«Il caporalato e i voucher in agricoltura aggrediscono la dignità del lavoro e il sistema previdenziale agricolo». Così Ludovico Vico, presidente dell’assemblea provinciale del Pd di Taranto, intervenuto oggi all’incontro con i segretari generali della Flai Cgil Taranto, Lucia La Penna, della Fai Cisl regionale, Paolo Frascella e il segretario generale della Uila Uil Taranto, Antonio Trenta, tenutosi oggi a Taranto nella sede della FAILA EBAT Ente Bilaterale Agricolo. Con Vico una delegazione della segreteria provinciale del Pd, composta da Angelina Bibba, Valerio Papa, Mattia Giorno e Pasquale Tortella.
Efficacia della legge di contrasto al caporalato; attività di monitoraggio attivate presso la Prefettura di Taranto; attività ispettive degli enti preposti in terra ionica; numero dei lavoratori e delle lavoratrici iscritti agli elenchi anagrafici; attuale sistema dei trasporti; e stime relative alle irregolarità, sono stati i temi trattati durante l’incontro che è servito ad esaminare il quadro provinciale all’interno del quale operano migliaia di lavoratrici e lavoratori ionici, comunitari ed extracomunitari.
I gravi incidenti del foggiano, in cui hanno perso la vita 16 braccianti agricoli non sono una casualità, ma il risultato di una modalità divenuta ormai consuetudine.
Interessanti i dati forniti dal segretario generale della Flai Cgil, Lucia Lapenna, dai quali si evince che, i lavoratori iscritti negli elenchi anagrafici della provincia di Taranto del 2017 sono stati 28624, di cui 2478 braccianti stranieri (2258 rumeni, 197 bulgari e 23 macedoni). Tra i comuni con il maggior numero di iscritti negli elenchi ci sono: Massafra con 3418 addetti, Grottaglie con 3264, Ginosa con 3094, Palagiano con 2501 e Manduria con 2038.
Da questi dati si evince l’assenza di lavoratori africani i quali, tuttavia, insistono nella zona occidentale della provincia di Taranto, totalmente utilizzati a nero e costretti a vivere in condizioni disumane, in casolari fatiscenti e in edifici abbandonati, di proprietà del consorzio di bonifica.
Rispetto al 2016, gli iscritti negli elenchi anagrafici sono diminuiti di circa 500 addetti, soprattutto nei comuni occidentali di Castellaneta, Ginosa e Massafra, nonostante la produzione agricola sia rimasta invariata.
Dall’incontro è emerso che il caporalato muove migliaia di braccianti, uomini e donne, dalla zona orientale di Taranto verso la zona occidentale ionica, il metapontino lucano e il sud est barese, attraverso un sistema di trasporto che sono pulmini e pulman.
Al fine dell’applicazione della legge di contrastare il caporalato presso la Prefettura di Taranto è stata costituita una cabina di regia per monitorare i flussi migratori della manodopera, che vede insieme parti datoriali, organizzazione sindacale e istituzioni. Il 5 dicembre scorso, è stato inoltre attivato un Piano di azione “per la tutela dello sviluppo agricolo ed il contrasto al caporalato”.
L’applicazione della legge di contrasto al caporalato, nel 2017, ha fatto registrare a Taranto il sequestro di un bus e di una struttura fatiscente senza bagni – dove 35 uomini e donne di nazionalità rumena erano costretti a vivere per lavorare 17 ore al giorno senza riposo – per un valore di 300 mila euro; l’azienda ha avuto inoltre sanzioni per circa mezzo milione di euro e risulta responsabile di un’evasione contributiva pari a quasi 4 milioni di euro.
Nel 2018 è stata la volta di un gruppo di braccianti africani che, costretti a vivere in condizioni disumane nell’agro di Castellaneta, pagando 50euro al mese per un posto letto in una baracca e 5 euro al giorno per il trasporto nei campi, minacciati dal caporale e dal titolare dell’azienda con il mancato rinnovo del permesso di soggiorno, hanno denunciato le loro condizioni permettendo così l’arresto del titolare dell’azienda agricola (al quale sono anche stati sequestrati beni a titolo preventivo) con l’accusa di intermediazione illecita di manodopera, sfruttamento del lavoro, sfruttamento del lavoro aggravato, estorsione, furto aggravato, lesioni personali e tentata violenza.
Inoltre, è ancora in corso il procedimento per la morte di Paola Clemente avvenuto nell’estate del 2015, che ha portato all’emanazione della legge 199.
«Diventa importante ricordare – ha detto La Penna – che il caporalato non è esclusivamente legato all’emergenza immigrazione, in quanto il sottosalario o salario di piazza, non è un problema solo degli immigrati ma di gran parte dei braccianti autoctoni. Il sotto salario colpisce tutti quei lavoratori ai quali non viene rispettato il contratto provinciale e il contratto nazionale, che rimangono unica garanzia per le tutele individuali e collettive».
Come dichiarato dal segretario generale della Uila Uil di Taranto, Antonio Trenta: «Si rende necessario intensificare i controlli, che vanno effettuati a partire dalle 3 del mattino, sequestrando i mezzi e arrestando i caporali. Una misura, questa, da attuare subito.
La legge 199/2016 è una legge efficace. Fortemente voluta dai sindacati, non avrebbe visto la luce senza l’impegno del Pd. Ora vanno rafforzati controlli affinché sia fatta rispettare».
«Bisogna sostenere la legge di contrasto al caporalato – ha ribadito il segretario generale regionale della Fai Cisl, Paolo Frascella – affidando le risorse finanziarie destinate al trasporto agli uffici per l’impiego; potenziando le unità dell’ispettorato del lavoro; e investendo sui centri per l’impiego al fine di debellare l’intermediazione illecita di manodopera».
«Le tante imprese agricole regolari e virtuose – ha concluso Vico – non temono la legge 199/2016, anzi, ne traggono dei benefici per sé e per i propri lavoratori. Le aziende che utilizzano il caporale per tagliare i salari, ricattare i lavoratori sugli ingaggi, devono continuare a temere questa legge che vuol restituire la dignità e cancellare la moderna schiavitù. Anche chi ha voluto reintrodurre i voucher in agricoltura non è né dalla parte dei lavoratori».