“Da quanto si apprende da fonti europee, la Regione e il ministero stanno trattando con la Commissione Ue per modificare alcune delle misure previste per contrastare la Xylella in Puglia. Sarebbe stato opportuno che in queste trattative fossero coinvolti anche i deputati regionali ed europei, come me, che da anni stanno dando battaglia per difendere il territorio salentino da piani inutili e dannosi”. Lo dichiarano Rosa D’Amato, capodelegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo, e il deputato regionale 5Stelle Cristian Casili commentando la bozza su cui starebbero lavorando Regione Puglia e ministero dell’Agricoltura per richiedere nuove misure all’Ue sul fronte Xylella.
“Stando a quanto si apprende – continuano i due portavoce pentastellati – Regione e governo vogliono chiedere lo sblocco delle piante presenti nei vivai come vite, agrumi e lecci (in particolare la vite, che finora è stata sottoposta a termoterapia con una doppia penalizzazione del settore) e lo stop al divieto di reimpianto. Ben vengano queste misure, ma al contempo deve essere chiaro che l’olivicoltura tradizionale salentina va salvaguardata evitando che i reimpianti portino a una coltura super-intensiva. No, dunque, a estirpare piante non compromesse dal CoDiRo per modificare il tipo di coltura del territorio e il paesaggio.
Altro punto delicato, proseguono D’Amato e Casili, è quello degli ulivi monumentali, per i quali ci batteremo fino all’ultimo per evitare qualsiasi abbattimento. Per questi alberi si puo’ e si deve provvedere a misure alternative come le reti e le potature.
Sulla questione finanziamenti, appoggiamo l’intento di Regione e ministero di richiedere un aumento dei fondi per la ricerca, attraverso la misura 16.2 del PSR, aprendo anche alla ricerca internazionale, ma ci viene spontanea una domanda: perché allora venivamo attaccati quando, fin dal principio del caso Xylella, chiedevamo proprio di non limitare le scelte ai risultati della ricerca di uno solo istituto?
Detto questo – concludono D’Amato e Casili , ci auguriamo che questi fondi siano finalmente sbloccati e che si finanzi anche la ricerca nelle aree infette, attivando anche in queste zone il monitoraggio”.