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«Un luogo che si riqualifica e si sottrae all’abbandono, all’incuria o all’inciviltà è sempre una buona notizia e non sfugge a chi come noi rappresenta il mondo del commercio e dell’artigianato e che quindi ogni giorno è costretto a misurarsi con i problemi di bilancio delle proprie attività, l’intento dell’AMAT di cancellare una voce di costo passivo come l’ex UPIM dai propri conti. Ma il progetto di ulteriore espansione della media distribuzione in quel contenitore sconta ancora oggi il peccato originale di una scarsa attenzione nei confronti di un settore che più del comparto industriale, manifatturiero o agroalimentare è il vero PIL di questo territorio, con oltre 13mila imprese attive e un numero di addetti totali e quindi di occupazione di 23.505 unità.» E’ quanto affermato in un intervento dei rappresentanti del Tavolo del Fare, ovvero Confesercenti, CNA, Confartigianato Taranto, Unsic e Upalap nel dibattito che in questi giorni si sta animando attorno al bando che nelle prossime settimane assegnerà l’ex area parcheggio tra via Mazzini e via Cesare Battisti ad una società di media distribuzione.

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«Per le associazioni – si legge in una nota – il tema non è LIDL si o LIDL no, quanto l’urgenza di un progetto di riqualificazione urbana e commerciale dell’intera città che come dicono gli stessi rappresentanti delle associazioni di categoria “si sta espandendo a macchia d’olio anche a scapito del rispetto dei più banali parametri di vivibilità dei nostri quartieri”.
Il riferimento è ad esempio agli esercizi di media distribuzione (cosiddetti supermercati) che aprono a ridosso di aree commerciali importanti (non solo via cesare battisti, ma anche via Liguria) senza ad esempio prevedere parcheggi auto adeguati al servizio reso.
Parlano di “peccato originale” i commercianti e gli artigiani, che richiamano alla memoria gli atti che negli anni ’90 fecero entrare di diritto la proprietà dell’ex UPIM nei cespiti del Comune di Taranto.

Quell’operazione finanziata con circa 8 miliardi di lire di soldi pubblici è ancora oggi una patata bollente nelle mani del Comune di Taranto che frettolosamente fa aprire in quel contenitore un altro discount – dicono i rappresentanti delle associazioni di categoria – mentre si sarebbe potuta avviare una consultazione con la rete di imprese commerciali e artigiane locali nell’intento di realizzare una galleria del piccolo commercio.
Piccolo commercio che Confesercenti, CNA, Confartigianato, Unsic e Upalap rilancia non solo in termini di quota occupazionale ed economica, ma anche nel suo delicato ruolo di funzione sociale.

Negli ultimi due anni, anche per la pressione della grande distribuzione, sono scomparsi a Taranto oltre 600 attività commerciali e oltre 200 attività artigiane – dicono i rappresentanti delle associazioni – desertificando intere aree urbane. Qui un tempo capitava che con il cosiddetto “libretto della spesa” che si saldava a fine mese, il salumiere, il macellaio, il panettiere facesse credito all’operaio. Quella funzione sociale in chiave moderna va recuperata, perché quegli esercizi commerciali che sopravvivono come giapponesi irriducibili, sono spesso anche il fronte estremo che accompagna i più deboli nell’affrontare il grande tema della solitudine delle nostre città. Una economia di prossimità che al di là dei parcheggi, delle luci accese, e persino della movimentazione di danaro, è il grande valore aggiunto di una città che deve tornare al commercio in maniera diversa e adeguata ai tempi.

Confesercenti, CNA, Confartigianato, Unsic e Upalap – conclude la nota – vigileranno sulla regolarità del bando e delle prescrizioni relative all’assegnazione del contenitore dell’ex UPIM.
La nota delle associazioni di categoria termina con un appello al Comune di Taranto ad estendere alle associazioni di categoria del commercio e dell’artigianato anche i tavoli relativi al riutilizzo del patrimonio immobiliare pubblico e delle aree in dismissione

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