Si è tenuto il il 31 luglio 2020 l’incontro pubblico “La sanità jonica nell’era del Covid: realtà attuale e prospettive future”, organizzato dal Pd di Grottaglie e al quale hanno preso parte il prof. Pierluigi Lopalco – epidemiologo a capo della task forse della Regione Puglia per la gestione del Covid, Stefano Rossi – direttore generale dell’Asl Taranto, il dr. Eugenio Tilli – medico di medicina generale di Grottaglie e Francesco Montdoro – segretario cittadino del Pd di Grottaglie.
“Grazie al Covid l’Italia ha riscoperto l’importanza della sanità pubblica e rivalutato la legge 883 del 78 (legge Anselmi) che istituisce la riforma della sanità.” E’ quanto comunica Anna Rita Palmisani, componente dell’ Assemblea nazionale del Partito Democratico. “Per parlare di periodo Covid e post Covid credo sia necessario capire in che condizioni era la sanità pubblica prima del Covid, o se volete, dopo il piano di riordino ospedaliero. Solo in seguito si potrà analizzare cosa è accaduto col Covid. Fatto ciò…sulle prospettive sarà molto semplice la proposta.”
La situazione dell’Ospedale San Cataldo
“In questa provincia, prima del contagio Covid, con il piano di riordino ospedaliero, la sanità pubblica è stata concentrata dal Direttore Generale nel SS Annunziata. Evidentemente egli non ha tenuto conto della delibera del 2012 della Regione Puglia che decise la costruzione del San Cataldo, proprio per la fatiscenza e il congestionamento del SS Annunziata e del Moscati. In più parti di quella delibera si insinua persino l’assenza di agibilità. Sono passati otto anni da quella delibera e manca ancora l’inaugurazione ovvero la posa della prima pietra del San Cataldo.” Illustra Palmisani.
La situazione della sanità ionica
“Ma descrivere la sanità ionica (sempre prima del Covid) sarà semplice:
Castellaneta – ospedale di primo livello San Pio – privo di rianimazione e di terapia intensiva (se pur previste), eppure c’ha il punto nascita; lì, ortopedia è senza primario, dimessosi; idem per altri reparti. Un ospedale che dopo le ore 14 fa solo emergenza, perciò da considerarsi ospedale declassato.
Martina Franca – ospedale di primo livello – senza rianimazione e terapia intensiva, eppure c’ha il punto nascita; per il suddetto ospedale, sempre nella delibera del 2012 dal titolo “Edilizia ospedaliera in Puglia”, è previsto che quando sarà completato l’ospedale di Fasano, definito ospedale della Valle D’Itria, i cui lavori sono in stato avanzato, chiuderà gradualmente confluendo in esso.
Statte (Paolo VI) – ospedale Moscati o Nord – chiuso il pronto soccorso, è stato istituito il polo oncologico (20 posti letto) – ha la rianimazione e la terapia intensiva. Nella stessa infrastruttura sussistono oncologia e malattie infettive. Com’è noto il Moscati è stato destinato ad hub Covid e poiché la convivenza con oncologia era complicata, durante il Covid i pazienti oncologici sono stati spostati a Villa Verde (che, tra l’altro ha sofferto di un focolaio Covid) e clinica D’Amore, mantenendo al Moscati la radioterapia.
Grottaglie San Marco – trasformato da ospedale in presidio – ha il codice POC ( presidio ospedaliero centrale) con il SS Annunziata e il Moscati. Nel piano di riordino è scritto che fin quando non entrerà in funzione il San Cataldo, le attività si svolgeranno nel SS Annunziata, nel Moscati e nel San Marco. Ma il depotenziamento di Grottaglie è stato attuato senza tener conto di ciò. A Grottaglie avevamo un punto nascite d’eccellenza. È stato chiuso. La motivazione che il DG Rossi ogni tanto esibisce è che in assenza di rianimazione non ci può stare il punto nascita…è tutto dire, dato ciò che abbiamo detto in precedenza. È stato chiuso il pronto soccorso (ricordiamo tutti quando venne chiuso per l’emergenza estiva del 2016 e davanti al Prefetto il Dg Rossi ne promise la riapertura a settembre). Oggi abbiamo solo un Posto di Primo intervento gestito dal 118. Sono stati smantellati i reparti di chirurgia, ortopedia e come dicevamo, il punto nascita. Da qualche settimana abbiamo il problema “mammografie”. Ci sono solo tecnici che possono consegnare il referto solo dopo qualche giorno, portando le donne a preferire i privati, dove non solo ottengono subito il referto, ma possono contare su macchinari di ultima generazione, come la tridimensionale…presente solo tra i privati.
Manduria – ospedale Giannuzzi declassato nel piano di riordino ad ospedale di base – ha il pronto soccorso e la rianimazione, ma non ha il punto nascite.”
Le cliniche private
“D’altro canto insistono in provincia di Taranto 8 cliniche private accreditate che suppliscono alle attività in primis di radiologia, tomografia, tac, risonanze, radioterapia ed ogni tipo di attività ambulatoriale; poi il pezzo pregiato della cardio chirurgia che la sanità pubblica non ha più perché lo ha smantellato, prima a Castellaneta, poi al Moscati e al SS Annunziata. I privati funzionano anche come supporto ai ricoveri, quindi fruiscono largamente dei DRG. Come è noto, i privati non fanno pronto soccorso e rianimazione.” prosegue Palmisani
Il “Progetto Salute”
“Dall’Asl di Taranto la spesa extra regionale sanitaria per il 15% la paghiamo alla Basilicata, dopo Lombardia ed Emilia Romagna. Sapete perché? Perché i cittadini del bacino di Castellaneta vanno a Matera. – commenta Palmisani – Intanto, quei 70 milioni messi a disposizione dal Governo Gentiloni con la Legge n.243 del 29 dicembre 2016 ( nota come Legge per il Mezzogiorno) attraverso il tavolo Cis Taranto in ordine al “Progetto Salute”, per l’ammodernamento tecnologico delle apparecchiature e dei dispositivi medico-diagnostici delle strutture sanitarie pubbliche di Taranto (SS Annunziata), Statte (Moscati ecc), (Crispiano, Massafra e Montemesola) e la formazione e l’aggiornamento professionale del personale sanitario, non sono ancora stati utilizzati, nonostante il 27 gennaio 2018 sia avvenuta la sottoscrizione del protocollo d’intesa fra ministero della Salute e Regione Puglia per l’utilizzo immediato dei 70milioni. Aggiungo, tre mesi fa, per non perdere quelle risorse, si è chiesto al CIPE una proroga per la disponibilità all’utilizzo dei 70milioni. Dei 70 milioni, 19.223.110 milioni di euro sono destinati per le sale operatorie; 200.080 per la terapia intensiva post operatoria; 3.605.110 per la piastra endoscopica; 5.882.840 per la radiologia; 17.054.146 per la radioterapia; 4.205.849 per a medicina nucleare e 543.615 per gli ecografi per un totale di 46.508.901 euro.”
Il periodo Covid e Post-Covid
“Poi è arrivato il Covid. Quello che abbiamo osservato è che sono stati aggiunti posti letto nelle terapie intensive e rianimazione esistenti e sono stati indicati i presidi post Covid. TUTTO QUI! Non possiamo dimenticare che i focolai ionici Covid sono stati i luoghi sanitari: Castellaneta, Villa Verde e SS Annunziata. Ora passiamo al periodo Covid e post Covid: i cardiopatici, i malati oncologici, chi soffre di malattie respiratorie, le persone che hanno bisogno dei raggi, degli ambulatori… in Italia come a Taranto si muore per queste patologie e per la mancanza di questi controlli. Quante visite sono in sospeso nelle liste d’attesa dell’Asl Taranto? 70 mila/80 mila? Abbiamo l’esposizione di migliaia di pazienti non a causa del Covid, ma di malattie che se non vengono curate portano alla morte.
Perché non se ne parla nel post Covid?”
“Con il Covid dovremo convivere fino al vaccino facendo molta attenzione; ma si rende necessario assicurare le cure e non lo si può fare continuando a smantellare ancora una volta la sanità pubblica. Post Covid significa sicuramente monitoraggio e prevenzione, ma quello che serve é un nuovo piano di riordino regionale pugliese che corregga la bruttura dell’ultimo piano di riordino (che come è noto, è il risultato della spesa farmaceutica a go-go). Un piano di riordino, quest’ultimo, che fa seguito a quello precedente di Vendola che chiuse l’ospedale di Massafra e a quello ancor prima di Fitto che chiuse quello di Mottola e una serie di presidi territoriali, dando il via alle “danze”!”
L’importanza della Sanità pubblica
“Va bene chi chiede l’ospedale di comunità ed una maggiore attenzione verso la medicina territoriale, ma la sanità pubblica potrà essere presente sul territorio se riesce a curare le malattie cardiologiche, quelle pneomologiche, quelle oncologiche e di assicurare un corretto accesso ai controlli. Il Covid non lo avremmo affrontato se non ci fosse stato un pezzo di sanità pubblica, perché i privati si sono chiusi ed hanno messo in cassa integrazione i loro lavoratori. Siamo stati fortunati a non aver dovuto affrontare una situazione come quella lombarda.
Per concludere vorrei evidenziare una originalità sanitaria della Puglia. Abbiamo 25 ospedali importanti e 25 cliniche accreditate per 4milioni200mila abitanti suddivisi in 6 province. La provincia di Taranto ha circa 600 mila abitati, e su 25 cliniche private pugliesi, ne ospita ben 8. Sono fortemente convinta che sia il caso di riequilibrare la situazione, soprattutto se ci vogliamo definire popolo di sinistra”!” conclude la nota.