Spesso parlando in dialetto facciamo riferimento ad unità di misura che non hanno un riscontro nell’ italiano corrente. Se sentiamo parlare due persone ed uno dice all’ altro: ”Tegno tre tumm’ne ti terra a Salete…” e non conosciamo esattamente la corrispondenza in metri quadri del “tumm’no” non riusciremo mai a capire di quanti metri quadrati effettivamente stiamo parlando.
Basti pensare che queste unità di misura non hanno un equivalente esatto in italiano, cioè “nu tumm’no” non è uguale a 1.000 o 10.000 mq precisi ed inoltre variano da paese a paese: infatti il “tumm’no” francavillese non è uguale a quello grottagliese.
Cerchiamo allora di dare un’ idea di quanto siano grandi queste superfici. Nel tarantino lu tumm’no equivale a circa 6.813 mq. Nella provincia di Brindisi è più grande ed equivale ad 8.516 mq, quindi quasi 2.000 mq in più. Nel leccese è un po’ più piccolo arrivando a 6.298 mq. Lu tumm’no ha i suoi sottomultipli che sono “lu quartuddo” e “lu stuppieddo”. Lu quartuddo equivale alla metà del tumm’no e risulta pertanto essere pari ad una superficie di 3.406,5 metri quadri.
Lu stuppieddo invece risulta essere pari alla quarta parte di un quartuddo ed all’ ottava parte di un tumm’no e quindi a 851,6 mq. In alternativa al “quartuddo” viene utilizzato il termine “minzuddo” che equivale quindi anch’esso a mezzo tumm’no. Il minzuddo però viene utilizzato di più quando si parla di unità di capacità.
Queste superfici non vanno però confuse con la “partogna” la quale non corrisponde a nessuna unità di superficie, cioè non ha un corrispettivo in metri quadri in quanto non è altro che una particella di terreno così chiamata per motivi di eredità.
Queste unità di misura però non riguardano unicamente le superfici ma anche la capacità, cioè il volume. Infatti oltre che a parlare di “nu tumm’no di terra” possiamo parlare di “nu tumm’no ti crano o di uergio”. In questo caso facciamo riferimento a misure di capacità laddove “lu tumm’no” risulta essere pari a circa 56 litri.
Capite bene che parliamo di volumi uguali e non di pesi uguali. Nel nostro esempio un “tumm’no” di grano peserà di più di un “tumm’no” di orzo in quanto il peso specifico del grano è maggiore di quello dell’ orzo. Anche in questo caso esistono i sottomultipli come lu stuppieddo e lu quartuddo che conservano le stesse proporzioni viste per quel che concerne le unità di superficie. Pertanto lu stuppieddo essendo l’ ottava parte del tumm’no corrisponderà ad una capacità di 7 litri. Come accennato in precedenza per quanto concerne i volumi si fa spesso riferimento a “lu minzuddo” che è pari a circa 28 litri.
Per quanto riguarda il peso, valgono gli stessi discorsi fatti per superficie e volume l’ importante è che si faccia sempre riferimento allo stesso prodotto. Infatti parlare di “nu minzuddo” di grano o di orzo non è la stessa cosa in quanto il minzuddo di grano pesa 28 kg mentre il minzuddo di orzo ne pesa 17, proprio in virtù del diverso peso specifico che hanno questi due differenti alimenti.
Oltre a questi riferimenti specifici nel linguaggio dialettale, quando si vuole dare un’ idea di una data quantità possono essere usati i nomi di particolari recipienti in base a quello che si vuole esprimere. Pertanto se dico:” magghiu manciato na scafarea ti pasta e cicere” vuol dire che ho voluto sottolineare il fatto di aver mangiato un bel piattone abbondante di pasta e ceci ricorrendo al termine “scafarea” che è un vaso abbastanza grande.
Chiaramente tutte queste unità di misura vengono utilizzate unicamente nel linguaggio dialettale non avendo nessun valore di riferimento nel sistema di misurazione internazionale, cosa che fino a qualche anno fa era ancora permessa.