congo – dichiara il deputato pugliese Emanuele Scagliusi (M5S), in prima linea sul tema su cui ha presentato anche diverse interrogazioni parlamentari – L’Italia, invece, crede di tenere i rapporti via telefono, evidentemente senza successo. Come se non bastasse, alcuni enti in difesa della CAI hanno intimato ad alcune famiglie di non partecipare alla protesta, pena la remissione del mandato conferito. Tutto ciò è inaccettabile. Gli enti e la CAI devono agire nell’esclusivo interesse dei bambini e dei genitori e queste minacce di sicuro non vanno in questa direzione”.
A manifestare c’era anche una famiglia lucana, la famiglia Lionetti, che è seguita da un ente autorizzato con sede a Bari. “Noi non abbiamo ricevuto alcuna diffida dal nostro ente in merito alla partecipare a questo protesta. Tuttavia, sono ormai 847 giorni che attendiamo il giorno in cui potremo abbracciare i nostri due bambini ma al momento nessuna novità. Noi ci mettiamo la faccia e ormai siamo decisi ad andare fino in fondo per capire di chi sono le responsabilità di questo ritardo. La CAI a più riprese ci ha detto che la Commissione rappresenta il Governo. Va da sé che, quindi, le responsabilità vanno ricercate a Palazzo Chigi”.