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«Un operaio dell’appalto Alenia, ma in sala anche operai dell’indotto legato all’ILVA. Sono le facce del precariato “cronicizzato” che rende questi lavoratori equilibristi del mondo del lavoro.» Viene presentata così l’iniziativa della CGIL ionica.

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«La CGIL di Taranto – si legge in una nota – sceglie queste storie per aprire la campagna Referendaria che prossimamente chiamerà gli italiani a decidere sui due quesiti approvati dalla Consulta: quello sull’abolizione dei voucher e quello relativo all’obbligo di rispettare i diritti dei lavoratori anche nei passaggi di appalto.
Due quesiti ma un solo obiettivo: liberare il lavoro da forme di sfruttamento, ricatto e dall’incertezza sul proprio futuro.
Non ci sono nella saletta della CGIL in via Dionisio le testimonianze che riguardano i lavoratori con buoni-lavoro.

In quel mondo è difficile trovare testimonianze – dice Paolo Peluso, segretario generale della CGIL di Taranto – e questo dovrebbe raccontare meglio delle parole che oggi qui avremmo potuto pronunciare il grado di fragilità di questa categoria di lavoratori. Cittadini invisibili che non hanno diritto al futuro, che non possono ambire ad una pensione, ad una maternità o anche solo alla possibilità di accedere a un mutuo o a un prestito.
Vite precarie che come dice il lavoratore dell’ex appalto Alenia Leonardo restano sospese ciclicamente in caso di cambio di un appalto.
Gaetano Margherita ha ricevuto la lettera di licenziamento il 31 gennaio scorso e “da un giorno all’altro – dice – sono stato messo fuori insieme ad altri 13 colleghi, ma ero lì’ da undici anni, e vivere questa precarietà è umiliante”
Una situazione che a Taranto vive oggi la sua drammatica attualità.
Seguiamo questi casi con grande attenzione e non possiamo nascondere la grande apprensione relativa all’evolversi della vicenda ILVA nel suo complesso – dice ancora Peluso – e non solo per la Cassa Integrazione preannunciata dai commissari, ma anche perché sentiamo forte il timore della creazione di nuovi gironi infernali, in cui proprio i lavoratori con meno tutele rischiano di pagare il prezzo più alto. Lavoratori declassati a pedine, mai ascoltati, mai considerati.

Un fronte spinoso che probabilmente sarà anche quello più delicato che il segretario nazionale Susanna Camusso dovrà affrontare nel corso dell’assemblea regionale che si svolgerà a Taranto il prossimo 16 febbraio (programmato inizialmente il 9 gennaio scorso e poi slittato al 16 febbraio a causa dell’emergenza neve).
ILVA ma non solo, con uno scenario del lavoro precario in Puglia e a Taranto sempre più a tinte fosche.
Nell’appalto parliamo di lavoratori quasi organici per le attività rese dalle aziende – spiega Giovanni D’Arcangelo che da Segretario FILCAMS e attuale componente della segreteria provinciale della CGIL da tempo segue il settore – Questi sono operai che esattamente come i lavoratori diretti hanno subito malattia e morte (l’ultima quella di Giacomo Campo – ndr) ma che in più lo hanno fatto sotto il peso di una spada di Damocle che sulle loro teste gli ricordava che erano numeri legati ad una commessa, ad un contratto a tempo determinato. Ricattabili insomma.
In sala ci sono anche i lavoratori della Steel Service: una rappresentanza dei 55 che in virtù del cambio di commessa oggi sono fuori dall’ILVA. Tra loro ci sono anche gli amici e i compagni di lavoro di Giacomo Campo.

Siamo fuori – dice un lavoratore – ma siamo indispensabili. Non so cosa accadrà quando queste tre nuove aziende che sono subentrate nell’appalto cominceranno ad operare e l’ILVA comincerà a pretendere come faceva con noi che eravamo già in sotto-organico. Cominceranno i ricatti e lavoreranno senza nessuna garanzia sulla sicurezza e noi sappiamo cosa significa, è così che Giacomo è morto.
Contro questo ci opponiamo con il nostro Referendum – dice Peluso – ed è per questo che abbiamo lanciato il nostro appello a tutti coloro che sentono ancora l’urgente bisogno di difendere il lavoro dalla minaccia di qualcosa che lavoro non è. Perché un voucher (buono-lavoro) paga un’ora di tempo, ma svende i sogni di intere generazioni che non potranno mai chiamare “lavoro” ciò che non ti consente di immaginare una casa, una famiglia, i soldi per finanziarie studi o cure mediche. Così come il filo sospeso su cui si chiede di far camminare i lavoratori degli appalti come fossero una variabile di costo al pari di un sacco di cemento o una bottiglia di detersivo, ci consegna lo scenario in cui milioni di nostri figli e fratelli potrebbero un giorno ritrovarsi.
Per questo la CGIL lancia il suo appello a tutti.

Sono molti quelli che in questi giorni hanno già aderito alla nostra campagna per i 2 Si al Referendum – dice Eva Santoro, componente della segreteria – e sono già molte le fabbriche, i luoghi di lavoro, in cui i temi della nostra campagna per liberare il lavoro sono entrati. Ora tocca alla società civile, al mondo della politica, alle associazioni, ai movimenti e ai singoli cittadini perché questo non può essere un tema esclusivo della CGIL, anzi vogliamo che vada oltre noi e contamini il dibattito anche nella nostra città e nella nostra provincia.
Per questa ragione la CGIL ha aperto un canale dedicato al Referendum sul suo sito internet e a giorni avvierà anche una campagna social sulla pagina istituzionale Facebook della CGIL di Taranto.

Chiediamo agli uomini e alle donne di questa terra, a voi giornalisti particolarmente colpiti dal problema del lavoro precario e sottopagato di sostenere questa campagna – dice infine Paolo Peluso – affinché il lavoro torni ad essere lo strumento per alimentare i nostri progetti di vita e non per cancellarli definitivamente.
L’11 febbraio a livello nazionale la campagna prenderà il via con iniziative in tutte le piazze. A Taranto i presidi della CGIL saranno al quartiere Tamburi, a Laterza e Grottaglie.»

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