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«Se n’è andato un titano della scena economica internazionale, quello che si dice un cavallo di razza. Della sua valenza manageriale si è detto tanto, ma soprattutto tanto è quello che rimane, nel nostro Paese, della sua straordinaria intuizione applicata alle scelte, certo non facili, che ha saputo portare avanti con una forte e straordinaria determinazione. » E’ quanto scrive in una nota Vincenzo Cesareo, Presidente di Confindustria Taranto.

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«Ho trovato singolare come, fra i molteplici commenti che hanno fatto seguito alla sua scomparsa- aggiunge il presidente della associazione datoriale ionica, molto poco sia emerso del Sergio Marchionne più “privato”, della sua dimensione più quotidiana e domestica. Immaginare che sia riuscito a preservare, nel tempo, la sua privacy, attraverso una opportuna rete di protezione, è la più logica ma non l’unica motivazione: quando la vita e il lavoro si fondono, come accadeva per questo grande manager che spesso amava definirsi un “metalmeccanico”, è facile che la linea di demarcazione fra il pubblico e il privato rimanga, inevitabilmente, molto sfumata.

Non ho avuto l’occasione di conoscerlo e ora, ancor di più alla luce di una scomparsa così prematura, mi dispiace che non sia potuto accadere.

C’è però un aspetto, nella improvvisa uscita di scena di Sergio Marchionne – e nel triste epilogo della vicenda umana, la stessa che in pochi giorni lo ha fatto conoscere, avvicinandolo, a tanti italiani che ne conoscevano solo il profilo imprenditoriale – che, da tarantino, ritengo doveroso sottolineare, ed è quello legato al suo braccio destro Alfredo Altavilla, alla sua storia ed alla sua altrettanto improvvisa decisione di rassegnare le dimissioni dalla Fca Italy.
Tarantino non soltanto di nascita, Altavilla conosce profondamente la città dalla quale proviene e dalla quale manca da oltre 30anni, prima ancora dell’ingresso in Fiat, nel 1990.
Mi è capitato più di qualche volta di incontrarlo a Taranto, solitamente d’estate, come molti tarantini oramai radicati in altre città sono soliti fare, per godere del mare e del clima impareggiabile della loro città di origine.
Ne ho sempre apprezzato la serietà, la sobrietà e il pragmatismo, qualità che sicuramente ne hanno decretato l’ascesa prima con Fiat e poi con Fca, e che hanno contribuito ad alimentare la fiducia che un manager con la “M” maiuscola come Sergio Marchionne ha sempre nutrito in lui, come dimostrano i 28 anni spesi gomito a gomito con il 55enne manager tarantino, sempre pronto a sua volta a sostenere quella carismatica figura imprenditoriale che avrebbe contrassegnato decisamente la sua esistenza, umana e professionale.

Al di là della vicenda Marchionne, che ancora adesso mi lascia un senso di sgomento credo comune a molti, ho appreso della decisione di Altavilla di lasciare la prestigiosa Casa Automobilistica con un sottile rammarico, dettato proprio dalla indubbia consapevolezza delle capacità manageriali di questo nostro concittadino, la cui influenza in campo industriale è stata sempre inversamente proporzionale alla luce dei riflettori da cui, schivo e riservato, si è tenuto distante.

Mi piaceva pensare al fatto che un uomo della nostra terra, con un ruolo cardine all’interno di una grande società, (basti pensare che le sue dimissioni hanno scosso i mercati) potesse prendere il posto di un manager che ha fatto la storia del nostro Paese e dal quale ha ricevuto un’eredita professionale importante e irripetibile.
Avrei voluto Altavilla in Fca, nutrendo fiducia circa una sua particolare attenzione verso il nostro territorio.

Altre motivazioni, sicuramente forti e plausibili, gli hanno fatto decidere diversamente – conclude Cesareo, e l’augurio che oggi gli faccio è di poter vincere tutte le sfide che ancora lo attendono in qualche angolo del mondo, con l’auspicio che i suoi percorsi professionali possano incrociare, prima o poi, anche quella comunità tarantina in cui, ogni tanto, ritrova le sue radici

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