«Era l’estate del 2011 e ora dopo cinque anni finalmente la giustizia ha fatto il suo corso e restituito dignità alle centinaia di migranti che a Nardò vivevano in condizioni di schiavitù nell’estate torrida della raccolta delle angurie. Quella sentenza che condanna caporali africani e agricoltori italiani sia da monito a tutti coloro che ancora oggi in agricoltura sfruttano la condizione di debolezza e di fragilità di braccianti stranieri facendo profitto sul dolore e la violenza.» Così Patrizia Mignolo, componente della segreteria nazionale della FNA (Federazione Nazionale Agricoltura) Confsal, in una nota a commento della sentenza che ieri in Corte d’Assise ha condannato 12 persone a pene comprese tra i 3 e gli 11 anni di reclusione riconoscendo anche l’associazione a delinquere.
«Quella tratta di uomini e donne che vengono sfruttati nella nostra terra però purtroppo non si è ancora interrotta – commenta Mignolo, ricordando le condizioni di sfruttamento che di recente hanno contraddistinto le condizioni di lavoro non solo della comunità africana ma anche di quella rumena in Puglia- serve pertanto che il segnale giunto a cinque anni dalla rivolta di Nardò, produca effetti non solo in termini di condanna giudiziaria, ma anche di prevenzione.
La FNA già alcuni mesi fa aveva chiesto azioni più incisive sul tema.
Serve un’azione di interforze in ambito internazionale – scrive Patrizia Mignolo – perché il reclutamento non è frutto del caso ma è l’azione meticolosa che la criminalità organizzata e il malaffare compie non solo sul territorio ma in alcuni casi gestendo anche alla fonte la tratta con diramazioni dirette nei paesi di origine di questi lavoratori, come ha dimostrato la stessa indagine di Nardò svelando l’esistenza di una organizzazione criminale transnazionale costituita da italiani, algerini, tunisini e sudanesi attiva anche a Rosarno e altri centri agricoli del Sud Italia.
Anche a Taranto il fenomeno è drammaticamente presente – conclude l’esponente della FNA – e in vista della vendemmia sarà importante intensificare i controlli e definire ancora una volta attraverso la Prefettura le linee d’azione da porre in atto immediatamente.»