Il gallo rampante nella Ceramica di Grottaglie

Quasi sempre rappresentato con una zampa sollevata ed il petto gonfio, pronto a cantare a squarciagola il suo classico verso

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Ceramica di Grottaglie: come accade in molti luoghi caratterizzati dalla presenza di botteghe artigianali di lunga tradizione, anche nel quartiere di Grottaglie si celano originalità e somiglianze.

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Indice

Ciascuna bottega ha la sua specialità, ciascun artista figulino ha il suo tratto caratteristico: c’è chi modella con maestria colossali capasoni e chi decora con pennelli sottilissimi piatti e zuppiere, c’è chi riproduce vummili, piatti, ciarle, pumi ed altre forme ispirate alla ceramica d’uso e chi produce pannelli e mattonelle, c’è chi tramanda il tradizionale decoro a “rigo e stella” e chi azzarda con moderne innovazioni.

Ogni bottega è un mondo a sé, con la sua storia, le sue tradizioni, i suoi piccoli-grandi segreti e le sue peculiarità, così come quasi in ogni bottega è facile individuare forme e decori simili a quelli presenti in altre. Tra le varie peculiarità condivise possiamo certamente contare un soggetto che ricorre spesso tanto nelle forme degli oggetti che nelle decorazioni, sia nell’aspetto più noto e tradizionale che nelle sue varianti più moderne.

Parliamo, ovviamente, del gallo, quasi sempre rappresentato con una zampa sollevata ed il petto gonfio, pronto a cantare a squarciagola il suo classico verso. Una immagine che è oramai associata alla ceramica grottagliese, ben conosciuta dai turisti e da chi apprezza i prodotti del nostro artigianato, ma che desta però in alcuni curiosi la domanda: da dove nasce l’usanza di riprodurre questo animale sui diversi manufatti in ceramica?

La simbologia del gallo

Come molti altri animali, quella del gallo è una immagine dai diversi significati simbolici, a volte tra loro notevolmente contrastanti.

Specialmente nella immagine tipica della ceramica grottagliese, il gallo è simbolo di baldanza e coraggio, a volte anche un po’ spaccone ed arrogante. Il gallo è anche utilizzato come simbolo di virilità, considerando il fatto che questo animale è spesso presente nei pollai in un numero molto inferiore rispetto alle galline, di cui feconda le uova, e non a caso il termine “galletto” è usato per definire in maniera ironica o sarcastica chi si comporti come un impenitente dongiovanni.

Per la sua caratteristica di salutare il sorgere del sole con il suo canto squillante, il gallo è inoltre un simbolo di risveglio – sia fisico che morale –venendo anche rappresentato, a volte, come un vero e proprio animale solare e come un annunciatore di verità o di definitive prese di coscienza, come avviene – ad esempio – nell’episodio evangelico che vede San Pietro rinnegare Gesù Cristo.

In altre culture il gallo è – al contrario – simbolo di viltà e codardia, e viene quindi usato per etichettare chi si mostri tronfio e spavaldo per poi fuggire veloce al palesarsi del pericolo.

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La teoria greca

Detto in breve della simbologia del gallo, rimane da indagare il legame con Grottaglie; una prima ipotesi lo vuole riferito al termine greco Καλλο (Kallo) che possiamo tradurre come “buono, bello”. L’influenza della cultura greca sull’intero Salento è ben nota, tanto che in alcune zone si parla ancora un dialetto derivante da questa antica lingua, ed una importante città come Gallipoli deve probabilmente il suo nome proprio a questo termine.

Potrebbero quindi i ceramisti grottagliesi, nei secolo scorsi, aver trasformato un aggettivo in sostantivo, essere passati con una notevole licenza poetica dal greco all’italiano ed essersi ispirati ad un piatto “kallo” per realizzarne uno con il variopinto pennuto?

La teoria francese

Un’altra teoria si rifà alla storia più recente, ovvero agli anni in cui le milizie francesi depredarono i territori italiani e – soprattutto – meridionali, come – ahinoi – sempre fanno le truppe di occupazione in terra straniera.

Pare che gli oggetti depredati da chiese, palazzi e monasteri, prima di essere spediti Oltralpe dove spesso fanno ancora bella mostra di sé in musei pubblici e collezioni private, venissero marchiati con uno dei simboli dell’impero transalpino che rea – guarda un po’ – proprio il gallo.

La Francia ha infatti da secoli uno stretto rapporto con questo pennuto, e non a caso gli antichi romani chiamavano Gallia quei territori. Da allora ad oggi molte cose sono cambiate, ma non il legame con il gallo, che oggi come allora è uno dei simboli della nazione e dell’orgoglio francese.

Verità o leggenda?

Probabilmente non sapremo mai con certezza come e perché l’immagine del gallo si è legata indissolubilmente alla ceramica grottagliese, ed in fondo non è neppure così importante saperlo. Quello che è importante è conoscere, rispettare, amare e tramandare le nostre bellezze e le nostra tradizioni, che rappresentano il nostro passato, il nostro presente ed il nostro futuro.

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