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Un piccolo gesto, ripetuto migliaia e migliaia di volte, può avere effetti notevolissimi, nel bene e nel male.

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I latini riassumevano questo concetto affermando che “la goccia scava la pietra”, a noi – purtroppo – basta andare su una delle spiagge libere del nostro litorale per avere un altro, triste, esempio.

Un mare di rifiuti

Le impietose classifiche redatte ogni anno svelano particolari impietosi: secondo Legambiente l’80% dei rifiuti rinvenuti sulle spiagge nel 2020 è in plastica, la quale si attesta al primo posto tra i materiali censiti, seguita da vetro/ceramica (10%), metallo (3%), carta/cartone (2%), gomma (2%), legno lavorato (1%).

Il restante 2% è costituito da altri materiali. A farla da padrone per i polimeri artificiali sono per lo più frammenti di plastica e polistirolo con dimensioni comprese tra 2,5 e 50 cm ai 50 cm, mozziconi di sigaretta, tappi e coperchi per bevande. Vetro e ceramica si ritrovano soprattutto in forma di frammenti e di materiale da costruzione come tegole, mattonelle, calcinacci.

In una sorta di triste caccia al tesoro, sono stati rilevati in media 654 rifiuti ogni cento metri percorsi lungo le spiagge monitorate nell’indagine Beach Litter 2020 condotta dai Circoli di Legambiente.

Quest’anno, purtroppo, anche sulle spiagge scontiamo gli effetti della epidemia del Covid-19, perchè agli ormai abituali mozziconi di sigaretta, contenitori per bevande e alimenti e stoviglie in plastica usa e getta sino ad ingombranti materiali da costruzione si aggiungono guanti e mascherine.

Incuria, ignoranza e disattenzione

Ogni tipologia di rifiuto ha – per certi aspetti – una storia a se: ovviamente i resti di lavori edili come mattonelle e calcinacci vengono depositati da vandali incivili in maniera consapevole, altri – come le cassette in polistirolo per contenere pesci e prodotti ittici – spesso sono abbandonate in mare o sui moli ed arrivano sulle spiagge trascinati dalle correnti, altri ancora, come i contenitori di alimenti, lattine e mozziconi di sigarette sono il frutto di disattenzione e mancata cura del luogo in cui ci si trova.

In alcuni casi, chi viene beccato in flagrante abbandono prova a giustificarsi con la scusa che i rifiuti sono ingombranti da portare via, oppure emanano cattivo odore o sono ingombranti, tutte scuse puerili che peraltro non possono in alcun modo essere credibili se ci riferiamo ad un rifiuto tanto piccolo quanto insidioso.

Il mozzicone di sigaretta, piccolo e fastidioso

Tra sabbia e conchiglie, alghe e sassi, sulla battigia accarezzata dalle onde e tra le dune cotte dal solleone spuntano purulenti decine e decine di mozziconi di sigaretta, abbandonati da fumatori spesso più inconsapevoli che incivili.

Purtroppo tanti credono che il mozzicone sia innocuo per l’ambiente, ed invece è vero tutto il contrario, ed è così che si perpetua una abitudine molto più dannosa di quanto si creda, e non solo per chi ha la sventura di capitare sottovento al fumatore da spiaggia.

Si stima infatti che siano più di 12 milioni i mozziconi di sigaretta che giacciono sulle spiagge delle coste italiane (Bandiere blu incluse), e poco o nulla possono anche le operazioni di pulizia più accurate e puntuali, perché quasi sempre i mozziconi – per le loro ridotte dimensioni – passano attraverso le maglie di rastrelli e setacci, impiegando poi sino a cinque anni per biodegradarsi al suolo.

Nel frattempo il mozzicone non inquina solo esteticamente la spiaggia, ma rilascia tutti i composti tossici che contiene, tra i quali ammoniaca, acido cianidrico, acetato di cellulosa, nicotina, polonio 210 (radioattivo e cancerogeno), benzene, acetone, toluene e formaldeide.

Un piccolo mozzicone basta per inquinare sino ad un metro d’acqua pulita, con grave danno per la fauna e la flora marina, oltre che per i bagnanti, ed è facile immaginare che effetto possono avere una decina di milioni di questi piccoli-grandi inquinatori, che messi tutti insieme occuperebbero un volume pari a quaranta volte il monte Everest.

Nel Mediterraneo, i mozziconi di sigaretta rappresentano addirittura il 40% dei rifiuti, mentre il 9,5% sono bottiglie di plastica, l’8,5% sacchetti di plastica ed il 7,6% lattine di alluminio.

Come evitare di inquinare le spiagge?

Cosa fare contro questo subdolo inquinatore? Ovviamente la cosa migliore – per sé e per chi ci sta intorno – sarebbe non fumare: in Italia si stima che siano circa 72 milioni le sigarette che vengono consumate ogni anno, per un totale di 324 tonnellate di nicotina che si disperdono nell’ambiente e finiscono nei nostri polmoni, più o meno consenzienti.

Ma se proprio non possiamo farne a meno, basta scendere in spiaggia portandosi da casa un portacenere, da svuotare poi nel primo contenitore di rifiuti che incontriamo al nostro ritorno.

Ai più pigri o distratti, basterà anche un bicchiere in plastica, da riempire con un po’ d’acqua per spegnere le cicche, da utilizzare come porta mozziconi di emergenza.

Si tratta di accorgimenti semplici, quasi banali, ma non per questo meno importanti, da compiere ricordando che la spiaggia che sporchiamo oggi sarà quella che troveremo sporca domani.

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