Uva Victoria imballata
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“Sarà una campagna dell’uva lacrime e sangue”. È il grido d’allarme lanciato da Sergio Curci, responsabile regionale GIE Ortofrutta per CIA Puglia, e Lorenzo Colucci, rappresentante del Comitato Liberi Agricoltori e Commercianti di Puglia e Basilicata. La campagna dell’uva da tavola è appena iniziata e per i produttori e commercianti italiani, in particolare di Puglia, Basilicata e Sicilia, potrebbe essere già conclusa.

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A chiudere le porte del mercato europeo è ancora una volta l’Olanda. Già responsabile per l’applicazione di un regime fiscale troppo favorevole che ha causato il trasferimento di alcune tra le più grandi imprese italiane in vari settori, adesso l’Olanda sferra un attacco al mercato dell’uva da tavola.

In questi giorni i Paesi Bassi hanno saturato il mercato europeo dell’uva da tavola con prodotto acquistato dall’Egitto, che viene venduto, già confezionato, al prezzo medio di 0,60 €/Kg, contro il prezzo medio di 1,20 €/Kg dei produttori e commercianti italiani.

“Non è possibile vendere le nostre uve ad un prezzo più basso di 1,20 €/kg, un prezzo peraltro appena sufficiente alla sola remunerazione dei costi”, affermano congiuntamente Colucci e Curci.

L’Olanda ha stretto accordi commerciali con i produttori egiziani ed ha realizzato una grande piattaforma logistica di distribuzione del prodotto egiziano. Peraltro, l’Europa, irragionevolmente, ha investito grosse somme in Egitto con finalità di ricerca e per la realizzazione di nuovi impianti con varietà di uva da tavola innovativa, anche senza semi. Attualmente gli egiziani hanno una produzione di buona qualità ed ogni anno aumentano le proprie estensioni a frutto per migliaia di quintali.

Avvalendosi di una manodopera a costo bassissimo,  l’Olanda può oggi distribuire sul mercato europeo una grande quantità di uva da tavola, con e senza semi, di buona qualità a prezzi stracciati ed improponibili per i produttori e commercianti italiani.

Al contrario dell’Olanda, che anche nel settore dell’agricoltura dimostra di avere un piano strategico, l’Italia abbandona i produttori e i commercianti di ortofrutta a se stessi.

Il Governo deve preoccuparsi di tutelare la produzione italiana, garantendo l’accesso al mercato Europeo.

“La politica è chiamata a dare un segnale forte per contrastare la concorrenza sleale. Se nessuno tutela le imprese e la produzione agricola italiana, a risentirne sarà l’intero tessuto economico –  concludono Colucci e Curci – Serve un intervento in Europa, per impedire che queste pratiche possano danneggiare la produzione europea ed italiana, altrimenti non ci sarà più futuro per il settore. Il nostro appello è rivolto a tutti i rappresentanti della politica nazionali e agli europarlamentari affinché ascoltino il nostro grido di dolore e dopo tante parole seguano i fatti”.

 

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