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In una domenica occupata dal pallone mundial e dalle bizze metereologiche e ad una settimana dall’estate che segna(va) solitamente le vacanze della politica, arriva il colpo di scena che nessuno (o quasi) si aspettava; Beppe Grillo spariglia ancora le carte sul tavolo con una inversione a U sul campo delle alleanze.

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Che si tratti di “realpolitik” dopo il risultato delle elezioni europee o di mettere in difficoltà Renzi costretto a dover scegliere tra Grillo e Berlusconi per portare avanti il progetto di legge elettorale è ancora presto per dirlo, di certo è che Grillo vuole essere “l’ago della bilancia” e così, con un post a firma di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, il MoVimento 5 Stelle chiede al premier di partecipare alla discussione sulla nuova legge elettorale.

Matteo Renzi non si tira indietro di fronte alla proposta, dice sì ad un incontro con i cinquestelle che sarà fissato nei prossimi giorni ma – memore dei recenti trascorsi (il ricordo dei colloqui con Bersani, Letta e lo stesso Renzi) avvisa: “stavolta, magari, lo streaming lo vogliano noi”. E’ un modo per mettere in chiaro che “non ci saranno patti segreti né giochini strani”. Il Pd sulle riforme – spiega – è pronto “a discutere con tutti”.

Il presidente del Consiglio, infatti, mette sullo stesso piano il M5S e la Lega Nord con la quale è già in corso un confronto. Ma, soprattutto, intende rassicurare alleati di governo e Forza Italia: “Io credo – dice – che l’accordo che abbiamo siglato regga. Se la Lega e Grillo vogliono sedersi intorno ad un tavolo sono i benvenuti”.

Per la prima volta Grillo e Casaleggio hanno riconosciuto Renzi come interlocutore: “E’ stato legittimato da un voto popolare e non a maggioranza dai soli voti della direzione del Pd. Quindi qualcosa, anzi molto, è cambiato”, hanno spiegato sul blog. Ma quel che è cambiato maggiormente sembra essere la strategia del M5S: toni più pacati, apertura al confronto. Lo aveva annunciato lo stesso Casaleggio la scorsa settimana quando ha rivoluzionato lo staff comunicazione.

Il primo atto concreto, passato inosservato, è stato l’incontro di una delegazione M5S con il ministro Andrea Orlando al ministero della Giustizia per “discutere della legge anticorruzione”. Esclama soddisfazione Il senatore ex M5S Luis Alberto Orellana: “Lo sapevo che questo momento sarebbe arrivato – dice – e ora anche i fatti mi danno ragione”. L’obiettivo dei cinquestelle, neanche tenuto nascosto, è far valere il proprio peso in Parlamento e sostituire Forza Italia come interlocutore del governo. Lo afferma a chiare lettere il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio che, tra l’altro, insieme ai due capigruppo parteciperà all’incontro con Renzi che sarà richiesto formalmente domani.

“Il Patto del Nazareno – dice Di Maio – è sempre più debole e noi siamo a un bivio. E’ Berlusconi l’ago della bilancia? Vogliamo esserlo noi”. Il Pd gongola, potendo contare su tanti interlocutori con cui discutere. Renzi sottolinea che “fa un po’ ridere che fino a tre-quattro settimane fa sembrava che le riforme le volessimo fare soltanto noi, ora le vogliono fare tutti”. I vertici dem Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani rimarcano come sia Matteo Salvini della Lega che tutto il M5S siano dovuti “tornare sui loro passi”, dopo la vittoria con il 40,8% del Pd alle Europee. E certamente non dispiacerà neanche al Colle vedere crescere e allargarsi il dibattito sulle riforme.

Tuttavia, il clima nel centrodestra appare più teso. Ncd tiene a puntualizzare che fa parte della partita. “Ognuno, non solo il Pd ma anche Lega e Forza Italia hanno qualcosa da dire. E molto da dire ha anche il Ncd, sia per quanto riguarda la riforma del Senato sia per la legge elettorale”, dice Fabrizio Cicchitto. Più critico Renato Balduzzi di Scelta Civica che invita a “non sacrificare la dinamica interna alla maggioranza attraverso rapporti preferenziali con questa o quella parte della opposizione”.

In Forza Italia non manca chi teme la nascita di un asse Pd-M5S, magari anche su altri temi come quello della Giustizia, ed attende con impazienza il nuovo vertice Berlusconi-Renzi. Osvaldo Napoli cita “la politica dei due forni” e pone in allerta Renzi: “In uno scenario diventato all’improvviso tanto mutevole – spiega – il rischio è che le riforme finiscano bruciate se entrano nel forno sbagliato”.

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