In quella per per molti è una versione moderna della neolingua orwelliana, ci sono termini usati ed abusati, soprattutto da testate e redazioni giornalistiche, anche un tempo gloriose ed oggi con la necessità di trovare lettori (possibilmente paganti!) che compulsano le loro pagine web.
Tra questi termini, crediamo sconosciuti alla maggior parte di chi abbia più di mezzo secolo di vita, troviamo “hashtag“, con cui si indica una parola che in qualche maniera definisce l’argomento trattato nell’articolo pubblicato in Rete e viene utilizzato dal famigerato algoritmo per proporci in lettura ciò che vogliamo leggere o – più spesso – ciò che l’algoritmo (o chi per lui!) vuole che noi leggiamo.
Un futuro che è già presente
Abbiamo ragione di credere che Italo Calvino non occupi posizioni apicali nella classifica degli hashtag più popolari, mentre sicuramente “Intelligenza Artificiale” è nei primi posti della graduatoria di utilizzo, con il codazzo di polemiche per la perdita dei posti di lavoro, lo sfregio alla creatività originale, la pigrizia furbetta di chi la utilizza per spacciare come farina del proprio sacco quanto molito da altri e vari ed assortiti doveandremoafiniresignoramia.
Facile quindi immaginare che chiunque volesse sfruttare l’interesse per le conseguenze che comporterà l’avvento di questo strumento considerato – per il progresso della umanità – di importanza pari alla scoperta del fuoco, cercherebbe di coniugarlo con altri temi a la page, in modo da incrementare esponenzialmente l’interesse da destare nel suddetto algoritmo.
Trovar pubblicato invece un libro che mette insieme la figura di Italo Calvino e gli effetti della Intelligenza Artificiale potrebbe stupire alcuni e incuriosire altri, facendo temere finanche che si voglia attribuire allo scrittore lo stigma di aver creato personaggi e storie indimenticabili con l’aiutino di suggeritori virtuali.
L’attualità di Calvino
Nulla di più lontano dalla realtà, ovviamente, ma anche se con la A.I. lo scrittore non ha avuto direttamente a che fare, di certo si può dire che ne ha predetto l’avvento oltre cinquanta anni fa, con una lucidità che lascia sconcertato solo che non ne conosce il genio lucidamente visionario.
A illustrare come e quanto Calvino abbia previsto ieri quello che già oggi appare come un irrinunciabile strumento di svago e di lavoro ci ha pensato Raffaella Capriglia, che con il suo “Italo Calvino e la profezia sull’intelligenza artificiale” (Scorpione Editrice) compie un meritorio e tutt’altro che facile lavoro di analisi e ricerca nella poliedrica opera calviniana per sottoporre al lettore il percorso che ha portato Calvino ad ipotizzare la macchina narrante che allora era fantasia e oggi è realtà.
Condensata in centoquaranta pagine completate da una ricca bibliografia, la analisi di Raffaella Capriglia non si limita, come sarebbe stato facile (e fin troppo banale!) fare, a sottoporre al lettore stralci e citazioni delle opere di Calvino in cui lo scrittore spiega come e perché prevede l’avvento di questa macchina che avrebbe potuto sostituire l’uomo nella genesi – e non nella creazione, si badi bene! – di un testo letterario.
Previsioni e Profezie
La ricerca di Raffaella Capriglia parte dal dibattito sull’antilingua che vide Calvino contrapposto – tra gli altri – con Pierpaolo Pasolini, approfondendo in questo corposo capitolo tutta la questione che vide numerosi intellettuali confrontarsi, con toni anche accesi, sulle mutazioni che la lingua italiana stava subendo nella seconda metà del secolo scorso, influenzata dalle mutate condizioni economiche e sociali che vedevano una popolazione un tempo rurale e agricola diventare sempre di più inurbata ed industriale.
Taceremo della nostalgia di simili confronti, i giovani non ne capirebbero il motivo e gli anziani come chi scrive se ne dorrebbero troppo; basti così dire che il dibattito non ruotava solo sul destino della lingua italiana ma veniva allargano anche al confronto con le altre lingue europee.
Raffaella Capriglia coglie fior da fiore nel riportare esempi e citazioni, dall’uso – non sempre scevro da ipocrisia – di eufemismi alla dicotomia tra linguaggio popolare e linguaggio burocratico, in cui il tramaglinesco latinorum trova la sua massima e più perversa espressione.
Il percorso di un genio
Il secondo capitolo è dedicato alla analisi della lingua impiegata da Calvino in romanzi e racconti, tra normalità e sperimentazione. Una analisi condotta con rigore scientifico ma con prosa leggera, che consente al lettore di bordeggiare tra citazioni intellettuali e termini da addetto ai lavori apprezzando a pieno le intuizioni geniali e le apparenti contraddizioni di Calvino, capace di mettere insieme linguaggio scientifico e caleidoscopiche immaginazioni.
Tra i tanti pregi di Calvino c’è senz’altro l’essersi confrontato con un futuro prossimo venturo, senza riposare sugli allori. I risultati del suo cimentarsi nella scrittura combinatoria lasciano ancora oggi stupiti e lasciano ben sperare sul fatto che una qualsiasi macchina, per quanto tecnologicamente avanzata, non possiederà mai l’esprit del genio.
Il terzo capitolo di “Italo Calvino e la profezia sull’intelligenza artificiale” di Raffaella Capriglia si addentra nell’affascinante panorama di una letteratura che guarda alle favole del passato ed alle teorie del futuro, tra Propp e Quenau, da Barthes a Eco.
E’ il Calvino degli ultimi anni, quello che si allea con cibernetica e fantasmi e li mette al suo servizio, realizzando racconti e romanzi di un nitore esemplare, pur nei loro diversi livelli di lettura.
Il quarto e ultimo capitolo risponde al titolo del libro e non solo da risposte ma stimola domande e riflessioni. Calvino aveva previsto tutto? I suoi tre talismani per questo millennio sono ancora attuali? Il romanzo è finito oppure cambierà solamente veste? le tecniche combinatorie sono un escamotage per uno scrittore a corto di idee o una scacchiera su cui è impossibile giocare due volte la stessa partita?
Raffaella Capriglia mette insieme in questo agile volume la precisione della studiosa e la passione della lettrice, senza confondere i piani di indagine ma evitando anche la trappola dell’eccessivo distacco. Ne sortisce un opera che andrebbe letta da chiunque abbia a che fare, a qualsiasi titolo col linguaggio: lettori e scrittori, alunni e docenti, addetti alla comunicazione e intellettuali, solo per citarne alcuni.
Queste righe non potrebbero concludersi senza ringraziare Raffaella Capriglia per il suo prezioso lavoro ma soprattutto con un importante caveat rivolto ai lettori: sfogliare le pagine di “Italo Calvino e la profezia sull’intelligenza artificiale” potrà avere diversi effetti collaterali, tra i quali certamente il desiderio di sfogliare i racconti e i romanzi che avete in biblioteca e di acquistare quelli che ancora vi mancano, per la felicità del vostro libraio di fiducia.