“Quando Ciro D’Alò era all’opposizione il suo cavallo di battaglia era la richiesta di redigere il Piano Abbattimento Barriere Architettoniche (PEBA) addebitando inconsistenti responsabilità alle amministrazioni comunali precedenti. In occasione della campagna elettorale del 2016 il Piano Abbattimento Barriere Architettoniche è stato posto al primo punto del Programma elettorale della Coalizione Grottaglie On e, a seguito dell’insediamento della nuova Giunta, fu inserito tra le priorità nelle “Linee programmatiche relative alle azioni ed ai progetti da realizzare nel corso del mandato” approvate nel Consiglio Comunale del 21/11/2016.”
E’ quanto sostiene il gruppo consiliare di Articolo Uno a Grottaglie intervento con una nota ai media.
Cos’è una barriera architettonica
Viene definita barriera architettonica qualunque elemento costruttivo che impedisca, limiti o renda difficoltosi gli spostamenti o la fruizione di servizi (specialmente per le persone con limitata capacità motoria o sensoriale). Da questo consegue che un elemento che non costituisca barriera architettonica per un individuo può invece essere di ostacolo per un altro; si capisce quindi che il concetto di barriera viene percepito in maniera diversa da ogni individuo. Il bisogno di garantire al maggior numero di persone il diritto alla libertà di movimento, ha portato alla ricerca di parametri comuni. Il passo più importante è stato fatto a livello normativo andando a individuare quali elementi costruttivi siano da considerarsi barriera architettonica.
“Perso un finanziamento per il PEBA”
“Alla prima occasione per ottenere il finanziamento relativo alla redazione del PEBA, la Giunta D’Alò ha clamorosamente fallito. Infatti il Comune di Grottaglie, pur partecipando all’avviso pubblico della Regione Puglia con il quale si stabilivano criteri e requisiti di partecipazione, è stato escluso dal finanziamento non avendo inviato tempestivamente la relativa richiesta e documentazione necessaria”.
Denuncia il gruppo guidato da Francesco Donatelli.
Cos’è il PEBA
I P.E.B.A. o Piani per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche (art. 32, comma 21 della legge n. 41/1986 e art. 24, comma 9 della legge n. 104/1992) sono uno strumento che ha la finalità di conoscenza delle situazioni di impedimento, rischio e ostacolo per la fruizione di edifici e spazi pubblici. Questi piani rappresentano il punto di partenza per la redazione di Piani Pluriennali di Abbattimento delle barriere architettoniche.
Possiamo definire il P.E.B.A. come uno strumento metaprogettuale, necessario ad avviare procedure coordinate, per eseguire gli interventi di “attenuazione” dei conflitti uomo-ambiente. È quindi il preludio, la base, sulla quale cominciare tutte quelle azioni di “design urbano” che mirano a interventi più o meno dedicati. Il P.E.B.A. ha come obbiettivo generale quello di produrre conoscenza al fine di poter intraprendere concretamente le azioni di progettazione in grado di mirare all’innalzamento della qualità della rete di servizi, tempi e occasioni fornite dalla città, partendo dalle necessità di chi maggiormente richiede attenzioni, per giungere a definire risposte, capaci di garantire il quadro associante a cui mira una città solidale e quindi accessibile. Secondo questa visione, il piano è così strumento, trasversale, di analisi e verifica, necessario per alfabetizzare, utenti e gestori della città a una cultura dell’accessibilità.
“Occasione persa”
“Ancora una volta si è persa una occasione di far seguire i fatti alle parole e ai proclami per adottare, finalmente, il Piano Abbattimento Barriere Architettoniche (PEBA), per mettere a disposizione della comunità un regolamento contenente norme volte ad eliminare gli impedimenti fisici di accessibilità e fruibilità di edifici e percorsi esterni”.
Conclude la nota di Francesco Donatelli, Massimo Serio e Aurelio Marangella.