«La mobilitazione avviata negli ultimi giorni in alcuni comuni dell’arco ionico per dire No! all’accoglienza dei migranti, riporta tristemente alla memoria momenti bui della storia italiana, in cui l’odio razziale divenne sentimento comune. Un odio ancora oggi fomentato in modo populistico da una certa politica, che strumentalizza le paure e i disagi socio economici di una parte della popolazione, attribuendo responsabilità a chi non ne ha e diffondendo la strategia del terrore».
È quanto dichiarato dal deputato Dem, Ludovico Vico, in seguito alle manifestazioni di diniego verso l’accoglienza dei migranti, avviata negli scorsi giorni dalle forze di destra nei comuni di San Giorgio Jonico, Mottola e Massafra.
«Un’intolleranza che dilaga sempre più tra la popolazione.
L’odio, come scrive Donatella Di Cesare in un articolo dal titolo “Rancore senza remore cavalcato dalla politica” – dice Vico -, ha ben poco a che fare con la libertà. “Essere liberi di odiare è una triste condanna. Ed è indizio di frustrazione esistenziale, fanatismo identitario, impotenza politica. Prevale la polarizzazione. Da una parte “noi”, dall’altra loro, cioè i “non noi”, oscuri e mostruosi, ripugnanti e detestabili, colpevoli del nostro malessere – non importa come, non importa perché. Ma colpevoli. L’odio non ha bisogno di motivi concreti; basta la proiezione”. Allora, se non si ha più un posto di lavoro, non è per la ditta che ha chiuso dall’oggi al domani, ma per il siriano appena arrivato.
«Avallare e fomentare tali paure nei confronti di ciò che è sconosciuto e diverso da noi – continua il parlamentare del Pd -, vuol dire creare uno stato di panico immotivato nella popolazione, calpestando e dimenticando i sentimenti di accoglienza, solidarietà e integrazione, che fanno parte del patrimonio culturale della nostra terra.
Concetto spesso ribadito da Papa Francesco, il quale, dicendosi vicino a tutti coloro che operano in aiuto di chi fugge da guerre, terrorismo e fame, ha più volte dichiarato: “L’aiuto ai migranti è un valore fondamentale dell’Europa”.
Alcuni numeri possono servire a comprendere l’entità del fenomeno. Dal 1° gennaio al 30 giugno 2017, in Puglia sono sbarcati 83.360 migranti. Di questi solo 5.835 sono rimasti nella nostra regione, che conta 4,087 milioni di abitanti. In Puglia, è rimasto solo il 7% del totale nazionale degli sbarchi. Un numero inferiore a quello della Lombardia, regione virtuosa che ne ha accolti il 13%.
Ma cosa fare per organizzare al meglio l’accoglienza?
I sindaci – spiega Vico – dovrebbero aderire alla rete dello Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, ndr), un progetto messo a disposizione dal Ministero dell’Interno, attraverso il quale è possibile mettere in campo una serie di agevolazioni e servizi, concordati con l’Anci. Lo Sprar, gestito direttamente dai comuni e non imposto dalla Prefettura, garantisce un percorso di accoglienza integrata, accedendo al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo per la realizzazione dei progetti di accoglienza. La ripartizione delle persone accolte nei comuni aderenti alla rete Sprar, è di 3 migranti ogni 1000 abitanti».
Una cittadina di 30mila abitanti, ad esempio, dovrebbe accogliere un massimo di 90 ospiti.
In questo modo – conclude l’onorevole Vico – si esce dalla sensazione emergenziale del fenomeno, dovuta più che altro ad una mancanza di organizzazione nell’accoglienza di un numero di migranti che, in realtà, è gestibile».